Per chi come me è nato e vissuto in provincia, non è difficile immaginare le lunghe strade provinciali e le file di capannoni vuoti col cartello “affittasi” o “liquidazione totale” a lato, i grandi magazzini che vendono mobili a prezzi stracciati e i centri commerciali dall’aria rarefatta, la musica assordante e le luci accecanti. È in un quadro come questo che si installa la storia di Marina Bellezza, figlia “di penna” della ventinovenne Silvia Avallone, già nota per il successo letterario del 2010 “Acciaio”.
Marina nasce in Valle Cervo, nella provincia biellese che potrebbe però essere –ed effettivamente si rivelerà, nel corso del romanzo- una provincia qualunque perché, per l’appunto, “siamo tutti la provincia di qualcosa”, mi è capitato di dire di recente. Marina Bellezza, classe 1990, cresce a pane e televisione in una famiglia dilaniata da un segreto sconvolgente e tremendo; è spietata, determinata ma allo stesso tempo volubile e infantile. Sogna di calcare il palco di X Factor, Marina, di scalare la classifica degli EP più venduti su iTunes e di essere la star di “Domenica In”. Si esibisce e manda in visibilio le famiglie che vanno a mangiare la polenta coi funghi sotto i tendoni delle sagre di paese, incanta i centri commerciali con voce –e outfit- mozzafiato senza però mai essere pienamente felice. Milano e Roma sono i miraggi di questa “provincialotta”, cafona ma ingenua, strafottente ma fragile, che cerca di guadagnarsi un proprio posto in un mondo in cui, se non sei famoso, non sei nessuno. Alter ego di Marina è Andrea, classe 1985, figlio non voluto di una coppia borghese che ha sempre prediletto Ermanno, il fratello bravo, quello che ora vive negli Stati Uniti e che ha una vita –apparentemente- perfetta. Andrea e Marina si attraggono e respingono come magneti e ardono di un amore d’altri tempi, di quelli come c’erano ai tempi dei nostri nonni: «io ti ho scelto, io ti amo e ti voglio, nonostante tutto».
Al contrario di Marina, Andrea sogna per sé un futuro a ritroso, un ritorno ai ritmi ancestrali delle transumanze delle vacche dalla pianura all’alpeggio e lotta per raggiungere il suo obiettivo, non solo con la burocrazia, con la famiglia, con un mondo che, seppur in frantumi, sembra non voler ammettere la propria completa disfatta, ma anche e soprattutto col grande fantasma del suo passato: suo fratello. Marina Bellezza è anzitutto un romanzo di tradimento, il tradimento della Storia, che dopo il boom degli anni Novanta e l’illusione di un benessere che si credeva inesauribile, ci sbatte in faccia la realtà di un Paese in cui una attività commerciale su quattro chiude, e il tasso di disoccupazione giovanile non ha mai raggiunto livelli così alti.
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Marina Bellezza di Silvia Avallone, però, è anche un romanzo di grande speranza: non c’è niente che sia già segnato, e il vero coraggio sta nel rimanere, nel capire che, nonostante tutto, ce la si può ancora fare. Siamo tutti sfavillanti come Marina, e radicati alla nostra terra come lo è Andrea, «siamo tutti luci al neon e campi da arare».
Immagine di copertina: la Valle Cervo da www.alpibiellesi.com
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