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Luis Sepúlveda a Lecco tra aneddoti,
attivismo politico e fantasia

8 minuti di lettura

sepulveda 1LECCO – È arrivato nella città dei Promessi Sposi ieri pomeriggio, 24 ottobre, lo scrittore Luis Sepúlveda (4 ottobre 1949). È lui infatti quest’anno il vincitore del Premio Internazionale Alessandro Manzoni, categoria Premio alla Carriera, alla sua undicesima edizione nella città lacustre. Le premiazioni proseguiranno nella giornata di domenica 8 novembre, durante la quale verrà decretato il primo posto per la categoria Romanzo Storico, con la partecipazione dello scrittore Andrea Vitali. Con l’occasione a Sepúlveda è stata assegnata ieri, presso il Teatro Sociale, anche la cittadinanza onoraria da parte del Comune di Lecco, rappresentato dal sindaco Virginio Brivio, dall’Assessore alla Cultura Simona Piazza e da alcuni membri del Consiglio Comunale, in quanto esempio di vita artistica spesa in difesa dei valori della democrazia, della solidarietà e della dignità umana. A legare lo scrittore alla città è inoltre una terra ai confini del mondo, la Patagonia, da Sepúlveda narrata e dai lecchesi affrontata nel corso di numerose imprese alpinistiche: presente ieri infatti anche Mariolino Conti, Zenin, dei Ragni di Lecco, in ricordo della spedizione del 1964, «dal Resegone alla Patagonia sotto un unico cielo». Come regalo allo scrittore un’edizione a fumetti dei Promessi Sposi, un’edizione pregiata del capolavoro manzoniano e un testo storico sulla città di Lecco a cura di Gian Luigi Daccò.

Colpisce di Sepúlveda, ospite ieri mattina anche a Milano in occasione di Bookcity per la presentazione del suo ultimo romanzo-fiaba, Storia di un cane che insegnò a un bambino la fedeltà, la totale naturalezza con cui riesce a passare dagli aneddoti curiosi sulla propria vita, ai ricordi storici e politici, ai discorsi metaletterari sulla scrittura e la fantasia, il tutto in un italiano dall’accento ispanico, condito di qualche refuso che fa sorridere la platea, come quello del «professore del liceo probabilmente alcolico (alcolizzato)». Nasce così un discorso sulla propria educazione scolastica e letteraria, i primi esperimenti di scrittura al liceo pubblico, la figura della sensuale professoressa di storia dell’arte che ispirò la prima novella picante e gli costò una sanzione disciplinare, la lettura dei Promessi Sposi, Los Novios, grazie a un vecchio professore di lettere molto attento alla tradizione europea. Nella città del Manzoni Sepúlveda spiega l’importanza della scrittura manzoniana e il valore della sua intenzione, rivoluzionaria in quanto innanzitutto rottura con la tradizione, scelta di guardare alla Storia dal basso, dal punto di vista della gente normale, del popolo, un po’ come accade nella letteratura dello stesso scrittore cileno, vicino ai deboli, ai dimenticati.

sepulveda 7Una lotta, quella di Sepúlveda, che prima di essere portata avanti con la parola è stata lotta politica, attivismo nel Partito Socialista durante gli anni della Rivoluzione cilena, al fianco del presidente Salvador Allende, dal momento della sua elezione nel 1970 fino alla violenta destituzione con il colpo di Stato militare promosso dagli Stati Uniti d’America il giorno della sua morte nel 1973. Sepúlveda ricorda con orgoglio e commozione gli anni della partecipazione politica nel corpo di guardia del Presidente, un gruppo di giovanissimi e fidati, con cui Allende condivise i momenti di maggiore intimità al di fuori dello scenario ufficiale, che fu per la maggior parte distrutto dalle torture, dagli omicidi, dagli occultamenti criminosi degli ufficiali oppositori al regime democratico. «Un osso di tre centimetri è quello che resta di un uomo pieno di sogni, di speranze di rivoluzione, di valori e ideali morali quando la morte sopraggiunge violenta», spiega lo scrittore ricordando i recenti ritrovamenti di alcuni compagni di partito nelle fosse comuni della storia cilena.

Ma forse non è risaputo che prima di scrivere, Luis Sepúlveda, ha lavorato anche come magazziniere in Germania e che qui è nata una storia che lo ha accompagnato per tutta la vita: si tratta della vicenda del grosso tavolo di lavoro su cui scrive le sue storie. Sepúlveda faceva i turni di notte, rincasava la mattina e l’unico negozio aperto era un panificio da cui usciva un forte profumo di pane sfornato; lo scrittore diventa amico del proprietario e quando questo decide di concludere la sua attività, gli regala uno degli oggetti della bottega. Sepúlveda sceglie il tavolo su cui il panettiere impastava il suo pane, lo vuole a tutti i costi sporco di farina e lo porta con sé ogni volta che si trasferisce in giro per il mondo «perché la mia scrittura deve avere lo stesso aroma del pane di Hans, e dare la stessa sensazione. Niente al mondo ha vita profonda come il pane».

I romanzi di Luis Sepúlveda infatti sono opere che trasudano vita, che parlano della storia e del popolo, ma non mancano di fantasia e immaginazione: quell’ingrediente che lo ha portato a fare spesso degli animali i suoi protagonisti. È il caso della celeberrima Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare (1996) o della recente vicenda che ha per personaggio un cane e un bambino. Si tratta, spiega l’autore, di un episodio nato in seno alla tradizione dei Mapuche, un popolo amerindo originario del Cile meridionale, “Popolo della Terra”, a cui Sepúlveda è imparentato per parte di madre. Una società chiusa e incontaminata che ha difeso strenuamente le proprie usanze dalle invasioni europee del ‘500, ottenendo indipendenza con una forte resistenza sulla propria terra. Una popolazione strettamente legata alla difesa e al culto della natura oltre che alla tradizione orale. La natura è infatti un altro perno importante nella vita e nell’opera di Sepúlveda, attivista per anni all’interno di Greenpeace. Arruolato come cuoco, non come giornalista o scrittore, su una nave dell’organizzazione nel porto di Amburgo, lo scrittore racconta di aver avuto modo di vedere da vicino i grandi cetacei del mare, esseri misteriosi e intelligenti, nel corso di una spedizione negli anni ’80 in contrasto ad azioni di contaminazione e distruzione in Giappone. Ecco spiegato da dove proviene il prezioso amuleto d’argento a forma di balena che lo scrittore porta al collo e bacia di fronte al pubblico lecchese.

Chiude la conversazione prima della premiazione ufficiale un invito alla lettura dei grandi classici e delle storie universali, che superano le barriere e i confini geografici, come quella del Don Chisciotte  Miguel Cervantes con cui Sepúlveda è cresciuto tra le braccia del nonno anarchico che veniva dall’Andalusia.

Foto di Manuela Valsecchi ©

 

 

 

Alessia Carsana

Sono nata ad agosto nel 1992. Vivo tra le montagne in provincia di Lecco, ma scappo spesso in città. Ho studiato Lettere Moderne all'Università Statale di Milano e mi incuriosisce la Linguistica. Cerco di scrivere, di leggere e di vedere quante più cose possibili. Cerco storie. Amo i racconti, la scultura, la poesia, la fotografia. Mi piacciono i dettagli, le simmetrie, i momenti di passaggio.

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