fbpx
mistica

La concezione della mistica tra Pseudo-Dionigi e Eckhart

Teologia negativa e mistica renana a confronto. Quali sono le interpretazioni di Dio proposte dai due filosofi?

13 minuti di lettura
E lui che incombe
Nel centro della mente
In assoluta fissità:
né dire sai se ombra o luce.
[…] Né volto
Né immagine
Né segno alcuno
Nulla: più che il vuoto
Un nulla.

Questi versi sono tratti da una delle più belle raccolte poetiche italiane di fine secolo, ovvero Canti Ultimi[1], del poeta e sacerdote friulano David Maria Turoldo. Mario Luzi, esprimendosi a proposito di questa silloge così estrema e liminare, parlò di una «caccia» che fonde mistica e teologia, filosofia e letteratura, tramite la poesia o il «canto» che, nel suo atto stesso di darsi, vuole tendere un ponte tra il divino e l’umano[2].

A ben leggere, infatti, in questi versi viene proposta un’identificazione estrema tra quello che per un religioso non può che essere il Lui per eccellenza, il divino, l’Essere secondo una prospettiva teologica, e quello che apparentemente rappresenterebbe il suo opposto: ovvero il Nulla, il vuoto inteso come assenza di presenza.

La grandezza di alcune opere sta proprio, però, nella capacità di richiamare con parole semplici mondi filosofici complessi e molto lontani nel tempo. Di questi «mondi lontanissimi», per dirla alla Battiato, si parlerà in questo articolo.

Leggi anche:
Perché ci mancherà Franco Battiato

La mistica di Pseudo-Dionigi

I versi sopra riportati hanno a che fare con la mistica ovvero quella branca della teologia che ha per oggetto il ritorno dell’uomo a Dio, ma anche la riflessione attorno alla sua dicibilità e ai suoi attributi. Tale filone del pensiero medievale si sviluppa a partire dal Neoplatonismo cristiano con figure come Origene, Proclo e Agostino. La figura centrale, tuttavia, è quella dello Pseudo-Dionigi ovvero il filosofo probabilmente vissuto negli ultimi anni del V sec. d.C. e che per tanti anni si è creduto fosse il primo vescovo di Atene, convertito dal celebre discorso di Paolo all’Aeropago riportato negli Atti degli apostoli.

Sulla scorta di intuizioni plotiniane, lo Pseudo-Dionigi introdurrà nell’ambito della teologia cristiana la distinzione tra la cosiddetta teologia positiva o catafatica e quella negativa, o apofatica. Quella positiva definisce il concetto e gli attributi di Dio a partire dai nomi delle cose create. L’altra, quella negativa, converte questa onni-dicibilità in indicibilità divina in ragione del fatto che, essendo la divinità «sopra-sostanziale, super divina e super buona[3]», l’unico modo per poter correttamente definire la sua essenza non è dire ciò che è – in quanto solo Dio è, veramente, mentre gli attributi con i quali di volta in volta viene definito (Amore, Bontà, Sapienza, ecc.) non sono che una parte della vera essenza divina – ma solamente dire dell’Essere ciò che non è. Pertanto, arrivando a negare ogni determinazione sensibile ed intellegibile del divino, si arriva al paradosso che Dio coincide con il Nulla ovvero con nessuna delle cose finite. Unico modo, per le creature dotate di intelletto, di pensare Dio è dunque il «silenzio mistico».

Leggi anche:
Intorno al contributo dell’ultimo Foucault

In un passo del breve ma capitale trattato di Pseudo-Dionigi, la Teologia mistica, tramite il procedimento negativo, si giunge a negare ogni possibile definizione dell’Essere poiché il solo fatto di essere un attributo implicherebbe che l’Essere non ne sia un altro:

Diciamo, dunque, che la causa di tutte le cose e che sta al di sopra di tutte non è né senza sostanza, né senza vita, né senza ragione né senza intelligenza; tuttavia non è un corpo, né una figura né una forma, e non ha quantità o qualità o peso; non è in un luogo; non vede, non ha un tatto sensibile; non conosce disordine e perturbazione; non è debole né soggetta agli errori sensibili; non ha bisogno della luce, non subisce mutamento o corruzione o divisione o privazione o diminuzione; non è alcuna delle cose sensibili, né le possiede […] Non è nulla di ciò che noi o qualche altro degli esseri conosce, e non è nessuna delle cose che non sono e delle cose che sono; dal momento che supera ogni affermazione la causa perfetta e singolare di tutte le cose, e sta al di sopra di ogni negazione l’eccellenza di chi è sciolto assolutamente da tutto e sta al di sopra dell’universo.[4]

L’unione col divino

Affiancato al tema della nullità divina emerge, nello Pseudo-Dionigi, un altro aspetto fondamentale della mistica di ogni tempo ovvero la questione dell’unione col divino. Se, infatti, Dio «non è nulla di ciò che noi o qualche altro degli esseri conosce» come si potrà raggiungere, e con quale strumento, quello che è il disvelamento finale di ogni mistica ovvero «l’indiamento», il congiungimento dell’Ente con l’Essere? Della questione se ne occupa lo stesso Pseudo-Dionigi, sempre in un passo della Teologia mistica, analizzando l’incontro sul Sinai tra Dio e Mosè, il quale «non ha rapporto diretto con Dio e non lo vede, ma solo vede il luogo dove egli era» e «penetra nella caligine veramente segreta dell’ignoranza». Solo allora, Mosè sarà «capace di conoscere al di là dell’intelligenza con il conoscere nulla»:

e quindi dopo avere udito le trombe dai molti suoni e avere visto molte luci che emanavano raggi puri e diffusi in molte parti Mosè vide la tenebra luminosissima e mediante la privazione della vista e della conoscenza poter vedere e conoscere ciò che sta oltre la visione e la conoscenza con il fatto stesso di non vedere e di non conoscere. […] Adunque la Causa buona di tutte le cose si può esprimere con molte parole e con poche, ma anche con l’assenza assoluta di parole; infatti, per esprimerla non c’è parola, né intelligenza e si rivela solo a coloro che penetrano la caligine dove veramente risiede, colui che è al di là del tutto.

Il congiungimento con Dio, per Pseudo-Dionigi, è la liberazione dalla conoscenza intesa come sapienza delle cose sensibili che appartengono ma non riescono a definire Dio. Ma è anche approdo alla totale assenza di parola, ad un silenzio ontologicamente pieno proprio perché soprasensibile e sopra-sostanziale.

Meister Eckhart

La definizione «in negativo» della divinità richiama quella di un altro teologo, ovvero il tedesco Meister Eckhart (1260-1327/8), che parlerà di «oceano senza fondo della deità».

Per il teologo tedesco, contemporaneo di Dante, il distacco dalle immagini (come dal tempo e dalle parole) intese come rappresentazioni frutto di mediazione dell’anima con i sensi, costituisce un passaggio ineludibile nel processo mistico di accoglimento nel divino.

Leggi anche:
Addio a Jean-Luc Nancy: il filosofo dell’«essere-con»

­­In un passo dei Sermoni[5], qui riportato, Eckhart postula l’esistenza di una «stanza» segreta nell’anima dove solo Dio accede in quanto unico Essere, non mediato da modi e rappresentazioni finite:

tutte le opere che l’anima compie, le compie per mezzo delle sue potenze, quel che conosce, lo conosce l’intelletto. Tutto il suo operare all’esterno si appoggia sempre su qualche elemento intermedio. Nell’essere, però, non v’è alcuna opera; infatti, le potenze con cui essa opera, fluiscono dal fondo dell’essere, e in questo fondo tace il «mezzo». Questo fondo è infatti, per sua natura, accessibile soltanto all’essenza divina, senza mediazione, e a nient’altro. Dio entra qui nell’anima con la sua interezza, non con una parte. Nessuno tocca il fondo dell’anima se non Dio solo.

Eckhart teorizza, dunque, un luogo-non luogo in cui il divino instilla nelle sue creature una scintilla. Ma come può l’individuo unirsi, raggiungere questa scintilla? In un passo sempre dello stesso sermone, il teologo medievale prova ad offrire una via a questa unione:

Tali uomini devono sapere che la cosa migliore e più nobile per giungere a questa vita è tacere, lasciar parlare ed operare Dio. Questa parola viene pronunciata là dove tutte le potenze si ritirano dalle loro opere e immagini. Perciò è detto: «In mezzo al silenzio fu parlata a me la parola segreta».

La scintilla del divino

Nell’ottica di una distinzione sensibile ed intellegibile dell’anima, Eckhart, sulla scorta della tradizione mistica renana che comincia con Alberto Magno, parla di una tensione dell’anima volta verso il mondo cioè verso ciò che è creato e percepibile con i sensi e un’altra che tende verso Dio e l’inconoscibile. Mentre una tende a confrontarsi con le cose, a esteriorizzarsi e a darsi nel mondo; l’altra tenderebbe a interiorizzarsi, rifugiandosi nell’interiorità dell’interiorità. In questo luogo-non-luogo che Eckhart chiama Grund und abgrund (ovvero, fondo senza fondo), l’intelletto umano «afferrato in Dio nella sua purezza, vive» poiché «in esso (nel fondo dell’anima) è senza posa la Luce divina e vi opera, solamente l’anima non lo sa, perché essa non è a casa sua».

Giuseppe Cavaleri

Non abbiamo grandi editori alle spalle. Gli unici nostri padroni sono i lettori. Sostieni la cultura giovane, libera e indipendente: iscriviti al FR Club!

Segui Frammenti Rivista anche su Facebook e Instagram, e iscriviti alla nostra newsletter!


[1] David Maria Turoldo, Canti Ultimi, Garzanti, Milano, 1991

[2] Mario Luzi, XXXIII, in Nel lucido buio- ultimi versi e prose liriche, a cura di G. Luzzi, cit., pp.76-77

[3] Pseudo-dionigi, Teologia mistica, in Tutte le opere: Gerarchia celeste, Gerarchia ecclesiastica, Nomi divini, Teologia mistica, Lettere; traduzione di P. Scazzoso; introduzione, prefazioni, parafrasi, note e indici di E. Bellini, Milano, Rusconi, 1981.

[4] Pseudo-dionigi, Teologia mistica, in Tutte le opere: Gerarchia celeste, Gerarchia ecclesiastica, Nomi divini, Teologia mistica, Lettere; cit., pp. 413-414.

[5] Meister Eckart, Sermoni tedeschi, Milano, Adelphi, 2001

Redazione

Frammenti Rivista nasce nel 2017 come prodotto dell'associazione culturale "Il fascino degli intellettuali” con il proposito di ricucire i frammenti in cui è scissa la società d'oggi, priva di certezze e punti di riferimento. Quello di Frammenti Rivista è uno sguardo personale su un orizzonte comune, che vede nella cultura lo strumento privilegiato di emancipazione politica, sociale e intellettuale, tanto collettiva quanto individuale, nel tentativo di costruire un puzzle coerente del mondo attraverso una riflessione culturale che è fondamentalmente critica.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.