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Martinengo, la città del Colleoni

Alla scoperta dei borghi italiani: sulle tracce dei capitani di ventura a Martinengo (BG).

4 minuti di lettura

Il borgo tardo-medievale di Martinengo, nella bassa bergamasca, compatto e dalla forma vagamente rettangolare, è ancora oggi circondato dal cosiddetto fossato colleonesco riempito d’acqua.

Sviluppatosi in epoca longobarda su un preesistente insediamento romano, il borgo nel XIII secolo venne protetto da una cerchia di mura nella quale si aprivano due porte, una a ovest, l’altra ad est. Di queste oggi è rimasta quella occidentale, Porta Garibaldi.

Martinengo
Porta Garibaldi. Fonte: lombardiabeniculturali.it

Martinengo fece parte dei territori veneziani a partire dal 1428 diventando la piccola capitale del feudo di Bartolomeo Colleoni, il famoso capitano di ventura il cui monumento equestre del Verrocchio si trova a Venezia. I capitani di ventura erano i comandanti di truppe mercenarie dette compagnie di ventura che combattevano dietro compenso per i potentati che si spartivano la penisola italiana durante il Medioevo e il Rinascimento. In cambio dei loro servigi spesso ottenevano titoli nobiliari e feudi personali. Martinengo fu uno di questi feudi, ma dopo secoli di stasi economica, riuscì a risorgere solo nel Settecento con il rifiorire dell’industria tessile e la nascita delle filande di seta.

Martinengo dall’alto. Fonte: Wikipedia

Il suo impianto a croce è costituito da due direttrici, una est-ovest lungo le vie Locatelli e Tadino e una nord-sud lungo via Allegreni e piazza Maggiore, vero cuore del borgo, su cui si affaccia anche l’ottocentesco Palazzo comunale.

Il convento di Santa Chiara, fondato dal Colleoni nel 1474, oltre alla torre campanaria e agli affreschi quattrocenteschi, è interessante per il chiostro, ricostruito nel XVII secolo. Oggi vi è annessa la Biblioteca comunale.

Martinengo
convento di Santa Chiara. Fonte: Wikipedia

La Casa-torre dei Colleoni è tutto ciò che rimane dell’antico castello di Martinengo mentre via Tadino è da ammirare per i suoi portici e cortili con logge del XVI secolo e per le facciate intonacate delle basse case.

La parrocchiale di Sant’Agata, con la facciata marmorea del 1848-1867, custodisce al suo interno numerosi dipinti di scuola bergamasca, fra cui opere di Enea Salmeggia e Gian Paolo Cavagna e il vicino oratorio di Santa Maria Maddalena è notevole per i suoi affreschi del Quattrocento.

chiesa di Sant’Agata. Fonte: Wikipedia

Poco distante troviamo la torre dell’Orologio, seicentesca ma di origine medievale, sotto la quale è l’antica spezieria con una storica insegna del 1639.

Martinengo
Torre dell’Orologio. Fonte: Wikipedia

A testimoniare l’antica importanza dell’industria tessile locale sono rimasti i resti del vecchio opificio del Filandone, dove sono state girate le scene del film L’albero degli zoccoli di Ermanno Olmi, Palma d’oro per il miglior film al festival di Cannes del 1978.

Filandone. Fonte: Wikipedia

A 6 km a nord di Martinengo, nel territorio comunale di Cavernago, si trova il castello di Malpaga, oggi aperto al pubblico. Anch’esso di proprietà di Bartolomeo Colleoni, è da notare soprattutto per gli ambienti interni con i suoi affreschi di scuola fiamminga e per quelli del salone d’onore eseguiti dal Romanino e dal Fogolino.

Castello di Malpaga
Castello di Malpaga, interni, piano superiore. Fonte: Wikipedia

Link utili: https://www.castellomalpaga.it/it/

Martinengo (BG)
Altitudine
: 149 m
Abitanti: 10.798

Come arrivare:

  • La stazione ferroviaria più vicina, sulla linea Milano – Venezia, è a Romano di Lombardia, a circa 6 km ed è collegata a Martinengo con un servizio di autobus
  • In auto, uscire a Seriate sulla A4 Torino – Trieste e proseguire per 13 km lungo la SS498

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Gianpaolo Palumbo

Classe 1990, laureato in Scienze Politiche. Appassionato di storia, arte e cinema. "Per avere una narrazione è sufficiente che ci sia un narratore, una storia e qualcuno a cui raccontarla" (Andrea Bernardelli, "La narrazione", 1999).

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