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MILANO

Piccolo omaggio a una Milano nascosta

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2 minuti di lettura

Ottobre 2020. Milano si scopre epicentro della seconda ondata della pandemia di Covid-19. Nel corso della sua lunga storia ne ha affrontate (e superate) tante: stiamo certi che supererà anche questa. Intanto, però, le notizie che arrivano dai notiziari sono sconvolgenti. Si può solo aspettare l’agognata flessione nella curva dei contagi. Nemmeno chi scrive può fare granché, o forse una cosa la può fare. Può ripensare alla bellezza discreta del capoluogo lombardo, nell’attesa di viverla di nuovo. E, già che c’è, può raccontarla in queste poche righe, in una sorta di viaggio immaginario, che si spera possa tornare presto reale. È solo un piccolo omaggio a Milano, nella speranza che, a emergenza finita, tante e tanti scelgano di ridarle linfa vitale e visitarla, magari andando controcorrente e scoprendo i suoi angoli più insoliti. In questa piccola guida non vi parleremo del Duomo, promesso.

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La Milano liberty

Il viaggio comincia a una stazione della M1: Palestro. Una volta usciti in superficie, vi ritroverete in corso Venezia, la strada che collega piazza San Babila ai Bastioni di Porta Venezia. Per dimenticare momentaneamente il traffico cittadino, svoltate in via Serbelloni, e da lì subito in via Cappuccini. Se vi avvicinate ai cancelli di Villa Invernizzi, al civico 7, noterete all’istante qualcosa di molto insolito: un placido stormo di fenicotteri nel giardino. Uno spettacolo piuttosto insolito in una metropoli, vero?

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I fenicotteri di Villa Invernizzi. Da: hotelwindsormilan.com

Adesso avete due possibilità. Potete tornare sui vostri passi e percorrere tutta via Serbelloni fino ad arrivare alla splendida Villa Necchi Campiglio (sta a voi scegliere se concedervi una visita guidata della villa o se preferite sorseggiare un caffè a bordo piscina nel giardino della villa, aperto al pubblico). Oppure, potete proseguire in via Cappuccini e ammirare l’architettura liberty di Palazzo Berri Meregalli.

Quando volete, tornate in corso Venezia e superate i Bastioni di Porta Venezia. Il consiglio è di passeggiare col naso in su per il quartiere, ricco di splendidi edifici. Per rimanere davvero a bocca aperta, raggiungete via Malpighi, poco distante dai Bastioni. Al civico 3 sorge, infatti, Casa Galimberti, realizzata fra il 1903 e il 1905 da Giovanni Battista Bossi e considerata uno dei più fulgidi esempi di liberty meneghino. Sulla facciata potrete ammirare i caratteristici balconi in ferro battuto e, soprattutto, meravigliose decorazioni in ceramica.

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Casa Galimberti. Da: wikipedia.org

Il Villaggio Operaio di via Lincoln

C’è un’altra chicca sconosciuta a chi si limita alla “vasca” tra il Castello Sforzesco e il Duomo: il Villaggio Operaio di via Lincoln, noto anche come Quartiere Arcobaleno. Da Porta Venezia, raggiungerlo è molto semplice. Se avete voglia di camminare, percorrete viale Piave fino a piazza Cinque Giornate; se invece siete un po’ stanchi, vi basta saltare sul tram 9. Da piazza Cinque Giornate imboccate la parallela via Cellini, per poi svoltare in via Lincoln dopo pochi metri. Quello che si parerà davanti ai vostri occhi è un complesso di villette dalle tinte pastello circondate da palme, realizzato alla fine dell’Ottocento e recentemente nominato bene FAI. Uno dei luoghi più calmi e suggestivi di tutta Milano, a nemmeno due chilometri dall’inflazionato Duomo.

Il Quartiere Arcobaleno. Da: milanotoday.it

 


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Francesca Cerutti

Classe 1997, laureata in Lingue per l'impresa e specializzata in Traduzione. Sempre alla ricerca di storie che meritino di essere raccontate. Nel 2020 è stato pubblicato il suo romanzo d'esordio, «Noi quattro nel mondo».