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Il progetto dell’essere nella cooperazione e il suo gettarsi: il ripudio alla competizione

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Cooperazione
Vincent Van Gogh, Notte stellata sul Rodano, 1888. Olio su tela, 72,5×92 cm.
Parigi, Musée d’Orsay.

L’altro e il sé

Il reale abitare nel mondo è rappresentato dalla nostra capacità di vivere in esso, attraverso la cura del nostro animo e del nostro corpo. Quel che appare indispensabile all’umano è rappresentato dall’essere sé stesso in rapporto agli altri. In qualsiasi società si è sempre assistito ad una dicotomia tra il male ed il bene, ci si è sempre gettati nella competizione con l’altro, il quale, per definizione, è — per forza — diverso da noi; il motivo per cui l’essere si getta profondamente nella competizione oggi appare ancora poco comprensibile: la competizione vede chi è più forte, più preparato, più capace.

Competizione
Vincent van Gogh, Il caffè di notte, 1888. Olio su tela, 70×89 cm.
New Haven, Art Gallery

Cooperazione e competizione

Quel che viene a mancare è un elemento fondamentale di ogni società: il rapporto cooperativo, dove le capacità dell’essere sono le capacità altrui e quel che l’essere non ha lo possiede l’altro, il quale, offrendo le sue doti, le rende a chiunque ne ha bisogno, con l’obiettivo di costruire assieme un qualcosa. L’ascesa alla competizione non riesce a fare comprendere all’umano che piega stia prendendo la sua, misera, vita; così non comprendiamo il motivo per cui stiamo progettando quella stessa competizione, vogliamo tutto e otteniamo il nulla.

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Vincent van Gogh,Vecchio che soffre, 1890. Olio su tela, 80×64 cm.
Otterlo, Museo Kröller-Müller

Preferisco una sconfitta consapevole della bellezza dei fiori, piuttosto che una vittoria in mezzo ai deserti, una vittoria colma della cecità dell’anima, di fronte alla sua nullità separata.

Fernando Pessoa, Il libro dell’inquietudine

Cooperazione
Giorgio de Chirico, Metafisica Interiore con Biscotti, 1916. Olio su tela, 81.3 cm × 65.1 cm.
Houston, The Menil Collection

Cooperare per ritrovarsi

L’umano si trova agitato, ripudia il mondo competitivo, ne soffre, ma è egli stesso il primo competitore e soffre di tale condizione. Il male vuole male: bisognerebbe aprire occhi ed anima per inquadrare ogni situazione in cui siamo protagonisti della realtà sociale, per comprendere se siamo coscienti o meno del nostro essere parte della competizione. Bisognerebbe uscire dalla competizione malsana e giungere alla cooperazione, affinché i nostri obiettivi diventino degni di considerazione, il che si traduce nel trainare più umani possibili alla ricerca di un risultato assieme. Così il progetto che si attua è il progetto stesso di una serie di abitanti che vedono il realizzarsi di questa cosa all’interno della comunità in cui essi stessi abitano; quella stessa comunità in cui è venuto a mancare quel che il cooperativo ha appena richiesto, ma quel che ha richiesto lo ha appena raggiunto, secondo vie pacifiche, attraverso l’altro. Così la società pesa meno, l’individuo riesce a trovare un senso alla cooperazione e ripudia — finalmente — la competizione.

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Cooperazione
Daniele Gigli, Mondo surreale. Tecnica mista, collage su tela.

Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto, odo sempre più forte l’avvicinarsi del rombo che ucciderà anche noi, partecipo al dolore di milioni di uomini, eppure, quando guardo il cielo, penso che tutto volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà, che ritorneranno l’ordine, la pace e la serenità.

Anne Frank, Dario

Alessio Marsala 

Redazione

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