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La perlustrazione del punto più profondo della Terra: il batiscafo Trieste

Il batiscafo Trieste ha conquistato un nuovo punto della Terra, fino ad allora considerato irraggiungibile.

10 minuti di lettura

Da sempre gli abissi degli oceani hanno suscitato nell’uomo grande curiosità. Scoprire che cosa si nasconde nel buio sempre più profondo sotto la superficie del mare ha affascinato sia l’immaginario degli scrittori, ma ha anche rappresentato una sfida per numerosi uomini di scienza ed esploratori. Per molto tempo anche solo scendere qualche centinaio di metri sotto la superficie dell’acqua era una sfida per l’uomo. Negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento, la storia della geografia conobbe un grande periodo di esplorazioni. Mentre gli astronauti e gli ingegneri inauguravano la conquista dello spazio, anche le profondità del mare rappresentavano una sfida non meno interessante e audace per gli scienziati.

Tra i luoghi che sulla Terra incarnano perfettamente questo desiderio di conoscere ed oltrepassare il limite, ne esiste uno che ha attirato l’attenzione e il desiderio di svelarne i segreti: l’Abisso Challenger della fossa delle Marianne, il punto più profondo del Pianeta.

L’Abisso Challenger e la fossa delle Marianne

La fossa delle Marianne, il punto più profondo della Terra, dal punto di vista geografico si trova nell’Oceano Pacifico settentrionale, in prossimità delle Isole Marianne, al largo del Giappone, Filippine e Nuova Guinea. È collocata in corrispondenza dell’incontro tra la placca del Pacifico e quella delle Filippine, due delle più importanti placche in cui è frammentata la crosta terrestre. Il punto più profondo della fossa delle Marianne si colloca a circa 11.000 metri sotto il livello del mare. Questo primato ha determinato anche la sua difficoltà di esplorare questo luogo, ma anche il suo fascino e mistero. Infatti molte delle forme di vita che abitano questi fondali non sono state ancora classificate.

batiscafo Trieste fossa delle Marianne

I primi rilevamenti risalgono al 1875, quando la nave inglese Challenger nel corso di una perlustrazione scientifica ne rilevò per la prima volta l’esistenza, segnando un momento di svolta nello studio dell’oceanografia moderna. In realtà questa prima spedizione stabilì una profondità di circa 8.184 metri, ma si poté fregiare della possibilità di dare il nome a questo luogo. Fu necessaria una seconda perlustrazione scientifica, nel 1951 per ampliare la conoscenza e scoprire che in realtà era ben più profonda.

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Questa esplorazione fin dal principio mise a dura prova la scienza e gli esploratori perché molte delle difficoltà erano dettate anche dall’inadeguatezza delle tecnologie. Per poter effettuare questa esplorazione servivano attrezzature che fossero in grado di sopportare la pressione sempre crescente delle profondità oceaniche. L’impresa fu compiuta a gennaio del 1960 dal batiscafo Trieste, a bordo del quale si trovano il francese Jaques Piccard e l’americano Don Walsh. La missione venne finanziata dalla marina degli USA che aveva acquistato il mezzo per ricerca scientifica e militare.

batiscafo Trieste fossa delle Marianne

Dal cielo alle profondità del mare: l’aerostato sottomarino

Il sogno di esplorare le profondità con questo strumento aveva avuto inizio circa trent’anni prima dell’esplorazione del 1960. Infatti, nel 1939 il padre di Jaques Piccard, Auguste, aveva cominciato a lavorare al progetto di un batiscafo. Questo tipo di sottomarino per le esplorazioni a grande profondità doveva essere dotato di pareti di uno spessore maggiore dei normali sottomarini. Non solo, doveva anche far sì che si potesse manovrare in modo autonomo a tali profondità.

Dopo aver conquistato il cielo, viaggiando nella stratosfera con un pallone aerostatico, Piccard mise in campo le sue conoscenze per realizzare una forma sottomarina dell’aerostato di forma allungata, riempito di benzina, più leggera dell’acqua, fornito di sfere d’acciaio come zavorre e dotato di una cabina di pilotaggio pressurizzata per l’equipaggio.

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Lo scoppio della Seconda guerra mondiale mise in pausa le ricerche, le quali vennero riprese dal 1948 anche a causa dell‘ingente costo delle ricerche. I finanziamenti arrivarono all’indomani della guerra, quando la città di Trieste era a cavallo tra la zona di controllo degli angloamericani e quella della Jugoslavia. Per rendere questa città di frontiera con il mondo comunista, un esempio di democrazia, benessere e prosperità, gli angloamericani mandarono i finanziamenti che ne permisero la ripresa economica. Nei cantieri navali della città controllata dagli angloamericani, la costruzione del batiscafo cominciò.

batiscafo Trieste fossa delle Marianne

Il punto più profondo della Terra

La missione iniziò nel 1959 quando il batiscafo Trieste partì da San Diego, in California, per dare via al progetto Nekton di esplorazione della fossa delle Marianne. Il 23 gennaio 1960 Trieste si trovava in posizione per cominciare l’impresa. Piccard e Walsh avevano già compiuto diverse esplorazioni con il batiscafo a profondità mai raggiunte e ed erano un team collaudato, tuttavia quel giorno sembrava che la missione non fosse sotto una buona stella. Il Trieste infatti aveva riscontrato dei danni ai sistemi di comunicazione e allo strumento che controllava la velocità di immersione ed emersione. A questo bisognava aggiungere anche le condizioni marittime non favorevoli quel giorno, per questo c’era il rischio che l’esplorazione venisse annullata.

Quando alla nave di appoggio giunse l’ordine di annullare l’esplorazione, il batiscafo Trieste aveva da poco cominciato la sua immersione verso l’ignoto. L’immersione fu lenta e durò all’incirca cinque ore, a causa delle correnti di acqua fredda che rallentarono la discesa. Nell’oscurità assoluta a Piccard e Don Walsh la discesa dovette sembrare infinita: stavano arrivando a toccare gli abissi mai esplorati, illuminati sporadicamente da rapidi e improvvisi bagliori di plancton e nel silenzio più totale.

Alle 13:06 improvvisamente la luce dei riflettori illuminò il fondale, mostrando una distesa di sabbia nell’oscurità. Il Trieste aveva toccato il punto più profondo della Terra a 10.900 metri. Mentre osservavano le forme di vita fuori dall’oblò, all’interfono giunsero le grida di giubilo della nave appoggio, la USS Wandank. A causa di un cedimento strutturale del plexiglass dell’oblò, poterono restare ad osservare la galassia sottomarina per circa venti minuti per poi ricominciare la risalita. Quando riemersero, tre ore dopo il loro successo fu festeggiato: l’essere umano aveva conquistato un nuovo punto della Terra, fino ad allora considerato irraggiungibile.

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Le immersioni successive

Le successive immersioni alla ricerca di nuove informazioni nell’abisso Challenger ripreso solamente negli anni Novanta, tuttavia vennero sempre effettuate da veicoli senza equipaggio all’interno. Perché l’uomo tornasse a toccare questi fondali fu necessario attendere fino al 2012 quando in una missione partecipò anche il noto regista James Cameron, partecipò ad un’esplorazione con il batiscafo Deepsea Challenger.

L’impresa compiuta il 23 gennaio 1960 dal batiscafo Trieste rimase però un primato che sancì la conquista di un luogo rimasto fino ad allora inaccessibile all’uomo e che portò di fatto a far luce su molte ricerche scientifiche in campo biologico sulla vita in questi fondali. Un luogo da proteggere e da conservare, il quale come era già stato teorizzato dal celebre scrittore Jules Verne:

Il mare è tutto: non per nulla copre i sette decimi del globo. […] È il deserto immenso dove l’uomo non è mai solo, perché sente la vita fremergli accanto. Il mare è veicolo di un’esistenza soprannaturale e prodigiosa, è il movimento ed amore: è l’infinito vivente.

Ventimila leghe sotto i mari

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Per approfondire:

P. Spirito, Storie sotto il mare, Editori Laterza, 2023

Eleonora Fioletti

Nata tra le nebbie della pianura bresciana, ma con la testa tra le cime delle montagne. Laureata in Filologia moderna, si è appassionata ai manoscritti polverosi e alle fonti storiche. Nel tempo libero colleziona auricolari annodati, segnalibri improbabili, eterni esprit de l’escalier, citazioni nerd e disneyane da usare in caso di necessità.

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