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«Hamlet»: persona, spettacolo, testo

La rappresentazione di Antonio Latella vuole essere il più fedele possibile al testo di Shakespeare, questo anche grazie ad una traduzione ad hoc e agli attori.

8 minuti di lettura

Hamlet: già dal titolo Antonio Latella rende evidente il percorso con cui si è avvicinato al Dramma per antonomasia. Il nome del principe di Danimarca non è tradotto, la storia integrale si presenta al pubblico per come è stata concepita da William Shakespeare.

Affrontare il testo

Il regista ha richiesto una traduzione ad hoc a Federico Bellini, il quale ha realizzato un lavoro di resa contemporanea del testo che lo rende assolutamente vivo all’orecchio del pubblico. Tuttavia, di primo impatto, ci si sente sviliti dalla difficoltà di ascoltare il testo letto senza avere ancora molto da osservare in scena. Nell’era del multitasking, canalizzare l’attenzione solo sul suono delle parole può risultare impossibile; Hamlet interviene, non lascia che la nostra mente vaghi con in sottofondo la sua storia. Con una lentissima camminata Federica Rosellini (Hamlet) arriva in scena, si inginocchia, ascolta la scena di apertura in religiosa attenzione.

Padre e figlio

L’inizio di Hamlet racconta l’apparizione del fantasma di Hamlet padre alle due sentinelle Francisco e Bernardo, e a Orazio (Stefano Patti) e Marcello (Andrea Sorrentino). La trasposizione di Latella nella scena è efficace perché mentre Orazio legge la scena, il principe di Danimarca lentamente si avvicina in una veste bianca verso il centro del palco. Hamlet è fantasma egli stesso, di sé o di suo padre, e piange. Piange la scomparsa del padre.

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L’azione prende vita nelle scene successive, quando poi Hamlet ripudia la madre-zia (Francesca Cutolo), rifiuta lo zio-padre (Francesco Manetti) e inizia a imporsi nella sua posizione contraria allo snaturato omicidio compiuto da Claudio.
Lo spettro del padre conferma la tesi di Hamlet spiegando le dinamiche della sua morte in una scena che nella sua comicità rende ancora più tenero il rapporto tra padre e figlio. Hamlet ride quando il padre appare in scena, quando costringe i suoi più cari amici a giurare in modo buffo, bambinesco. Comicità e tragedia si danno più valore l’una con l’altra più è precario l’equilibrio che le regola.

Fonte: piccoloteatro.org

Il rapporto dei personaggi con la tragedia

I personaggi stessi mantengono dei registri che non abbandonano mai, nemmeno nel momento più alto di tragedia. Ad esempio, la morte di Polonio (Michelangelo Dalisi/Marco Cacciola) avviene tra le risa del pubblico che osserva quest’uomo tirare coriandoli per festeggiare la sua dipartita.

Si apprezza molto questa scelta non solo perché permette di alleggerire il carico emotivo e intellettuale della trama, ma anche perché dà una lettura forse più umana dei personaggi. Hamlet non è solo il ragazzo tormentato dal fantasma del padre e dalla vendetta; Claudio non è evidentemente malvagio, anzi esclama parole comprensive nei confronti del principe. Antonio Latella sottolinea nel programma di sala come i personaggi non debbano risultare subito come «buoni» o «cattivi», cosicché gli spettatori non siano aiutati nel decidere a chi dar ragione e a chi torto.

Il pubblico

Lo spettacolo avviene tutto «alla luce del giorno» si potrebbe dire; il pubblico è partecipante della trama, testimone di essa. Spesso e volentieri i personaggi si rivolgono agli spettatori alla ricerca di un alleato fedele, come quando Hamlet chiede accoratamente di non andare a rivelare la verità che si cela dietro la sua follia.

Il rapporto con gli spettatori è di complicità, aperto; chi osserva è parte integrante di ciò che sta avvenendo sulla scena tanto che diventa ambasciatore sulla scena a cui il re si rivolge. Hamlet è uno spettacolo che rompe la quarta parete e si confida, quasi condannando chi ha sentito questa storia a essere complice del suo tragico finale.

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Gli attori

Per chi conosce il testo shakespeariano sa che punto di svolta della trama di Hamlet è la scena degli attori. Il principe di Danimarca ordisce infatti una trappola per lo zio affinché confessi l’omicidio senza rendersene conto. Per fare ciò Hamlet chiede alla compagnia giunta a corte di mettere in scena una storia che ha delle forti similitudini con il racconto dello spettro.

L’elemento del teatro nel teatro diventa dunque in Shakespeare il mezzo per svelare la verità. Antonio Latella insiste sul tema a suo vantaggio per poter affondare ancora di più nel testo alla ricerca di relazioni diverse tra i personaggi, crea interazioni nuove all’interno delle scene. Il rapporto con lo spazio scenico è nuovo grazie al lavoro sulla metateatralità del testo; ad esempio gli attori sbucano dal sottopalco, cosa che già avveniva al Globe Theatre, ma poi Hamlet stesso si mette all’opera per smontare questa scena che gli sta sotto i piedi. Il giovane principe non pensa soltanto a ciò che farà, ma inizia ad agire per fisicamente distruggere ciò che «c’è di marcio nello stato di Danimarca».

Hamlet
Fonte: piccoloteatro.org

Un’azione lunga e travagliata

Se dunque Hamlet, rispetto alla concezione comune, agisce per vendicare il padre, bisogna anche ammettere che ci mette due atti a creare il piano e altri due per compiere la vendetta. Lo spettacolo di Latella è un’opera di sei ore complessive, divise in due parti che vengono rappresentate in sere diverse, scelta registica dettata dalla volontà di rappresentare il testo completo in tutta la sua magnificenza.

Purtroppo, Shakespeare viene ostacolato ancora una volta da un’epidemia che non gli permetterà di andare in scena. Le repliche di Hamlet, infatti, sono state interrotte al Piccolo Teatro Studio Melato, ma non bisogna disperare, Hamlet sopravvivrà e continuerà ad interrogare l’umanità.

Hamlet
di William Shakespeare
regia di Antonio Latella
con (in ordine alfabetico) Anna Coppola, Francesca Cutolo, Flaminia Cuzzoli, Michelangelo Dalisi/Marco Cacciola, Ludovico Fededegni, Francesco Manetti, Fabio Pasquini, Stefano Patti, Federica Rosellini, Andrea Sorrentino

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Marialuce Giardini

Diplomata al liceo classico, decide che la sua strada sarà fare teatro, in qualsiasi forma e modo le sarà possibile.
Segue corsi di regia e laboratori di recitazione tra Milano e Monza.
Si è laureata in Scienze dei Beni Culturali nel 2021

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