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Naruto: chi sono io?

7 minuti di lettura

Se nel precedente articolo il dolore si è rivelato essere il Deus ex Machina all’interno del vasto mondo di Naruto, in questo verrà evidenziato un altro aspetto che l’autore, Masashi Kishimoto, ha reputato fondamentale: l’identità.

Il concetto d’identità

L’identità, nella sociologia, nelle scienze etnoantropologiche e nelle altre scienze sociali riguarda la concezione che una persona ha di sé nell’individuale e nella società. L’identità è l’insieme di caratteristiche che rende l’individuo unico e inconfondibile. L’identità non è immutabile, ma si trasforma con la crescita e i cambiamenti sociali.

Per George Herbert Mead, filosofo e psicologo sociale, l’identità è composta da due elementi in continua evoluzione: il Me e l’Io. Il primo rappresenta i comportamenti e gli atteggiamenti formati dall’interazione con gli altri. Il secondo, invece, ha la funzione di riflettere sul Me permettendo non solo al soggetto di fare scelte consapevoli, ma anche di distinguersi sia dagli altri che dai  passati.

Naruto identità
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Nel mondo di Naruto

Quest’elemento psicologico viene affrontato dall’autore in maniera tale da far comprendere al lettore l’importanza che questo ricopre nelle nostre vite. Sin dalle prime pagine capiamo l’importante correlazione tra il nome e l’identità del soggetto. Due tra gli esempi più lampanti sono il protagonista, Naruto Uzumaki, e i Cercoteri, che per quasi tutta l’opera vengono scherniti e denaturalizzati definendo il primo un’estensione della volpe, mentre i secondi vengono rilegati a semplici armi da usare nelle guerre.

Significative sono le parole di due personaggi all’interno dell’opera che esplicano questo processo di privazione dell’identità: il primo è Mizuki, personaggio secondario che compare nei primi capitoli e nel primo episodio della serie animata, che tende a unire la figura di Naruto a quella della volpe, rappresentando il pensiero stesso di tutti i membri del villaggio di Konoha. Mentre il secondo personaggio è Madara Uchiha, uno dei principali antagonisti, che, durante la Quarta Grande Guerra, nel tentativo di catturare i Cercoteri definisce quest’ultimi «Sudici mostri». Fondamentali saranno i capitoli 1 e 572 dove, nel primo, viene riconosciuta l’identità di Naruto da parte del maestro Iruka definendolo un ninja del villaggio, mentre nel secondo il protagonista conosce i nomi dei 9 Cercoteri che gli conferiranno il loro potere nelle lotte future.

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Obito Uchiha: Io sono Nessuno

Questo personaggio è senz’ombra di dubbio uno dei più complessi e riusciti all’interno dell’intera opera. Egli rappresenta parzialmente quella che Luigi Pirandello chiama «crisi dell’Io»: Obito, infatti, abbandona le convenzioni sociali e morali della società degli Shinobi e vive secondo le proprie leggi, cercando di attuare il piano «Occhio di Luna». Tuttavia, a differenza della definizione classica pirandelliana, egli usa la maschera e crea personaggi per autolegittimarsi: il più importante è senza dubbio il personaggio di Madara Uchiha, che gli ha permesso di essere riconosciuto come minaccia e come leader della sua organizzazione, l’Akatzuki. Esaustiva è l’affermazione che fa al protagonista prima di affrontarlo durante la Grande Guerra nel capitolo 564:

«Io sono Nessuno. Non voglio essere nessuno. Tutto quello che mi interessa è completare il progetto Occhio di Luna»

Questa frase non solo rappresenta la volontà del personaggio di non autodeterminarsi, definendosi, a tutti gli effetti, un semplice strumento per raggiungere il completamento del progetto; ma è anche una denuncia verso la realtà stessa, piena di sofferenza, per la quale non ha senso possedere un’identità. Piuttosto bisogna creare una nuova realtà (il mondo illusorio del progetto Occhio di Luna).

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Kabuto Yakushi: L’identità decentralizzata

Se per Obito l’identità non ha alcun significato in questa realtà, per Kabuto, invece, è l’opposto. Egli ha sempre vissuto una vita da spia che implicava un continuo cambio di personalità ed è proprio a causa di ciò che questo personaggio fa della ricerca del proprio essere la sua prioritaria ragione di vita. Opportunamente parafrasato, Kabuto rappresenta quella che in sociologia è chiamata decentralizzazione dell’identità. Stuart Hall affermava che l’identità non è qualcosa di fisso, ma deriva dalla consapevolezza di avere origini miste, dall’identificazione delle tradizioni, da una storia di vita autocostruita e da un’analisi critica delle tradizioni. Kabuto, rispetto agli altri personaggi, incarna questa visione tanto che, per avere un’identità forte, decide di iniettare dentro di sé il DNA del suo maestro e dei suoi compagni, prendendo in parola quello che gli disse Orochimaru tempo addietro:

«Se vuoi sapere realmente chi sei, non devi fare altro che raccogliere il maggior numero possibile di informazioni al mondo»

Significativo sarà il confronto/scontro con Itachi Uchiha, fratello di Sasuke, il quale dirà a Kabuto che imitare qualcuno è solo una scorciatoia e che così non troverà mai la ragione della sua esistenza. La vera forza sta nel perdonarsi e nell’accettare se stessi.

 

 

Niccolò Manai

Sono un ragazzo di 27 anni, curioso e voglioso di imbarcarmi sempre in nuove avventure. Sono laureato in Filosofia e in Sociologia. Ho una passione irrefrenabile per i videogiochi, fumetti e, ahimè, per la cioccolata.

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