«Cercare di descrivere e comprendere il genio di Chaplin è come pretendere di misurare l’oceano con una tazza»: un’impresa impossibile. Con queste parole dell’attore Jerry Lewis ha esordito ieri Gianni Canova, critico cinematografico, giornalista e volto noto di Sky Cinema, che insieme a Mario Brunello, uno dei migliori violoncellisti al mondo, si presenta al pubblico del Teatro Filarmonico di Verona in un concerto-racconto dal titolo Chaplin, immagini musicali e sonorità visive, secondo incontro in questo 2018 dell’associazione culturale IDEM-percorsi di relazione (prossimo appuntamento della rassegna Ornamento e Delitto sabato 10 marzo con Philippe Daverio).
L’essenza della comicità di Charlie Chaplin
«Charlot sta al cinema come Mozart sta alla musica, come Van Gogh sta alla pittura», è così che sempre Canova presenta la figura tanto semplice quanto straordinaria di Charlie Chaplin, attore dall’infanzia tormentata che da escluso, da vagabondo ha saputo guardare dentro il proprio spettatore, tirando fuori la parte più fragile e indifesa del nostro sentire.
L’essenza della sua comicità sta infatti nel contrasto che oppone la bombetta troppo stretta ai pantaloni troppo larghi, un’ironica forma di dignità nel vestire che stride con la dura realtà sociale in cui Chaplin è costretto a vivere. Il suo essere è ultima traccia della tradizione della farsa e di una generazione di poveri e miserabili pagliacci, teatranti che grazie al cinema si prendono la propria rivincita sbeffeggiando l’uomo di potere, che, investito della divisa, diventa cinico e egoista.
La passione per la musica
Mario Brunello getta luce su un aspetto ingiustamente trascurato di Charlie Chaplin, ovvero la sua grande passione per la musica, in particolare per violoncello e per il violino, a cui fa modificare le corde perché mancino. Stimato e apprezzato da Debussy e Rachmaninov, Chaplin compone le straordinarie musiche che hanno sonorizzato alcuni dei suoi film più amati, oltre a dirigere le orchestre durante le registrazioni delle colonne sonore.
Oh! That Cello
Nel 1916 insieme al collega e amico Bert Clark pubblica più di 2000 copie di Oh! That Cello, tre melodie per violoncello. Ben presto la casa editrice fallisce e Chaplin abbandona con solo tre copie vendute il suo sogno di affermarsi come musicista e compositore.
Al Teatro Filarmonico, Mario Brunello, accompagnato da Massimo Somenzi al pianoforte, con la collaborazione di Francesco Lopergolo, ha saputo dare vita a una suggestiva e poetica commistione tra cinema e musica dove alla proiezione dei frammenti dei film più significativi di Chaplin – Tempi Moderni, Luci della città, Il Monello, La febbre dell’oro… – si sono accompagnate le colonne sonore eseguite dal vivo.
Come dichiara lo stesso Brunello, si tratta di un percorso arrangiato a pelle, un gruppo di tre canzoni, distinte da intermezzi musicali di Gershwin e Piazzolla e caratterizzate in fondo da un sottile senso di malinconia, che ancora una volta sottolinea lo sguardo candido e quasi primitivo con cui Chaplin osservava e interpretava il mondo, «una capacità di osservazione del quotidiano straordinaria che arriva all’essenza interiore del vivo».