Andare in giro nudi è spogliarsi dell’imbarazzo e lavarsi dalle convenzioni. Diseducarsi da gabbie mentali che si ritengono improprie non è immediato. Il lavoro è del corpo, che non si deve sottrarre, e della testa, che si deve sciogliere. Chi è nudo non ha filtri fisici, e tende a superare anche quelli mentali. Il nudo è più libero, e si può immaginare anche più autentico. Si è scelto l’appellativo di naturalista per indicare chi si riavvicina, tanto più radicalmente quanto più in contrapposizione con le regole del vivere sociale, alla natura. Per sentire un primordiale, viscerale, tattile contatto con questa misteriosa e sovrana entità, ci si spoglia, e si toccano le superfici con la pelle nuda.
Il nudismo diventa ostentato, e se ne staccano i naturalisti
Madri del nudismo sono la Germania e l’industrializzazione, che stancano e ingrigiscono i corpi e le teste. Spesso lo spogliarsi si accompagna alla ginnastica, al vegetarianesimo e alla danza. I suoi ambienti sono le spiagge e i campeggi e inizialmente la Danimarca, la Svezia, la Francia e la ex Jugoslavia sono i suoi Paesi. Oggi il carattere primitivo e genuino del nudismo si è in parte guastato, e il desiderio di ostentazione porta a praticarlo preferibilmente in compagnia, e a volte in ambienti esclusivi. Si staccano da questa deriva i naturalisti, che affermano di essere ancora animati dallo spirito delle origini. I naturalisti si esprimono spesso in casa, e molte volte in solitudine, per godere della propria libertà, senza vestirsi della luce dei riflettori.
Nudità non è provocazione
In una società oggi tanto viziata dalla mala pratica dello stupro, se una gonna troppo corta può essere considerata un plausibile incentivo all’aggressione, la nudità non può che essere vista come una provocazione. Sono ragionamenti frutto della superficialità, e di un pensiero forzato lungo binari troppo limitati. Nudità è estrema vulnerabilità, e la cultura del naturalismo disdegna le avances durante questa pratica sociale, perché essa stessa non venga svalutata e distorta.
Genitali che minacciano, l’integrazione sociale e l’incolumità personale
Una parte del movimento LGBTQIA rifiuta il naturalismo. Un’altra invece, per l’apertura mentale che caratterizza persone che già dalla nascita sopravvivono sui confini, lo accoglie benevolmente. Il limite è sottile nel concreto ma ben spesso nella sostanza, tra gli esibizionisti, i rivoluzionari e i timorosi, castigati dalle regole sociali. Alcune donne, in particolare quelle vittime di abusi, temono il naturalismo, che innesca ricordi frustranti. Il genitale è associato alla situazione malsana, per il fatto che in pochi altri contesti appare così, scoperto e sfrontato, senza adeguata introduzione.
Di consistenze diverse, le spiagge d’Europa
La pelle sfrega su una sabbia fine e bianca e si bagna di acqua trasparente alla spiaggia di Cala di Porto Ferro, a Sassari. Vira sui colori del verde e sui caratteri del selvaggio la spiaggia di Golfo Stella, all’Isola d’Elba. Nude ma attrezzatissime sono le spiagge di Cap d’Agde e Pampelonne, nel sud della Francia. Lunghissimi spazi per vivere senza filtri nella spiaggia per nudisti più famosa d’Europa: Playa d’Es Cavallet, a Ibiza. È invece un paesaggio di sassi quello della spiaggia di Brac, sull’Isola di Brac, Croazia, con l’aria ferma e il mare azzurrissimo. Buhne 16, Isola di Sylt, Germania rimane uno degli esempi più significativi nel Paese che ha visto nascere e crescere questo movimento di ritorno alla natura.
Fonte immagine di copertina: photos1.blogger.com. Foto di Spencer Tunick