L’altro e il sé
Il reale abitare nel mondo è rappresentato dalla nostra capacità di vivere in esso, attraverso la cura del nostro animo e del nostro corpo. Quel che appare indispensabile all’umano è rappresentato dall’essere sé stesso in rapporto agli altri. In qualsiasi società si è sempre assistito ad una dicotomia tra il male ed il bene, ci si è sempre gettati nella competizione con l’altro, il quale, per definizione, è — per forza — diverso da noi; il motivo per cui l’essere si getta profondamente nella competizione oggi appare ancora poco comprensibile: la competizione vede chi è più forte, più preparato, più capace.
Cooperazione e competizione
Quel che viene a mancare è un elemento fondamentale di ogni società: il rapporto cooperativo, dove le capacità dell’essere sono le capacità altrui e quel che l’essere non ha lo possiede l’altro, il quale, offrendo le sue doti, le rende a chiunque ne ha bisogno, con l’obiettivo di costruire assieme un qualcosa. L’ascesa alla competizione non riesce a fare comprendere all’umano che piega stia prendendo la sua, misera, vita; così non comprendiamo il motivo per cui stiamo progettando quella stessa competizione, vogliamo tutto e otteniamo il nulla.
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Cooperare per ritrovarsi
L’umano si trova agitato, ripudia il mondo competitivo, ne soffre, ma è egli stesso il primo competitore e soffre di tale condizione. Il male vuole male: bisognerebbe aprire occhi ed anima per inquadrare ogni situazione in cui siamo protagonisti della realtà sociale, per comprendere se siamo coscienti o meno del nostro essere parte della competizione. Bisognerebbe uscire dalla competizione malsana e giungere alla cooperazione, affinché i nostri obiettivi diventino degni di considerazione, il che si traduce nel trainare più umani possibili alla ricerca di un risultato assieme. Così il progetto che si attua è il progetto stesso di una serie di abitanti che vedono il realizzarsi di questa cosa all’interno della comunità in cui essi stessi abitano; quella stessa comunità in cui è venuto a mancare quel che il cooperativo ha appena richiesto, ma quel che ha richiesto lo ha appena raggiunto, secondo vie pacifiche, attraverso l’altro. Così la società pesa meno, l’individuo riesce a trovare un senso alla cooperazione e ripudia — finalmente — la competizione.
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Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto, odo sempre più forte l’avvicinarsi del rombo che ucciderà anche noi, partecipo al dolore di milioni di uomini, eppure, quando guardo il cielo, penso che tutto volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà, che ritorneranno l’ordine, la pace e la serenità.
Anne Frank, Dario
Alessio Marsala