Avete mai sentito parlare degli eterni stagisti?
Si tratta di una categoria di giovani, laureati o diplomati, alle prese con continui contratti di stage dai quali non riescono ad esimersi: rimangono intrappolati in una spirale di rinnovi sempiterni senza possibilità di assunzione. Certo, ci sono delle deroghe, casi di giovani a cui vengono proposti dei contratti come dipendenti; molto spesso però allo stagista si prospettano due alternative: cercare un altro impiego o sottoscrivere il nuovo contratto per altri cinque o sei mesi.
Se vi è capitato siete in buona compagnia: con voi c’è Emma De Tessent, o, come la definisce Alessia Gazzola, la «tenace stagista», protagonista del libro Non è la fine del Mondo.
Emma ha trent’anni e sta per terminare l’ennesimo periodo di stage presso una casa di produzione cinematografica, ma stavolta sarà diverso: è convinta che la società manterrà la promessa e l’assumerà a tempo indeterminato. Purtroppo la ragazza resta disillusa. Non solo non le viene accordato l’ingresso in azienda quale dipendente ma viene anche silurata. La società deve effettuare dei tagli e lei è la prima persona dalla quale cominciare.
Inizia così la sua ricerca di un impiego, tra colloqui e richieste di referenze che lei non possiede, fino alla svolta: una conoscenza di famiglia le organizza un incontro con il produttore di un’altra casa cinematografica. Il colloquio però si conclude con esito negativo.
Che fare? Adattarsi per sopravvivere perché, come lei stessa afferma, non può smettere di lavorare, ne sente la necessità:
Ho bisogno di lavorare. E non solo per i soldi, ma soprattutto perché sto scoprendo che, senza un posto in cui recarmi ogni mattina, senza la sicurezza di sentirmi parte di un motore produttivo, mi sento smarrita.
Una protagonista forte e allo stesso tempo fragile, che si attiene ai suoi principi e che, pur essendo tentata, alla fine decide di non scendere a compromessi e di non percorrere la via più facile solo perché «lo fanno tutti».
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Insomma, Non è la fine del mondo è una favola d’oggi, come ci anticipa l’autrice; una favola moderna che, pur essendo frutto di fantasia, rispecchia la realtà con cui devono confrontarsi i nostri giovani: la precarietà del mondo del lavoro, il volersi mettere in gioco per dimostrare a se stessi e agli altri il proprio valore, la disponibilità ad adattarsi e ad imparare, anche se questo comporta una deviazione dai propri sogni.
In una favola che si rispetti però non può mancare la figura del consigliere, dell’amico fidato che mette in guardia il protagonista e che, a modo suo, lo protegge: nel romanzo questo personaggio è uno scrittore anziano, Tameyoshi Tessai, e da cui Emma riceve aiuto e conforto. I loro incontri nella capitale ricordano vagamente le passeggiate a New York tra Woody Allen e Jason Biggs nella commedia Anything else, nella quale il celebre regista interpreta la parte di un autore che il protagonista incontra periodicamente in un parco e con il quale sfoga le sue frustrazioni.
La Gazzola presenta al lettore un’opera più volte definita d’evasione, in cui ha saputo dosare sapientemente l’umorismo all’elemento romantico senza risultare stucchevole: un libro leggero ma non per questo privo di contenuti e in cui in molti, soprattutto i più giovani, si ritroveranno.
Rossella Belardi
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