fbpx
Catalogo ragionato Lucio Fontana

Non forme, ma forze che fanno le forme

Nel Museo del Novecento di Milano viene presentato il nuovo volume del «Catalogo Ragionato di Lucio Fontana», l'opera che unisce e cataloga i lavori dell'artista.

10 minuti di lettura

Il 28 febbraio viene presentato il nuovo volume del Catalogo Ragionato di Lucio Fontana negli spazi a lui dedicati del Museo del Novecento di Milano. Il progetto dei cataloghi ragionati, editi dalla casa editrice Skira, nasce con il critico d’arte Enrico Crispolti, che curò il Catalogo Generale nel 1986 e collaborò alle nuove edizioni nel corso degli anni fino alla sua scomparsa nel 2018. Il Catalogo ragionato delle Sculture Ceramiche è curato da Luca Massimo Barbero, che nel 2013 già si occupò del volume dedicato alle opere su carta. Lo stesso Barbero è peraltro curatore della mostra Lucio Fontana: Sculpture, inaugurata quest’anno presso la Martha Jackson Gallery (dove Fontana realizzò la sua prima esposizione negli USA Lucio Fontana: Ten paintings of Venice nel 1961). Il certosino lavoro di catalogazione, archiviazione e selezione di oltre 2000 pezzi (di cui 1600 inediti) di Lucio Fontana è stato possibile grazie all’intervento della Fondazione Lucio Fontana, e in particolare alla sua presidentessa Silvia Ardemagni, nonché all’archivista Maria Villa (che si è occupata di redigere la biografia dell’autore all’interno di questa edizione). Nel corso della presentazione interviene Cino Zucchi, fondatore dello studio di architettura CZA-Cino Zucchi Architetti che da anni è impegnato nello studio dell’architettura milanese. È infatti autore dell’opera Asnago e Vender: l’astrazione quotidiana: architetture e progetti 1925-1970, sempre edita da Skira nel 1999.

Innovazione e ricerca nel «Catalogo ragionato di Lucio Fontana»

La collana dei cataloghi ragionati è, secondo Silvia Ardemagni, uno dei «cardini per la tutela dell’artista»: il processo di catalogazione delle sue opere, iniziato già nel 69 da Teresita Rasini Fontana, si è concretizzato con la nascita nel 1982 della Fondazione Lucio Fontana. «I cataloghi offrono delle linee di approfondimento e futura programmazione scientifica della Fondazione». Il catalogo, formato da due volumi, è diviso in due macro-sezioni: una orientata sul lavoro figurativo, l’altra legata allo Spazialismo e alla produzione più astratta dell’artista. Nonostante questa costruzione dicotomica, il catalogo permette di osservare il sincretismo fra figurativo e astratto, due concetti che convivono e sono in grado di fondersi nella produzione di Lucio Fontana. L’opera è divisa in quattordici sezioni, che hanno lo scopo di far confluire il corpus delle ceramiche in un’articolazione strutturata, senza dar però meno rilievo al lavoro di catalogazione storico-scientifica. Un lavoro lungo, fatto non solo di innovazione del punto di vista ma anche di un massiccio lavoro d’archivio; lavoro che Barbero, a ragione, definisce «sempre perfettibile, ma quasi perfetto».

«E se Lucio Fontana fosse stato soltanto uno scultore?»

È proprio da questa citazione di Enrico Crispolti che Maria Villa, autrice della biografia all’interno di questa edizione del Catalogo ragionato di Lucio Fontana, ricostruisce la vita dell’artista partendo da una prospettiva molto precisa. Si tratta di una biografia «inedita e non ortodossa», incentrata non tanto sulle esperienze personali quanto più sui «fatti artistici» di Fontana. Come lei stessa afferma, lo scopo di questo catalogo ragionato è di «superare lo stereotipo per cui la ceramica deve essere un medium destinato alla produzione di opere di serie B». La scelta stessa del titolo, rivela in seguito Barbero, è un punto di partenza per questo tipo di prospettiva di analisi: «sculture ceramiche», ossia una pratica artistica universalmente riconosciuta (la scultura) con la messa a fuoco sull’utilizzo del materiale; materiale che tuttavia non ne diminuisce il valore. Maria Villa vuole porre l’accento, fra le altre cose, proprio sulla formazione da ceramista di Fontana nel 1937, presso la Manifattura di Sèvres.

Leggi anche:
La felicità nelle «Attese» di Lucio Fontana

La necessità di rivalutazione, o per meglio dire di riconoscimento di validità della ceramica come materiale artistico, non è soltanto volontà dei curatori del catalogo. In una sua lettera del 1941 (citata all’interno della biografia), si può leggere come Fontana stesso sentisse il bisogno di esprimere il suo Essere artista nel mondo dell’arte per mezzo di questo materiale. Purtroppo, come Barbero afferma, «Era evidente che era difficile spostare un luogo comune», ossia che quella della ceramica fosse un’arte secondaria.

«Fenomeno Fontana»

«Iconico è un aggettivo terribilmente abusato. Oggi è iconico anche un laccio delle scarpe. Fontana oggi è veramente iconico per i famosi tagli, (ma è) fondamentale spostare la cronologia. La ricchezza sta nel riunire il Prima in un lavoro che raggruppi la scultura.»

Quando parla di «Fenomeno Fontana», Barbero si riferisce alla notorietà di massa acquisita dall’artista, soprattutto in Italia; in parole più semplici, fra i grandi nomi dell’arte contemporanea Fontana lo conoscono un po’ tutti, fosse anche solo come «l’artista dei tagli nelle tele». Ingenua o maliziosa che voglia essere questa definizione, si tratta in ogni caso di una limitazione estrema. Il corpus di opere di Fontana è ben più esteso, sia in numero che in temi e forme, dei soli Concetti Spaziali. Per quanto nessuno possa togliere iconicità al concetto del taglio della tela, è bene ricordare che Fontana vi arriva soltanto negli anni Sessanta, dopo un processo di sperimentazione artistica durato una vita intera. È proprio per rimarcare l’importanza del «Prima» che la produzione dei cataloghi ragionati diventa tanto importante, e quest’ultimo in particolare proprio se messo in relazione con la mostra di New York, che parla di scultura servendosi anche di produzioni non scultoree.

La ceramica di Fontana in Italia

Fontana in Italia gravita intorno a due centri culturali importanti, anche se molto diversi: Milano e Albissola.

Leggi anche:
Oltraggio alla tela: «Concetto Spaziale, Attese» di Lucio Fontana

Luca Massimo Barbero ricorda come nel 1947 l’artista fosse stato richiamato nel capoluogo lombardo, per aiutare a ricostruire una città mutilata dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale. Sono gli anni degli interventi sulle balconate del palazzo dei fratelli Latis in via Lanzoni, delle decorazioni sugli esterni degli uffici di via Senato, o ancora del fregio decorativo del Cinema Arlecchino (oggi acquisito da Fondazione Prada). In tutti questi casi, Fontana sfrutta come materiale principale la ceramica, contemporaneamente giocando con l’uso del colore: nelle decorazioni realizzate per il cinema, ad esempio, per la prima volta sulla ceramica vengono utilizzate vernici fluorescenti. In questo modo un materiale a lungo relegato nell’immaginario artistico a un passato fatto di piatti, piattini e servizi da tè, si trasforma in un nuovo mezzo per una sperimentazione totalmente inedita.

Dalla tradizione artigiana si sprigiona l’Universo

Viene ricordata infine Albissola, cittadina che un tempo Enrico Crispolti definì «capitale mediterranea dell’avanguardia europea in termini di immaginazione plastica». È qui che Lucio Fontana negli anni Trenta inizia la propria sperimentazione con la ceramica, proprio grazie alla secolare tradizione nell’uso di questo materiale, che rese noto il territorio di Albissola dal XV secolo. Durante gli anni trascorsi nella cittadina ligure, Lucio Fontana ha la possibilità di far evolvere la propria attività non solo di ceramista, ma di artista in generale. Se le sue opere richiamano inizialmente il figurativo, come il Ritratto di Esa Mazzotti del 1936, nel tempo la sua produzione ceramica viene sempre più dominata dall’astrazione: iniziano qui a spuntare le radici di quelli che, a breve, sarebbero diventati i principi dello Spazialismo.

«Trova ad Albissola degli stampi degli stampi di piatti classici lobati, già da anni facenti parte della tradizione artigianale ligure, e si serve di questi stampi cavandone fuori cavalieri improbabili e nature morte; sperimenta, creando universi mondi alla velocità di una Lucky Strike.»

Non abbiamo grandi editori alle spalle. Gli unici nostri padroni sono i lettori. Sostieni la cultura giovane, libera e indipendente: iscriviti al FR Club!

Segui Frammenti Rivista anche su Facebook e Instagram, e iscriviti alla nostra newsletter!

Clarissa Virgilio

Studentessa di lingue e letterature europee ed extraeuropee a Milano, classe 2001. Durante gli anni della triennale di lingue, ho seguito un corso presso la NABA sulle pratiche curatoriali. Amo guardare ciò che ha qualcosa da dire, in qualsiasi lingua e forma.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.