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Nari Ward a Milano e l’Oscurità Dorata del Mediterraneo

Sempre più spesso l'arte contemporanea affronta le più importanti tematiche di attualità. Un esempio è Gilded darkness di Nari Ward, che accende un faro sul dramma dei migranti e sulla disinformazione.

6 minuti di lettura

Gilded darkness è il titolo del nuovo progetto dell’artista giamaicano Nari Ward (1963, St. Andrew; vive e lavora a New York), curato da Massimiliano Gioni per Fondazione Trussardi. La mostra, allestita negli spazi esterni ed interni del Centro Balneare Romano (nel cuore di Milano), è stata aperta dal 12 settembre al 16 ottobre 2022.

Nonostante non siano presenti cartelli pubblicitari per le strade della città, chiunque frequenti la realtà milanese ha sicuramente visto almeno due delle opere presenti in mostra: Amazing Grace (un assemblaggio di oltre trecento passeggini trovati per strada) e Emergence Pool (un intervento sulla piscina esterna, interamente rivestita da coperte termiche dorate). Le due installazioni, proprio per il forte impatto visivo che hanno sullo spettatore, sono state largamente fotografate e condivise sui social.

Un’opera di denuncia

Emergence Pool in particolare è un progetto che merita un’attenzione in più, non solo per il messaggio estremamente attuale che vuole trasmettere (del resto anche le altre opere di Ward hanno un fortissimo legame con la contemporaneità), ma anche per la sua natura di intervento site-specific, progettato appositamente per il Centro Balneare Romano.

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Le coperte termiche dorate posizionate sulla superficie dell’acqua nella grande vasca esterna sono le stesse che vengono utilizzate per riscaldare i migranti che attraversano il Mediterraneo. La piscina diventa così un mare, concepito come tappa del “viaggio della speranza” ma tragicamente spesso anche come luogo di morte. Le coperte termiche non riscaldano, ma fluttuano sulla superficie dell’acqua come lapidi dorate di un cimitero senza nomi.  

Il progetto italiano

Questo tipo di intervento non è tuttavia nuovo al panorama artistico italiano. Nel giugno 2018 Giovanni de Gara (1977, Firenze; vive e lavora a Firenze) ha lanciato un progetto in collaborazione con Padre Bernardo Gianni per le porte d’ingresso dell’Abbazia di San Miniato al Monte, che sono state rivestite con lo stesso tipo di coperte termiche dorate utilizzate da Nari Ward. Il progetto ha riscosso un notevole interesse e si è ampliato, coinvolgendo più di 50 chiese cattoliche e protestanti in tutta Italia.

In entrambe le operazioni viene offerto un tributo alle vite stroncate dei migranti in viaggio verso un’Europa che per loro si configura come una Terra promessa: da qui il titolo scelto da De Gara, Eldorato, un richiamo storpiato al mitico paradiso terrestre dei naviganti, che con amara ironia riflette su come il nostro continente sia in realtà lontano dagli speranzosi ideali di chi lo raggiunge in cerca di un futuro migliore.

I pericoli dell’informazione

Eldorato, secondo l’interpretazione dell’artista, è un termine volutamente storpiato in riferimento ai concetti di fake news e contraffazione delle notizie. Quello della disinformazione è un problema che è stato portato all’attenzione pubblica soprattutto nel periodo della pandemia, e ancora oggi trovare una soluzione sembra improbabile.

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Nell’intervista per ArtTribune, alla domanda su quale per lui sia un tema davvero urgente nella realtà contemporanea, anche Nari Ward considera quella dell’informazione come una questione di primaria importanza:

Quello che mi interessa e mi preoccupa di più è il modo in cui le persone hanno oggi accesso alle informazioni, al modo in cui le processano e processano la storia. […] Il problema è il gradiente di verità delle informazioni che vengono trasmesse e le strutture che in alcuni casi vengono costruite per ammantare quelle informazioni di verità, per dare credibilità alla mistificazione della verità.

Un’ultima speranza

L’unica soluzione la propone nel corso della stessa intervista proprio l’artista giamaicano, che ritiene necessaria la «costruzione di un pensiero critico, che possa arginare i social media quando si fanno strumento di controllo». La speranza comune è che – siano le facciate delle chiese di De Gara o la piscina dorata di Ward – queste opere possano suscitare nello spettatore un’emozione superiore alla meraviglia, un sentimento più profondo di empatia verso l’Altro da noi. Un Altro che non può vedere né il Centro Balneare Romano né le nostre foto sui social perché in viaggio per una vita migliore o peggio, sperduto e mai sepolto nelle profondità del mare.

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Immagine in copertina da Fondazione Nicola Trussardi

Clarissa Virgilio

Studentessa di lingue e letterature europee ed extraeuropee a Milano, classe 2001. Durante gli anni della triennale di lingue, ho seguito un corso presso la NABA sulle pratiche curatoriali. Amo guardare ciò che ha qualcosa da dire, in qualsiasi lingua e forma.

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