La figlia di Erodiade Salomè, principessa giudaica di origine idumea, è senz’altro una delle figure femminili più citate e rappresentate della tradizione cristiana.
La sua figura, intrinsecamente legata a quella di Giovanni Battista, è stata citata numerosissime volte nel cinema, nella musica, nel teatro e nella letteratura: basti pensare all’opera lirica Salomè composta da Richard Strauss nel 1905 (su libretto di Hedwig Lachmann, tratto dall’omonimo dramma di Oscar Wilde) o alla novella Hérodias di Gustave Flaubert del 1877 che ha come protagoniste Erodiade e Salomè.
Una forma d’arte in cui la rappresentazione di Salomè ha avuto grande fortuna è senz’altro la pittura: nel Medioevo la sua raffigurazione appare in tutte le iconografie della storia di Giovanni Battista, come strumento del martirio. Con il passare del tempo, invece, la principessa giudaica acquisisce maggior autonomia.
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Il racconto biblico
Sono due i Vangeli in cui è citata Salomé: quello di Matteo e quello di Marco; in entrambi, non è mai chiamata per nome ma semplicemente come figlia di Erodiade.
La figlia di Erodìade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode che egli le promise con giuramento di darle tutto quello che avesse domandato. Ed essa, istigata dalla madre, disse: “Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista.
(Vangelo secondo Matteo 14, 6-8)
Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: “Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò”. E le giurò più volte: “Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno”. Ella uscì e disse alla madre: “Che cosa devo chiedere?”. Quella rispose: “La testa di Giovanni il Battista”. E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: “Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista
(Vangelo secondo Marco 6, 22-25)
Secondo il racconto biblico, Giovanni Battista, dopo aver espresso pubblicamente disappunto nei confronti del comportamento di re Erode Antipa, venne imprigionato. Durante un banchetto la figlia di Erodiade si esibì in una danza che incantò il re. Quest’ultimo promise alla principessa «qualsiasi cosa mi chiederai, fosse anche la metà del mio regno»: la richiesta fu la testa di Giovanni Battista che, immediatamente, venne decapitato.
Il primo a riportare il nome della danzatrice è stato Giuseppe Flavio nelle Antichità giudaiche XVIII, si tratta di Salomé.
L’iconografia di Salomè: storia ed evoluzione
Nelle raffigurazioni Salomé si trova di norma nel topos del banchetto di Erode: la scena mostra la principessa, spesso ancora danzante, a volte circondata da alcuni suonatori; intorno a lei ci sono solitamente elementi quali il banchetto del re, il boia, un vassoio, il capo decapitato del santo.
Molto interessante è la rappresentazione che ne fa Masolino da Panicale nel Battistero di Castiglione ad Olona nella prima metà del XV secolo.
Sulla destra, sotto un lunghissimo portico con colonne ed archi a tutto sesto, Salomè consegna il vassoio con la testa di Giovanni Battista alla madre Erodiade. Spesso, nella tradizione, la principessa è stata letta come strumento di vendetta della madre; qui, Masolino ci restituisce tale impressione marcandola con una figura femminile spaventata alle spalle delle due.
Tiziano nel 1515 dipinge su tela Salomè: in una stanza scura, rischiarata da un arco che si apre su un cielo limpido, la principessa tiene tra le mani il vassoio con la testa di Giovanni Battista. In questo caso, il pittore veneziano pone l’accento sulla bellezza della fanciulla: la critica ha più volte ipotizzato che potesse trattarsi dell’amante dell’artista.
Interessante è senz’altro la nota lettura che Caravaggio dà di Salomè: la Decollazione di San Giovanni Battista di Malta è una delle opere più famose dell’artista. A essere rappresentata è la tortura del santo. L’esecuzione avviene all’interno di una prigione, in penombra: Salomé si china a braccia tese con un vassoio in mano per raccogliere la testa di Giovanni Battista e appare totalmente distaccata.
In ulteriori due tele Caravaggio raffigura Salomé (una conservata a Madrid, l’altra a Londra): in questo caso la principessa diventa protagonista assoluta dei dipinti.
L’artista per cui Salomè diventa un vero e proprio archetipo è Gustave Moreau: pittore realista francese, interpreta la fanciulla come modello di donna che tramite la sensualità porta l’uomo alla perdizione. Una sorta di angelo caduto dal cielo, che trova la sua più alta conformazione ne L’Apparizione del 1876: Salomé è riccamente vestita come una sovrana e indica minacciosamente la testa di Giovanni Battista, che occupa la parte centrale del dipinto.
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Salomè è passata attraverso i pennelli di moltissimi altri grandi pittori nel corso dei secoli, diventando un modello di femme fatale e seduttrice che ha trovato molte conformazioni differenti.
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