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Marie Laurencin e la pittura sognante

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6 minuti di lettura

Se si nomina il Musée de l’Orangerie, a chiunque verranno in mente le maestose Ninfee di Claude Monet, vero e proprio emblema del museo. Il museo-bomboniera nel cuore del Jardin des Tuileries, però, racchiude anche altri capolavori tra le sue mura. Fra questi, è impossibile non citare le tele di Marie Laurencin.

Una donna in un mondo di uomini

Marie Laurencin (1883-1956) è stata prima di tutto una donna che si è dovuta fare largo in un mondo, quello della pittura, che all’inizio del XX secolo era quasi completamente una prerogativa maschile. Marie sviluppa fin da giovanissima un forte amore per l’arte: contro il volere della madre, che sperava in una sua carriera da insegnante, Marie si iscrive a diciotto anni all’École de Sèvres per imparare a dipingere sulla porcellana.

Marie Laurencin a ventinove anni. Fonte: Wikimedia Commons.

Un anno dopo si iscrive all’Académie Humbert, una scuola privata di arte a Parigi, che organizza corsi pomeridiani gratuiti per le donne. È qui che Marie si specializza in autoritratti, diventando il soggetto preferito di sé stessa.

L’arte moderna e l’amore

La svolta nella carriera di Marie Laurencin avviene nel 1907, anno in cui la pittrice ventiquattrenne espone le sue opere al Salon des Indépendants e viene notata da Pablo Picasso. Gli avanguardisti iniziano a considerarla una loro pari.

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Marie Laurencin (in veste di musa ispiratrice) ritratta insieme a Guillaume Apollinaire da Henri Rousseau. Fonte: Wikimedia Commons.

L’ingresso di Marie Laurencin nella cerchia degli avanguardisti le fa anche incontrare l’amore: il poeta Guillaume Apollinaire (1880-1918), al quale Marie rimarrà legata fino al 1912. È proprio a Marie che è dedicata una delle più belle poesie di Apollinaire, Le pont Mirabeau, di cui riportiamo alcuni versi nella traduzione di Giorgio Caproni:

Le mani nelle mani restando faccia a faccia

Lasciam che giù

Sotto l’arcata delle nostre braccia

D’eterni sguardi passi l’onda lassa

Gli anni ruggenti

Per Marie Laurencin gli anni Venti sono delle vere e proprie années folles, come in Francia viene definito questo periodo storico. La pittrice ha ormai raggiunto il successo e l’indipendenza economica grazie ai suoi quadri dalle atmosfere sognanti e i colori dolci, di cui sono protagoniste assolute figure femminili dall’aspetto longilineo.

È in questo periodo che la pittrice si lega alla costumista Nicole Groult in una relazione saffica fortemente ispiratrice dal punto di vista artistico, alla stregua di quella fra le britanniche Virginia Woolf e Vita Sackville-West. In questi anni Marie Laurecin diventa la ritrattista ufficiale di tutte le personalità più in voga della Ville Lumière.

Il suo sodalizio artistico con i Groult (la già citata Nicole, ma anche il marito André, decoratore di interni) prosegue nel corso degli anni Trenta, che sanciranno l’apoteosi della carriera di Marie Laurencin. Nel 1935 Marie viene insignita della Légion d’honneur e due anni dopo diversi dei suoi quadri sono selezionati per l’Esposizione Universale.

Marie Laurencin
Marie Laurencin, Portrait de Madame Paul Guillaume, 1924. Olio su tela, 92×73 cm.
Parigi, Musée de l’Orangerie. Fonte: musee-orangerie.fr.

La guerra e il declino

Con la Seconda Guerra Mondiale e la successiva occupazione della Francia da parte delle truppe naziste, comincia la caduta in disgrazia di Marie Laurencin, accusata di antisemitismo dai suoi connazionali. Nel settembre 1944, durante la Liberazione, viene arrestata come molti altri accusati di collaborazionismo, ma sarà rilasciata poche settimane più tardi, senza alcun capo di imputazione a carico.

Il mito di Marie Laurencin è ormai tramontato, un lontano ricordo dei ruggenti anni delle Avanguardie. Negli ultimi anni della sua esistenza la pittrice si ritira a vita privata. Quando muore nel 1956, viene seppellita insieme a un fascio di lettere d’amore scritte per lei dall’antico amante Guillaume Apollinaire. Riposano entrambi a Parigi, nel cimitero del Père-Lachaise.

Marie Laurencin: una donna libera

Il vero capolavoro non sono stati solo i quadri dell’artista, unici nel loro genere, ma anche tutta la vita di questa donna che ha vissuto sempre fuori dagli schemi, e che verrà probabilmente ricordata come una grande artista e soprattutto un’anima che ha scelto la libertà di concedersi in modo totalizzante a tutte le proprie passioni.

Francesca Cerutti

Classe 1997, laureata in Lingue per l'impresa e specializzata in Traduzione. Sempre alla ricerca di storie che meritino di essere raccontate. Nel 2020 è stato pubblicato il suo romanzo d'esordio, «Noi quattro nel mondo».

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