Nel 1931, conclusasi la dittatura di Miguel Primo de Rivera, la Spagna si ritrova ad essere una repubblica. Nel dicembre dello stesso anno fu approvata la Costituzione che sanciva l’inizio di un sistema repubblicano monocamerale, con una sostanziale separazione tra Stato e Chiesa e la concessione dell’autonomia di Catalogna e Paesi Baschi. Insomma, i repubblicani avevano trovato vittoria e, a fronte di una tale situazione, il re Alfonso XIII, benché senza una formale abdicazione, si ritrovò a dover scappare dalla Spagna.
Il paese doveva però fronteggiare delle criticità strutturali rilevanti, nella fattispecie una divisione tra Nord e Sud, dove il primo era caratterizzato da un forte sviluppo del settore industriale, mentre il secondo dal settore agricolo-latifondista. Parimenti all’Italia del Sud dello stesso periodo, gli enormi appezzamenti terrieri erano detenuti da un ristretto numero di famiglie conservatrici e cattolico-tradizionaliste, che diffidavano della modernizzazione industriale voluta dalla sinistra e certamente, a fronte di episodi di esproprio, lo scontro col governo non si fece attendere.
Peraltro, non soltanto in campo economico le politiche progressiste del governo erano sgradite ai latifondisti del sud, ma anche in campo civile. Difatti vi furono scontri sulle varie innovazioni repubblicane, quali lo scioglimento dell’ordine dei gesuiti, il divorzio, il divieto di insegnamento confessionale nelle scuole. La miccia si accese.
Nelle elezioni del 1933, grazie in particolare alla concessione del voto alle donne, che si rivelarono poco progressiste alle urne, prevalsero i partiti di destra. Nei tre anni successivi di governo non si fecero mancare numerosi episodi di scontro, violenza, tentativi di colpi di stato e scioperi repressi.
Ma nel 1936 la situazione si capovolse: grazie ad un’enorme coalizione formata da repubblicani, comunisti, anarchici e socialisti, il Frente popular vinse sul Frente Nacional. Immediatamente esplose la violenza, uccisioni di proprietari terrieri e religiosi, azioni terroristiche di destra e così via. Fino a che non avvenne l’omicidio più grave, quello del leader monarchico José Calvo Sotelo.
Il 17 luglio del 1936 ci fu l‘Alziamento, ossia quando un gruppo di ufficiali che si trovavano in quel momento nel Marocco spagnolo, tra cui Francisco Franco, si ribellarono al governo repubblicano.
Da qui incomincia la guerra civile spagnola. In poco tempo Franco e i suoi, dopo aver installato un governo ribelle a Burgos, cominciano piano piano a conquistare i centri spagnoli più importanti: Siviglia, Cordova, Toledo, Valladolid, Pamplona e Saragozza.
La guerra civile spagnola è molto importante per comprendere la storia del primo Novecento, non solo per la sua valenza nella storia della Spagna e per la violenza e brutalità intercorsa nei suoi anni, ma anche per il suo valore internazionale e da “prequel” della Seconda guerra mondiale. Infatti, Mussolini e Hitler usarono tale conflitto per sperimentare attrezzature militari e tecniche di combattimento che avrebbero poi impiegato nel 1939. Il primo mandò una serie di “volontari”, provando così a spiccare sulla scena internazionale incoraggiando un dittatore di comune sembiante politico-ideologico come Franco, il secondo usò la Spagna come banco di prova della tecnologia militare tedesca, inviando dunque perlopiù macchine da guerra.
Questa forma di “internazionalismo” vide uscirne più forte la destra, dal momento che vari paesi repubblicani europei, come Francia e Inghilterra, scelsero di non intervenire, e l’URSS si mosse con molta prudenza, inviando armi attraverso il Comintern. L’esito dunque fu la vittoria di Franco, che il 28 marzo 1939 entrò a Madrid. La guerra civile spagnola fu una delle peggiori del suo tempo e provocò la morte di quasi 600mila persone.
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Picasso e la guerra civile spagnola
Picasso non fu un artista, per così dire, engagé (impegnato politicamente), eppure uno dei suoi quadri più famosi, la Guernica, è certamente schierato politicamente. Ma torniamo alle origini dell’opera.
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Il 18 luglio del 1936 scoppia la guerra civile spagnola e molti compagni e amici spagnoli di Picasso, come lui residenti in Francia, decidono di tornare nella terra natale per combattere al fianco dei repubblicani. Anche Picasso, che in quel momento della sua vita si trova a Parigi ed è un artista affermato, pienamente cubista, ne viene particolarmente colpito. Tutte le informazioni che gli arrivano sono quelle degli amici, dei giornali, e della madre che si trovava a Barcellona. Nel 1936 decide di diventare il direttore del Prado di Madrid, con nomina dei repubblicani e nel 1937 incomincia ad incidere una serie di lastre divise in nove parti e su cui vi scrive un testo poetico, Sogno e menzogna di Franco, dove denuncia la brutalità della guerra. I titoli delle lastre sono i seguenti:
- Franco a cavallo sventola una spada e una bandiera
- Franco, con un pene ridicolmente grande, sventola una spada e una bandiera
- Franco che attacca con un piccone una scultura classica
- Franco vestito da cortigiana con fiore e ventaglio
- Franco incornato da un toro
- Franco in preghiera circondato dal filo spinato
- Franco sopra una creatura morta
- Franco insegue un cavallo alato
- Franco cavalca un maiale con una lancia
- Franco che mangia un cavallo morto
- Le conseguenze di una battaglia con un cadavere
- Le conseguenze di una battaglia con un cavallo morto
- Franco e un toro
- Franco e la corrida
Una sorta di storia a fumetti dove il soggetto deriso è evidentemente Francisco Franco.
Gridi di bambini gridi di donne gridi di uccelli gridi di fiori gridi di travature… gridi di fumo che pongono alla gola i gridi che cuociono nella caldaia e i gridi della pioggia di uccelli che inondano il mare che rode l’osso e si rompe i denti mordendo il cotone che il sole si intinge nel piatto…
Le lastre sarebbero state vendute e il ricavato Picasso lo avrebbe devoluto alla causa dei repubblicani.
Come il lettore più accorto forse avrà già inteso, Sogno e menzogna di Franco è un preparativo ad un’altra, grande e immortale opera di Picasso, Guernica. Nel 1937 il governo francese organizza una grande Esposizione internazionale delle Arti e delle Tecniche e per il padiglione spagnolo uno degli organizzatori è Picasso. Questi decide così di affittare due piani di casa settecentesca a Parigi in rue des Grands-Augustins dove vuole realizzare un’opera monumentale tenendo come soggetto la guerra in corso in Spagna.
Quando il 28 aprile del 1937 la città basca di Guernica viene bombardata dai tedeschi, i morti sono moltissimi, così tanti da non lasciare indifferente Picasso che sceglie quello come oggetto della sua opera. In brevissimo tempo, con un’attività febbrile, conclude l’opera. Di notevole interesse sono le foto scattate da Dora Maar, l’allora amante del pittore, che ci mostrano tutti i passaggi del completamento dell’opera.
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Le figure che appaiono per prime sono il toro, la donna che illumina la scena e il terribile cavallo ferito al centro della scena, che talora si è detto riprendere quello del Trionfo della Morte di Pisanello. Via via poi vengono realizzati gli altri elementi: la madre urlante che stringe il figlio morto, il guerriero che impugna la spada spezzata, in uno sfondo essenzialistico bianco e nero che risalta la composizione nella sua crudezza. L’opera non ha alcun aspetto narrativo e pertanto le letture in chiave simbolista si sono susseguite per decenni. Ciò che però l’opera ha assunto su di sé è il simbolo del pacifismo mondiale e della brutalità della guerra, divenendo in questo modo un manifesto della pace.
Hemingway e la guerra civile spagnola
Quando nel 1936 scoppia la guerra civile spagnola, la North American Newspaper Alliance incarica Ernest Hemingway di produrre un documentario sull’esperienza che avrebbe compiuto in Spagna. Il titolo è Spain in flames (Spagna in fiamme) ed è essenzialmente un documentario propagandistico antifascista.
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Il 16 marzo si dirigerà verso Barcellona, raggiungendo poi Valencia e Madrid, dove incontrerà i repubblicani. In aprile farà anche il documentario Terra di Spagna, che verrà presentato subito dopo a New York, arrivando poi ad essere proiettato successivamente anche alla Casa Bianca, in presenza di Roosvelt.
Ma al di là dei documentari è importante ricordare quella che è una delle più grandi opere di Hemingway, For whom the bell tolls (Per chi suona la campana). Romanzo scritto nel 1940, si può annoverare tra quelli di maggior successo dell’autore, come Il vecchio e il mare o Addio alle armi. La trama è legata alla guerra civile spagnola e racconta di Robert Jordan, alter-ego dell’autore, che parte come corrispondente di guerra in Spagna, nelle file dell’esercito repubblicano. Questi viene fatto combattere nell’esercito, come tanti intellettuali statunitensi volontari, e gli viene dato il compito di far saltare un ponte con dell’esplosivo che avrebbe inferto un grave danno all’esercito franchista. Il plot si sviluppa su varie vicende, tra cui l’amore, il suicidio, la morte, la politica. Ma ciò che più concerne il nostro discorso è l’affresco terribile che Hemingway ci dà della guerra civile spagnola e dunque la sua atrocità. Infatti, il tema appena citato, la morte, ritorna in modo ossessivo nel romanzo, a significare ciò che anche Picasso volle mostrare in una forma artistica diversa. È evidente che l’esperienza di Robert Jordan è l’esperienza di Hemingway stesso, che in questo capolavoro ci ha dato una visione letteraria e in presa diretta di ciò che ha significato uno dei conflitti più importanti della storia del Novecento, troppo spesso passato in sordina.
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Bibliografia
Alfredo Canavero, Storia contemporanea, Pearson, Milano, 2019
Franco Russoli, Picasso, I Classici dell’arte – il Novecento, Rizzoli, Milano, 2004
Ernest Hemingway, Per chi suona la campana, Meridiani Mondadori vol.2, Milano, 1993