Lingua franca, lingua degli scambi commerciali e delle relazioni internazionali, lingua dei media e dell’informatica: la lingua inglese si è infiltrata in così tanti ambiti della vita quotidiana che ormai è considerata un patrimonio comune per la maggior parte della popolazione. Parlata da circa 1,5 miliardi di persone è la prima lingua utilizzata al mondo in 24 Paesi e la sua affermazione si è consolidata nel Secondo dopoguerra. Tuttavia questo risultato è stato per molto tempo il sogno di una delle figure di spicco della politica del Novecento: l’ex primo ministro inglese Winston Churchill.
Il discorso di Harvard: il sogno di un mondo unito in una lingua
Di ritorno dal suo viaggio in Quebec per una conferenza, il 6 settembre 1943, il politico inglese si recò alla prestigiosa università di Harvard per ricevere una laurea honoris causa. In occasione della sua proclamazione pubblica, Churchill tenne un discorso in cui ribadì l’importanza dell’amicizia e dell’unità del mondo anglo-americano. Questo rapporto era consolidato da «legge, lingua e letteratura- fattori considerevoli – storia e sangue», ma anche dall’alleanza bellica stabilita per liberare l’Europa dalla minaccia nazifascista.
Tre giorni prima, l’Italia aveva firmato l’armistizio con gli Alleati e le sorti della guerra in Europa da tempo volgevano a loro favore. Per questo Churchill reputava che fosse possibile intravedere uno spiraglio per cominciare a disegnare un nuovo assetto mondiale, ma per fare questo era fondamentale continuare a tenere duro. Come ribadì:
Ma alla gioventù dell’America e a quella di tutti i Britannici, dico “non potete fermarvi ora.” Non ci sono soste a questo punto. Abbiamo raggiunto ora un punto del percorso dove non ci possono essere pause. Dobbiamo andare avanti. Deve essere anarchia mondiale o ordine mondiale. […] Se noi, Paesi di lingua inglese siamo uniti, nulla è impossibile.
Winston Churchill – The Gift of a Common Tongue – September 6, 1943. Harvard.
In questo ordine mondiale, il mezzo per promuovere la pace sarebbe stato un’unità linguistica. Il suo piano era quello di rendere la propria lingua comune sul piano mondiale, mettendo in pratica una forma di imperialismo linguistico. Tutto ciò era possibile solo se fosse stato il frutto di uno sforzo congiunto tra le due potenze alleate.
Tutto ciò potrebbe apparire come il frutto di un’utopia, ma Churchill lavorò sul piano pratico per cercare di rendere possibile le sue idee. Da qualche anno era stato messo a punto un tentativo congiunto tra Harvard e l’università inglese di Cambridge di creare un vocabolario semplificato da utilizzare come veicolo linguistico: il Basic English.
L’esperimento del Basic English
Per mettere in pratica questo piano, Churchill si era adoperato affinché il gabinetto britannico istituisse un comitato per elaborare un rapporto sull’inglese di base, in modo da ottenere una lingua utilizzabile sul piano delle transizioni internazionali negli affari e negli scambi di idee. Questo comitato isolò 200 verbi e 650 nomi, i quali erano ritenuti essenziali e bastanti per esprimere un concetto. Questo esperimento portò al Basic English, acronimo del più lungo “British American Scientific International Commecial”, che si sperava riuscisse a sostituire le altre lingue artificiali precedentemente create.
L’obiettivo era quello di sfruttare la potenzialità dell’effettivo uso dei parlanti nella lingua madre senza farlo diventare artefatto come l’esperimento dell’esperanto.
Il fine ultimo era quello del raggiungimento della pace, ma anche ad una nuova forma di imperialismo:
Il potere di dominare la lingua di un popolo offre guadagni di gran lunga superiori che non il togliergli a province e territori o schiacciare con lo sfruttamento. Gli imperi del futuro sono quelli della mente.
Winston Churchill – The Gift of a Common Tongue – September 6, 1943. Harvard.
L’alba dell’affermazione dell’inglese
Il volgere degli eventi della Seconda Guerra Mondiale sicuramente favorì l’affermazione dell’inglese come lingua franca. Tuttavia sembra che, analizzando i fatti, concretamente furono gli USA a realizzare le speranze del primo ministro britannico. Ciò che il colonialismo inglese riuscì a far sul mare secoli prima, gli Stati Uniti ci riuscirono tramite la lingua.
Le motivazioni alla base di questa capacità dell’inglese di imporsi sono dovute ad alcuni fattori principali. Prima di tutto a causa dell’espansione della potenza delle multinazionali, che portò il mondo a parlare la lingua degli affari; in secondo luogo per la creazione e il dilagare del mito americano oltreoceano. A queste bisogna aggiungere anche la veloce evoluzione tecnologica e scientifica.
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Per saperne di più:
- 6 settembre 1943, Churchill teorizza l’inglese globale: gli imperi del futuro sono quelli della mente – Italofonia
- Lingua e cultura come strumenti di influenza geopolitica – Treccani Atlante
- The Gift of a Common Tongue – International Churchill Society