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«Lo scarafaggio»: riscrivere Franz Kafka ai tempi della Brexit

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20 minuti di lettura

Nel suo saggio del 1991 Perché leggere i classici Italo Calvino scriveva che «un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire». Un classico, dunque, è qualcosa il cui messaggio è sempre attuale.

C’è chi si cimenta nel riscrivere i classici per analizzare al meglio la contemporaneità in cui vive. Questo è il caso di uno dei più grandi scrittori inglesi viventi: Ian McEwan, che nel 2019 dà alle stampe il romanzo breve Lo scarafaggio (titolo originale: The Cockroach), pubblicato da noi a Maggio di quest’anno presso Einaudi con traduzione di Susanna Basso.

L’autore ingleseinfatti, nell’affrontare la Brexit si cimenta in una sua versione de La metamorfosi, racconto lungo dello scrittore boemo di lingua tedesca Franz Kafka del 1915.

La trama del romanzo

L’opera dell’autore inglese, però, presenta a differenza dell’originale kafkiano una metamorfosi al contrario. Si apre, infatti, con uno scarafaggio che si sveglia nelle fattezze di un uomo. Non un uomo qualsiasi, bensì Jim Sams

Jim Sams, il cui cognome richiama Gregor Samsa, il protagonista del racconto di Franz Kafka, è «un tipo perspicace ma niente affatto profondo». Egli è soprattutto il Primo Ministro inglese, colui che ha in mano le sorti del suo paese all’alba della Brexit e che deve fare di tutto per approvare la sua manovra economica, quella dell’Inversionismo, che consiste nell’inversione di flusso del mercato.

Secondo questa visione, chi lavora deve pagare le proprie ore svolte, e dato che non può detenere in banca più di una certa somma, per evitare lo sviluppo di tassi negativi di interesse deve consumare quello che guadagna andando a fare la spesa. Così facendo guadagna delle ricompense per ciò che porta a casa. Inoltre, anche i padroni di casa e gli albergatori sono costretti a consumare per poter pagare i propri affittuari e clienti.

In questa Inghilterra alternativa tanto simile a quella della Brexit, Jim Sams – dietro al quale si può riconoscere l’attuale Premier inglese Boris Johnson – e i ministri del governo fanno battaglia ai propri avversari, sia interni, come il Ministro degli Esteri Benedict St. John, che esterni, come il presidente francese Sylvain Larousse. Tutti nemici combattuti a colpi di fake news e campagne d’odio attraverso l’uso di social network come Twitter.

Jim Sams arriverà anche a siglare accordi segreti con amici potenti come il Presidente degli Stati Uniti Archie Tupper, un presidente tanto simile all’attuale Presidente Donald Trump: un uomo impegnato a guardare la tv invece che occuparsi degli affari di governo, a cui Sams propone di versare i soldi che finirebbero per accumulare interessi negativi su un conto offshore. Tutto questo per «diventare un paese pulito, verde, fiorente, unito, sicuro di sé e ambizioso», quando in realtà il futuro per l’Inghilterra si prospetta essere di tutt’altra natura.

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Copertina de “Lo scarafaggio”, a cura di © Giulio Einaudi Editore

Analisi del testo: le influenze dell’assurdo di Kafka e della satira di Jonathan Swift

I modelli per questo romanzo breve sono da un lato il già citato Franz Kafka e dall’altro Jonathan Swift, l’autore del celeberrimo I viaggi di Gulliver e del pamphlet Una modesta proposta, quest’ultimo, come ricorda l’autore nella postfazione, letto all’età di sedici anni. In quest’ultimo l’autore irlandese propone, in una satira feroce, di ingrassare i figli dei poveri contadini irlandese per darli in pasto ai ricchi proprietari terrieri inglesi, risolvendo, così, i gravosi problemi sociali.

Scrive Ian McEwan nella postfazione:

Con la Brexit qualcosa di orrendo e di innaturale si è insinuato nello spirito della nostra politica e mi è sembrato perciò ragionevole ricorrere all’immagine dello scarafaggio, un essere ripugnante e detestatissimo. La metamorfosi si para dinanzi a chiunque decida di provare a evocare una trasformazione uomo-insetto ma, dopo aver reso il dovuto omaggio a Franz Kafka, è stato a Swift che ho guardato. L’intenzione era quella di ideare un progetto politico ed economico all’altezza dell’assurdità autolesionistica della Brexit.

«La metamorfosi» kafkiana come punto di partenza: analogie e differenze

La metamorfosi di Franz Kafka, dunque, è per Ian McEwan il classico che, come direbbe Calvino, ha ancora qualcosa da dire, in particolare nei confronti dell’assurdità della Brexit.

Tra le due opere ci sono delle somiglianze, a iniziare dai loro incipit:

Quando Gregor Samsa si svegliò una mattina da sogni inquieti, si trovò trasformato nel suo letto in un immenso insetto. Era disteso sul dorso duro come una corazza e, se sollevava un poco il capo, scorgeva il proprio ventre convesso, bruno, diviso da indurimenti arcuati, sulla cui sommità la coperta, sul punto di scivolare del tutto, si tratteneva ancora a stento. Le numerose zampe, miserevolmente sottili in confronto alle dimensioni del corpo, gli tremolavano incerte dinanzi agli occhi.

(Franz Kafka, La metamorfosi, Traduzione di Andreina Lavagetto per Feltrinelli)

Osserviamo, ora, quello de Lo scarafaggio:

Quella mattina Jim Sams, un tipo perspicace ma niente affatto profondo, si svegliò da sogni inquieti per ritrovarsi trasformato in una creatura immane. Per un pezzo rimase disteso sul dorso (non precisamente la sua posizione preferita) a osservarsi costernato i piedi lontanissimi, l’esiguità degli arti. Appena quattro, naturalmente, e pressoché inamovibili. Le sue zampette brune, per le quali già provava una certa nostalgia, si sarebbero agitate disinvoltamente in aria, seppure invano […]

Inoltre, sia Gregor Samsa che Jim Sams imparano a convivere con la propria nuova condizione. Il primo impara ad arrampicarsi sulle pareti della sua stanza, mentre l’altro «cominciava a provare un certo piacere nella deambulazione e a esercitare per la prima volta il controllo.

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L’adattamento di Jims Sams si mostra anche, in maniera molto ironica, nel momento in cui impara a usare Twitter:

Prendeva rapidi appunti in elegante calligrafia, godendosi la stesura di ogni lettera. Non una cattiva idea, questa del pollice opponibile. Certe nuove specie rampanti, tipo la Homo sapiens, a volte se ne uscivano con degli sviluppi interessanti. A livello di elaborazione e diffusione delle idee, la scrittura, malgrado il fascino artigianale, risultava tristemente analogica. Interruppe una sola volta la propria fatica per divorare un piatto di parmigiana che gli era stato portato su un vassoio. L’insalata, decise di ignorarla.

Tuttavia, nonostante le similitudini, tra le due opere c’è una sostanziale differenza: mentre nell’opera kafkiana lo scarafaggio è una condizione esistenziale di emarginazione e alienazione, in cui Gregor Samsa si ritrova tutto a un tratto a diventare un peso per la famiglia che manteneva con il suo lavoro di commesso viaggiatore di tessuti, lo scarafaggio di Ian McEwan rappresenta un tipo satirico e politico.

Lo scarafaggio diventa, perciò, un’allegoria della scaltrezza ma anche della stupidità e ripugnanza della classe politica inglese che guida il paese verso la Brexit e che l’autore rappresenta in maniera molto velata.

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Franz Kafka. Foto nel pubblico dominio

L’influenza di Jonathan Swift: la satira feroce della Brexit e dei suoi protagonisti

Per il resto, Ian McEwan segue l’esempio di Jonathan Swift nel mostrare in maniera molto pungente e caustica l’assurdità della Brexit. L’ironia si mostra sin da subito nelle avvertenze al testo, in cui l’autore scrive che «qualsiasi somiglianza con blatte autentiche, vive o morte che siano, è del tutto accidentale».

L’ironia, ad esempio, si mostra in questo scambio di battute tra Jim Sams e i suoi collaboratori, dove Sams sembra essere interessato a quello che gli viene detto riguardo il voto di sfiducia, quando in realtà, in lotta con la sua natura di scarafaggio, sta pensando a un moscone agonizzante. Un dialogo che mostra «l’inconscio feromonale» del nostro protagonista, ovvero la sua natura insulsa, stupida e ripugnante:

Quando risollevò le inutili palpebre, la mosca non c’era più. Volata via con lo starnuto. – Cazzo.

– L’ho pensato anch’io.

– Dove sarà? Voglio dire, il senso…?

– Solita storia. Che tu saresti un cripto-Cronologista. Che non ti impegni abbastanza per il Progetto. Che non sei uno che va davvero per la sua strada. Che dal Parlamento non cavi niente. Che non hai la spina dorsale. La solita solfa.

Jim sollevò la tazza e piattino verso di sé. Macché. Alzò la teiera d’acciaio inossidabile. Nemmeno lì.

Ian McEwan fa uso di ironia anche nel parlare dell’Inversionismo, creando una storia economica parodistica attorno alla sua origine, che scomoda economisti come Adam Smith, e che rende questa immaginaria tendenza economica tanto grottesca quanto importante, a differenza di quella dei Cronologisti, di cui si dice che:

Nessuno ricorda quale economista o giornalista abbia coniato il termine di cronologisti per indicare chi era a favore di una circolazione del denaro secondo il vecchio metodo sperimentato. Erano in molti a rivendicarne la paternità.

L’ironia è rivolta anche verso Archie Tupper, il Presidente degli Stati Uniti, personaggio che nella finzione è molto simile a Donald Trump. Un esempio di ironia è rivolta al suo uso di Twitter. Si legga il commento del narratore in terza persona sul tweet che Tupper rivolge contro il presidente francese Larousse e l’incidente con la nave Larkin, che Jim Sams ha fatto passare per un attacco verso l’Inghilterra:

Micro Sylvie Larousse si diverte ad affondare navi inglesi. CATTIVO! Poesia pura, una disinvolta mescolanza di contenuto intenso e di agile libertà dal dettaglio. […] Il giudizio conclusivo era puerile, categorico, memorabile e metricamente perfetto. E la finezza di quel maiuscolo finale, l’efficacia laconica del punto esclamativo! Dalla terra degli uomini liberi, ecco arrivare una lezione di libertà di pensiero.

Archie Tupper, che organizza i suoi convegni in uno dei suoi hotel di Washington per dare «ai lavori una certa confidenzialità», appare in tutta la sua mediocrità, ad esempio, quando storpia il nome dell’Inversionismo, chiamandolo Inveritismo, oppure quando il narratore osserva che a una certa ora non bisogna disturbarlo perché sta guardando la televisione, ma anche quando, dopo tanti ripensamenti, decide di abbracciare l’Inversionismo poiché la Federal Reserve lo ha liquidato come demenziale, sottolineando come la sua politica (e indirettamente di Trump) sia dettata dal fatto di voler raccogliere consenso attraverso l’opposizione ai tanto odiati poteri forti. 

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Lo scarafaggio: il populista che sopravvive e cavalca l’onda

Sono, però, persone come Archie Tupper e Jim Sams ad avere la meglio. La cosa più irriverente è che Jim Sams avrà successo per puro caso. Per puro caso, infatti, la mozione sull’Inversionismo riesce a passare alla Camera per via dell’assenza dei deputati dell’opposizione. A vincere, dunque, sono il Primo Ministro inglese e i suoi ministri, anche loro scarafaggi come il primo.

Essi, infatti, sono riusciti a sopravvivere a tutto sfruttando il malcontento della gente e scatenando l’odio contro l’Unione Europea e gli stessi membri del governo inglese sostenitori della linea dei Cronologisti attraverso la manipolazione delle notizie come ogni populista che si rispetti.

Come spiega lo stesso Sams ai suoi uomini:

L’essenza del nostro pensiero non ha mai vacillato: abbiamo sempre agito nei nostri più nobili interessi. […] Quando questa particolare follia dell’Inversionismo avrà reso la gente più povera, come è destino che accada, noi non potremo che prosperare. Se persone semplici e di buon cuore sono state irretite e si sono votate alla sofferenza, sarà per loro un grande conforto sapere che altre creature semplici e di buon cuore come noi hanno tratto dalla situazione maggiore felicità e possibilità di moltiplicarsi. Il bilancio netto del benessere universale non subirà riduzioni. La giustizia rimarrà costante.

L’Inversionismo, perciò, è diventato ufficiale, nonostante il governo sappia che non porterà alla prosperità. Gli unici a prosperare, però, saranno gli scarafaggi al governo, quegli uomini che compongono quella che Ian McEwan nella postfazione chiama élite anti-elitaria.

Uomini e donne, quindi, che utilizzando il classico espediente da incantatori populisti riescono ad attuare la follia della Brexit promettendo prosperità ai cittadini inglesi, la cui miseria, per riprendere il riferimento ai bambini dei contadini irlandesi di Jonathan Swift, diventa l’alimento principale per quei pochi che detengono la ricchezza e che continuano a pensare ai propri interessi.

Conclusione: «Lo scarafaggio» di McEwan. Riscrittura satirica contro la Brexit

Nelle sue ultime opere, Ian McEwan ha dimostrato il suo talento affrontando temi molto attuali declinati in maniera originale: ha raccontato dei dilemmi morali dei Testimoni di Geova in La ballata di Adam Henry (2014)ha riscritto, ambientandolo ai giorni nostri, l’Amleto di William Shakespeare narrato dal punto di vista di un feto in Nel guscio (2016); e infine ha saputo narrare l’intelligenza artificiale e il suo rapporto con l’umano in Macchine come me (2019).

Anche stavolta, l’autore inglese ha dato prova di grande inventiva con un romanzo breve che, riscrivendo La metamorfosi di Franz Kafka e coniugandone l’assurdità con la satira feroce di Jonathan Swift, mette in luce l’insensatezza del progetto della Brexit, che promettendo prosperità all’Inghilterra e ai suoi cittadini ha in realtà messo a rischio il futuro dei più in Europa a vantaggio degli interessi di pochi. 

Tuttavia, scrive Ian McEwan alla fine della sua postfazione:

Frattanto, se la ragione non apre gli occhi e non si decide a riprendere il sopravvento, potremmo doverci affidare al conforto della risata.

Il compito della letteratura, alla fine, è quello di analizzare la realtà circostante e i suoi mutamenti, anche facendo appello ai grandi classici e mostrando, così, ai più la vera natura del male e la sua assurdità, con la speranza che la ragione si risvegli e possa sconfiggerlo un indomani.

Immagine in evidenza: dettaglio della copertina

Fonte:
per la traduzione dell’incipit de La metamorfosi di Franz Kafka è stata usata la seguente edizione: Franz Kafka, La metamorfosi e altri racconti, traduzione di Andreina Lavagetto, Feltrinelli, Milano, 2013

 


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Alberto Paolo Palumbo

Laurea magistrale in Lingue e Letterature Europee ed Extraeuropee all'Università degli Studi di Milano con tesi in letteratura tedesca.
Sente suo quello che lo scrittore Premio Campiello Carmine Abate definisce "vivere per addizione". Nato nella provincia di Milano, figlio di genitori meridionali e amante delle lingue e delle letterature straniere: tutto questo lo rende una persona che vive più mondi e più culture, e che vuole conoscere e indagare sempre più. In poche parole: una persona ricca di sguardi e prospettive.
Crede fortemente nel fatto che la letteratura debba non solo costruire ponti per raggiungere e unire le persone, permettendo di acquisire nuovi sguardi sulla realtà, ma anche aiutare ad avere consapevolezza della propria persona e della realtà che la circonda.