Quella dei millennial è la generazione più controversa della storia. Infatti, i nati tra il 1981 e il 1996 non godono di piena stima né da parte dei loro predecessori (generazione X, nati tra il 1965 e il 1980) né da parte dei loro successori (generazione Z, nati tra il 1998 e il 2010). I millennial sono visti come una generazione di egocentrici, egoisti, narcisisti, instabili e tendenti alla follia, consumatori accaniti di qualsiasi cosa, relazioni comprese.
Una generazione di nomadi…
Ma cosa pretendere da una generazione cresciuta tra il berlusconismo e la crisi dei subprime del 2008? Cosa pretendere da chi nella sua esistenza ha visto gente affrontare una scalata al potere, non preoccupandosi di dare al contempo un’immagine positiva di sé e un contenuto morale?
Persone finite sul lastrico per una crisi economica senza precedenti, con effetti devastanti su tutta l’economia mondiale. Il conseguente precariato lavorativo e sentimentale, che ha devastato le anime di coloro che, proprio in quegli anni, si stavano affacciando al mondo del lavoro, che avevano mille speranze e sogni che non si sono mai realizzati o che hanno dovuto fare una fatica immensa per mantenersi in piedi.
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Questo, in sintesi, ciò che è successo ai millennial, la generazione degli affetti nomadi, del consumo del sesso come se fosse Nutella direttamente dal barattolo, quelli che vivono in monolocali in centro con cifre da capogiro e che lavorano da freelancer, ma cercano ancora il posto fisso.
… e di culle vuote
È per questo che i millennial odiano i bambini? Non perché effettivamente li odino, ma perché la maggior parte di loro non riesce a vivere la genitorialità con la naturalezza di un tempo. Chiaramente anche ciò che ci sembra naturale è veicolato da una progettazione sociale o più comunemente detta “ideologia”.
Ideologia, genitorialità e altri mostri
L’ideologia naturalizza degli atteggiamenti, dei comportamenti. Quello di sposarsi e avere prole numerosa è stato un comportamento sociale naturalizzato dalle ideologie precedenti, che hanno consentito di creare e far progredire una società fondata sul lavoro e sulla trasmissione dello stesso.
Quando l’ideologia ha sostituito il valore della famiglia con quelli del guadagno facile, della vita mondana ad ogni costo e della instabilità economica, si è creato un ribaltamento delle espressioni sociali e, quindi, mettere al mondo dei figli non è stato più percepito come un atteggiamento naturale, ma come una libera scelta da parte del soggetto.
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Un soggetto, sia uomo che donna, appartenente alla generazione dei millennial sceglie spontaneamente di non avere un figlio, perché avere un figlio è come farsi un tatuaggio in faccia, ne devi essere convinto al cento per cento. E i millennial non sono convinti di nulla. Sono precari nell’animo e hanno perso per strada il valore della famiglia, quello che vuole unite due persone nonostante tutto (o comunque nonostante tutto ciò che si può superare insieme).
I millennial temono l’instabilità emotiva, quella economica e non sono più disposti a rinunciare completamente alla propria vita per allevare un piccoletto o una piccoletta, perché è faticoso, scorante.
Alcuni decidono di avere un figlio per incastrare qualcun altro, altri perché hanno necessariamente bisogno di dare un senso alla propria vita, altri ancora perché magari lo vogliono davvero e non si preoccupano minimamente dei condizionamenti sociali. Tali soggetti sono i più puri, come i puri amati da Pasolini. Ma tutti gli altri fluttuano nell’incertezza e nella paura, nel desiderio di mantenimento dello status quo e nella volontà di cambiare quello stato come cambia il vento.
Nuovi orizzonti e nuove paure
I figli e tutto ciò che comportano, come una responsabilità totale, un’interruzione del sentimento filiale nei confronti della propria famiglia di origine, una perdita parziale o totale della propria libertà, causano nei millennial il dubbio che forse la vita potrebbe essere diversa da come l’hanno immaginata e potrebbe regalare orizzonti nuovi da quelli che si erano prospettati.
Dopotutto amate e moltiplicatevi, è vero. Ma prima di tutto amatevi.
Altrimenti addio bimbi, addio gioie, addio tutto.