Il Libro d’Ore di Francesco I (Livre d’heures de François 1er), realizzato intorno al 1530, è un vero e proprio gioiello che non rappresenta solo un pregevole esempio di manifattura artistica, ma è un importante strumento politico simbolo del rapporto di potere tra Francesco I e la corona di Navarra, in cui si è inscritta anche la celeberrima vicenda della regina Margherita di Valois, sorella di Francesco I, sposa di Enrico II di Navarra e giovane donna di lettere vicina alle idee del Protestantesimo.
Il Librod’Ore di Francesco I è esposto presso il Museo del Louvre di Parigi fino al 15 gennaio 2018, punta di diamante della mostra François Ier et l’art des Pays-Bas, ed è protagonista della nuova campagna “Tous Mecenes!”, che punta a coinvolgere i visitatori e i sostenitori del museo parigino in una raccolta fondi del valore di un milione di euro che permetta di acquisire l’opera e di farla entrare definitivamente tra i maggiori gioielli delle sue collezioni.
Si definisce un Libro d’Ore un manoscritto e raccolta di preghiera che permette anche ai laici di conoscere il calendario delle feste e dei riti liturgici, tra cui, per esempio, l’ufficio della Vergine, i salmi penitenziali, le litanie e l’ufficio dei morti.
Tale Libro di taglia eccezionalmente piccola (8,5 centimetri di altezza e 6,5 di larghezza), destinato all’ufficio della Vergine, è rilegato in oro, turchesi e rubini, ed è ornato da due placche in cornalina finemente lavorate su un fondo oro su maglia nera con alternanza di cabochon e pietre preziose dalla forma volutamente irregolare, probabilmente a imitazione dello stile ottomano. Il Libro è accompagnato da un piccolo segnalibro concepito nella stessa maniera che raffigura un Cristo scolpito nell’agata e incastonato in una colonna in pietre preziose.
Analizzando nei dettagli l’iconografia della prima di copertina di questo capolavoro della miniatura e della oreficeria, notiamo la composizione di una cornalina ovale guarnita di quattro teste di cherubini rossi che raffigurano un Cristo in croce insieme a San Francesco che riceve le stimmate e San Gerolamo Penitente. Dall’altro lato, nella quarta di copertina, la Vergine in trono è affiancata da Santa Barbara e Santa Caterina, caratterizzate dai rispettivi simboli del martirio. La rappresentazione generica delle figure dei Santi più popolari della tradizione di fine XVI secolo indica che il libro d’ore non è stato necessariamente realizzato su commissione di Francesco I, grande mecenate e sostenitore delle arti, e che possiamo probabilmente attribuirlo a Benedetto Ramelli, da Ferrara, o a Matteo del Nassaro, orafo e intagliatore di gemme di origine veronese che lavora a lungo a Parigi sotto la protezione di Francesco I.
Ciò che colpisce di questo pregiato capolavoro non è soltanto la sua raffinata lavorazione artistica, ma anche le numerose vicissitudini che lo hanno visto viaggiare attraverso l’Europa nei secoli, passando dalle collezioni reali al mercato privato delle più note case d’asta del XX secolo.
Il 2 gennaio 1538 Francesco I acquisisce il Libro delle Ore dal mercante e gioielliere Allart Plommyer per poi donarlo alla nipote Giovanna III di Navarra, nota anche come Jeanne d’Albret, figlia di Margherita di Valois. Attraverso l’eredità di Enrico IV, il Libro d’Ore entra poi nella collezione reali di Maria de Medici per la costituzione del suo Cabinet du Louvre.
Attraverso un più complesso intreccio di beni che vengono trasferiti dai patrimoni nobiliari e dalle collezioni reali a quelle del Cardinale Mazzarino, il Libro lascia poi la Francia per l’Inghilterra all’inizio del XVIII secolo.
In pochi anni il Libro d’Ore di Francesco I passa dalla ricca collezione di Richard Mead, erudito e medico britannico, a quella dello scrittore Horace Walpole, come lui stesso dichiara nel 1784 nella descrizione della sua residenza neogotica di Strawberry Hall.
Tra le ultime tappe del lungo esodo del Libro d’Ore ritroviamo sempre l’Inghilterra con l’acquisizione da parte del facoltoso Alfred de Rothschild, nominato a soli 26 anni Direttore della Banca d’Inghilterra, e della figlia illegittima, la contessa Almina di Carnavaron, la cui madre è l’affascinante avventuriera francese Marie Wombwell nata Boyer, moglie del Capitano Frederick Charles Wombwell. La giovane Almina non solo conduce una vita sregolata e fuori dal comune grazie alle ingenti disponibilità economiche del padre biologico, ma si unisce in matrimonio a diciannove anni con George Edward Stanhope Molyneux Herbert, V Conte di Carnarvon, finanziatore dello scavo e della scoperta della tomba di Tutankhamon nella Valle dei Re, a cui assiste personalmente nel 1922.
Bastano pochi cenni storici per trasmettere a chi legge l’importanza e l’unicità del Libro d’Ore di Francesco I, testimonianza eccezionale del cosiddetto Rinascimento Francese, a cavallo tra tradizione nordica e innovazione italiana, e documento artistico miracolosamente conservato e sopravvissuto al trascorrere dei secoli che oggi merita di tornare fruibile al pubblico di tutto il mondo nelle maestose sale del Louvre di Parigi.