L’atletica leggera è uno sport individuale: si è soli contro tutti, anzi, peggio, si è soli contro il tempo. Unica eccezione sono le staffette. Se il compagno di squadra sbaglia non c’è nessun rimedio all’eliminazione. Quando il secondo staffettista sente il colpo di pistola, si mette in posizione di partenza perché sa che dopo dieci secondi arriverà il compagno come un treno in corsa, forse sbuffando anche un po’. Dopo lo scatto sentirà una parola convenzionale e dovrà tendere il braccio sinistro indietro con la mano aperta, sperando che il compagno appoggi il testimone, che dovrà stringerlo senza mai perderlo. Correrà per dieci secondi verso il terzo puma.
Allo stesso modo, nella società odierna, la collettività e le sue forme di associazione e aggregazione si organizzano come un lavoro di squadra. Ma cosa succede se un giocatore è più bravo di un altro? E cosa accade se invece il puma arriva zoppo?
Meritocrazia oggi: l’esempio scolastico e il mondo del lavoro
La definizione del termine meritocrazia potrebbe destare un po’ di spavento se si considera un’implicazione particolare del concetto: dare potere solo a quelle persone con un alto quoziente intellettivo e con attitudine al lavoro. Così, potrebbe accadere ipoteticamente quanto illustrato dallo scrittore Micheal Young, nel suo romanzo distopico L’avvento della meritocrazia: dal passaggio di potere ai meritocratici – coloro che hanno un quoziente intellettivo superiore e una grande capacità di lavorare – ne deriverebbe una forma di governo opprimente, fatta di persone arroganti e distanti dal popolo che organizza in seguito una rivoluzione.
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In Italia, Paese in cui spesso e volentieri il potere viene concesso alle lobby e non a chi davvero lo meriterebbe, una forma di meritocrazia si sperimenta forse a scuola, seppure con alcune eccezioni. Chi studia viene premiato, chi ha un quoziente di intelligenza superiore viene premiato, se si applica nello studio. I problemi sorgono quando si entra nel mondo del lavoro. Già passando nello stesso edificio, dalla figura di studente a quella di insegnante, si possono osservare con troppa frequenza episodi di totale ininfluenza della meritocrazia: utopicamente, l’insegnante migliore dei suoi colleghi dovrebbe avere uno stipendio ben più alto, dovrebbe avere un potere maggiore nei consigli di classe, mentre l’insegnante dal comportamento smaccatamente antieducativo dovrebbe essere rapidamente allontanato. Questo, però, non è previsto dal nostro sistema pubblico, e il sistema di merito che si vorrebbe inculcare nei giovani studenti paradossalmente non trova riscontro poi negli insegnanti.
Organizzazione del lavoro
Da un punto di vista prettamente lavorativo, l’Italia attualmente sembrerebbe non essere un Paese che dà troppe opportunità ai meritocratici. Basti pensare alla differenziazione degli stipendi.
Negli ultimi anni si è diffusa la tendenza all’outsourcing: aziende che utilizzano altre aziende per svolgere una parte di lavoro indispensabile per la realizzazione del prodotto finale delle prime. Così, ad esempio, un’azienda siderurgica il cui primo obbiettivo è produrre acciaio, si serve di altre imprese per organizzare il trasporto delle materie prime, per il carico del prodotto finito, per la pulizia dei locali, per il servizio di guardia notturno e diurno, per gestire la mensa per i propri operai e così via. Fino ad appaltare anche gli uffici di contabilità e l’ufficio paghe.
Dunque aziende nell’azienda: n buona sostanza cosa ne deriva? All’interno della stessa ditta ci sono persone che fanno lavori manuali, equiparabili dal punto di vista della professionalità e che si differenziano in maniera notevole per quanto riguarda la retribuzione. Ci sono operai siderurgici ben sindacalizzati, cha hanno una retribuzione più alta degli operai addetti al carico, cha fanno parte di aziende vincitrici di appalti in base a criteri strettamente economici. Se prima i lavoratori percepivano lo stesso stipendio, ora pur facendo lo stesso lavoro percepiscono stipendi diversi, anche in modo sostanziale. Per i lavoratori, guardare negli occhi un collega che fa il loro stesso lavoro ma percepisce due terzi della loro paga deve essere imbarazzante.
Dov’è allora la meritocrazia? Perché persone che fanno lavori molto simili, percepiscono paghe così diverse?
È un mondo del lavoro in cui cresce la fibrillazione. Si creano ingiustizie che creano nodi che ingarbugliano la trama, mentre queste disuguaglianze sociali andrebbero estirpate dalla radice. Eliminare invece quei garbugli che in Italia talvolta nascono semplicemente dall’eccesso vedrebbe il mercato del lavoro trarne vantaggio.
Lo Stato siamo noi
Se in famiglia un figlio non studia, non lavora, percepisce il reddito di cittadinanza e sceglie di non fare un lavoro stagionale perché altrimenti lo perderebbe, è compito dei genitori far sentire una voce contraria. Allo stesso modo, bisognerebbe capire che all’interno della società dovrebbe essere il singolo cittadino a intervenire, perché lo Stato siamo noi. I politici sono soliti andare dove pensano di ottenere la maggioranza dei voti, me è appunto il popolo a votare: il cambiamento può partire dal basso e dal piccolo, a nulla serve lamentarsi sempre degli altri.
Il testimone è stretto nella mano dei ragazzi, anche se il puma è arrivato zoppo.
Vito Leali
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