La webzine Dioniso Punk, impegnata a raccontare le storie dai sotterranei dell’arte underground europea, ha prodotto il documentario Gwen Stacy. A Street Art Documentary in Roma. Diretto da David Capone, è la storia in presa diretta della scena romana della street art. Le interviste agli artisti e le riprese su Roma, la periferia urbana e lo splendore storico della capitale sono conciliate dalla ricerca comune del bello, della valorizzazione del paesaggio. Da Gwen Stacy viene ritratta una Roma in lotta col degrado – tutto italiano – autodistruttivo, per cui davanti a monumenti barocchi sono piazzati grandi cartelloni pubblicitari.
Nella seconda parte del documentario, inoltre, una voce legge alcuni passi dello scritto pasoliniano Il Caos:
«Dalla finestra, fin quassù all’ottavo piano, arrivano le grida degli studenti. Grida disordinate, discordanti; convenzionali, perché le grida dei dimostranti hanno anch’esse un codice: uno schema, con cui “portare” all’unisono la voce; perciò, da lontano, le grida di ogni manifestazione di piazza sono uguali; ma la lontananza corregge, filtrandola attraverso lo spazio, così indifferente al senso di quelle grida di protesta, la loro scompostezza convenzionale e un po’ volgare; le rende dolorosamente misteriose; come venissero da un altro mondo; da un altro tempo; eh, già: da lontano, le grida dei dimostranti, oltre che essere tutte uguali fra loro nel tempo presente, sono anche uguali a quelle del passato; e queste potrebbero essere le grida di antichi fascisti: o di dimenticati partigiani».
Un tributo a Pier Paolo Pasolini per ricordare il tempo presente in cui si colloca la street art; questo nostro tempo che per il poeta di Casarsa era «un domani in cui tutti avranno la casa assicurata, in cui tutti andranno a scuola per impadronirsi della dovuta cultura, eccetera eccetera…».
A.P.
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