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Omaggio a Pier Paolo Pasolini alla Galleria Minima di Roma

Raccontare Pasolini non è facile; vasto è stato il suo percorso, assolutamente incollocabile il suo pensiero. Come sceglie di farlo la mostra Pier Paolo Pasolini - Da spazio espositivo a spazio espressivo a cura di Mario Tosto ?

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Ci sono personaggi che nascono con il dono dell’azione, con un connaturato bisogno d’intervento e di parola che li spinge ad indagare il mondo nella sua assoluta profondità, nei suoi aspetti più nascosti, nelle sue contraddizioni.

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Pier Paolo Pasolini è stato in tal senso uno dei più completi uomini di cultura che l’Italia e il mondo abbiano mai avuto; capace di adattare il suo innato ingegno creativo ai molteplici ambiti in cui la vita può declinarsi, animato dall’impulso di essere presente nel mondo e nella società in qualsiasi momento per trasmettere sempre, costantemente, valori di carattere universale.

Artista poliedrico e versatile, è stato al contempo poeta, critico letterario, scrittore, saggista, regista cinematografico e teatrale, figura di spicco in un panorama intellettuale arido e conformista e unica voce di denuncia di una società piccolo borghese, castrante e in pieno sviluppo.
Raccontare Pasolini non è facile; vasto è stato il suo percorso, assolutamente incollocabile il suo pensiero. Ogni tentativo di appropriazione è indebito, l’artista non si lascia intrappolare, la sua arte è libera, impura, non addomesticabile.

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In virtù di quest’innegabile evidenza, sei artisti contemporanei hanno deciso di ricordarlo a loro modo, ciascuno con una propria rappresentazione e nell’assoluta libertà d’interpretazione dello spettatore.
Mario Tosto, Giuseppe Palermo, Eros Renzetti, Paolo Bielli, Claudio Andreoli e Franco di Matteo, a quarant’anni dalla morte del grande poeta, hanno dato vita ad una mostra collettiva dal forte impatto emotivo, in cui ogni lavoro si tinge di poesia e lo sguardo del visitatore è catturato dalla potenza evocativa delle immagini.

Nel piccolo spazio della Galleria Minima in via del Pellegrino, a due passi dalla movida di Campo de’ Fiori, il curatore dell’esposizione Mario Tosto ha disposto in maniera eccellente le tele degli artisti (compresa la sua), in modo da restituire all’occhio dello spettatore i numerosi volti e le incredibili sfaccettature dell’intellettuale Pasolini.

Pasolini decameron

Una bellissima riproduzione di un fotogramma del Decamerone, ad opera di Renzetti, inaugura questo intenso percorso in cui il cinema si fonde con la scrittura, la poesia con la profetica opera d’invettiva e il vissuto personale si unisce all’assoluta genialità artistica.
Nel rappresentare Pasolini nelle vesti dell’allievo di Giotto, protagonista di una delle novelle della sua versione del Decameron, Renzetti pone l’accento su quella riflessione che lo stesso autore volle evidenziare nel film, ossia il rapporto inscindibile tra vita, sogno e arte.
Interpretato dallo stesso Pasolini, Messer Forese, qui trasformato in allievo del grande Giotto, veste i panni del Vulcano di Velàzquez e sogna un affresco vivente dei Novissimi per poi pronunciare la famosa frase: «Perché realizzare un’opera quando è così bello sognarla soltanto?».
Una riflessione importante sul Pasolini regista a tratti visionario, sicuramente provocatorio e ben rappresentato dall’apparentemente ingenuo allievo che è qui reso da Renzetti in un’efficace chiave biografica.

Mario Tosto è più moderno, quasi warholiano nella sua rappresentazione di Pasolini come poeta laureato dal volto diviso in sezioni di colore e con gli inconfondibili occhiali dalla montatura nera.
Eprimendosi, come gli è proprio, soprattutto attraverso il linguaggio del viso, Tosto dà vita ad un’immagine nuova, dove la combinazione dei colori rappresenta le molteplici sfaccettature dell’artista: in costante movimento e instancabile ricercatore di verità.

Pasolini tosto

Una verità voluta e affermata anche nelle sue pellicole, prima fra tutte il meraviglioso affresco di Accattone, quasi un estremo atto d’amore verso una realtà ormai scomparsa e qui ricordata dal bel lavoro di Bielli, che riunisce, all’interno di cerchi, i principali protagonisti della pellicola, soffermandosi sullo sguardo duro e spaesato di Accattone/Citti e sulla bonaria spavalderia degli amici di borgata.

C’è chi, in relazione a Pasolini e alla capacità di prevedere gli sviluppi della società, ha parlato di “inattualità” del suo pensiero, senza tener conto che, in realtà, se c’è un dono di cui il poeta è stato dotato, è proprio quello dell’essere sempre attuale. La sua poesia, la sua arte si prolungano sino a noi con la forza di chi ha sempre guardato oltre le lotte di potere, oltre la società dei consumi e lo sviluppo capitalistico.
La forza delle sue parole e il silenzio, che vergognosamente ha accompagnato in tanti anni la sua lezione, ha, tuttavia finito, in qualche modo, per preservarla, rendendola ancor oggi attuale e intatta come i fili della tela di Giuseppe Palermo, che dal Pasolini ritratto si dipanano e si allungano ad indicare la prosecuzione e l’efficacia del suo messaggio.

Pasolini accattone

Le “previsioni” pasoliniane vengono ricordate con voce carica di emozione da Sarina Aletta, poetessa e amica del grande intellettuale, che ne ripercorre la storia declamando le dolci poesie di Casarsa dedicate alla madre, l’incontro alla Casa della Cultura in via Arenula, la pubblicazione dei primi volumi e la grande Profezia di Alì dagli occhi azzurri, tremendamente attuale e identificabile, oggi, nelle barche di fortuna attraversanti il Mediterraneo.
Con quarant’anni d’anticipo Pasolini aveva visto e interpretato il sogno e le speranze di uomini e donne (allora provenienti dal nascente Terzo Mondo), la paura che dipinge i migranti come ladri e terroristi («usciranno da sotto la terra per rapinare / usciranno dal fondo del mare per uccidere / scenderanno dall’alto del cielo per espropriare»), ma anche la grande umanità e fratellanza di cui questi sono portatori, in un mondo dove si accetta il rispetto dei beni, ma si nega dignità agli uomini («per insegnare ai compagni operai la gioia della vita /per insegnare ai borghesi la gioia della libertà / per insegnare ai cristiani la gioia della morte»).

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La capacità di previsione è ancora più evidente, in maniera drammatica, se pensiamo agli sviluppi che la sua azione e la sua vita hanno avuto, nell’opera apparentemente indecifrabile di Claudio Andreoli, in cui una celebre foto del poeta è affiancata al marchio della banca Barclays, riprodotto perfettamente come in una pubblicità.

Una citazione dotta, figlia del ricordo di quelle parole dure pronunciate nero su bianco dalle colonne del Corriere della Sera in un articolo datato 14 novembre 1974 e intitolato Che cos’è questo Golpe?:

«Io so. Io so. Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato “golpe”. Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969. Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974. Io so i nomi del “vertice” che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di “golpe”, sia i neo-fascisti autori materiali delle prime stragi, sia infine, gli “ignoti” autori materiali delle stragi più recenti. Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi, opposte, fasi della tensione […]».

Pasolini aveva avanzato dubbi, espresso pubblicamente le sue perplessità sulle possibili connessioni tra le Stragi di Stato, i poteri forti, i servizi internazionali, politici e banchieri e aveva fatto notare come la “Strategia della Tensione” fosse cominciata il 12 dicembre 1969, con l’esplosione della bomba in Piazza Fontana, sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura.

Ecco allora il richiamo alla banca, seppur non la stessa, evidente simbolo dell’attacco, ma anche del tragico destino che da allora in poi perseguitò Pasolini.

Barclays

Come ricorda l’Aletta, «ancora ci si chiede se è stato un delitto di Stato». Non lo sapremo mai, forse perché è più comodo così, forse perché è più facile non rimuovere dall’oblio la figura imponente di Pasolini.

Mario Tosto dichiara di aver voluto allestire questa mostra per «celebrare un grande intellettuale, da molti apprezzato ma mai pienamente amato» ed è impossibile dargli torto, in un Paese in cui i suoi film vengono proiettati solo nei cinema d’essai, nei circoli culturali e, in improponibili orari notturni, in tv.

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Negli anniversari della sua morte vengono trasmessi brevi spezzoni di interviste, le grandi catene espongono (ma non troppo) in vetrina i suoi libri e i politici si riempiono la bocca di belle parole, dimostrandosi però sempre pronti a strumentalizzare la sua poesia Vi odio, cari studenti.
Pasolini è oggi un illustre sconosciuto, perché è più comodo ricordarlo con ipocrisia e superficialità, due dei più grandi mali del mondo da lui stesso odiati con fermezza.
Riscoprirlo vorrebbe dire guardare in profondità, scoperchiare un pericolosissimo vaso di Pandora; va fatto, il più presto possibile.

Pier Paolo Pasolini – Da spazio espositivo a spazio espressivo
a cura di Mario Tosto
dall’8 maggio al 27 giugno 2015
Galleria Minima – Arte Contemporanea
Via del Pellegrino, 18 (Campo de’ Fiori)
Ingresso libero
Orari: dal martedì al sabato dalle 16.30 alle 19.30 o su appuntamento

Pasolini

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Ginevra Amadio

Ginevra Amadio nasce nel 1992 a Roma, dove vive e lavora. Si è laureata in Filologia Moderna presso l’Università di Roma La Sapienza con una tesi sul rapporto tra letteratura, movimenti sociali e violenza politica degli anni Settanta. È giornalista pubblicista e collabora con riviste culturali occupandosi prevalentemente di cinema, letteratura e rapporto tra le arti. Ha pubblicato tra gli altri per Treccani.it – Lingua Italiana, Frammenti Rivista, Oblio – Osservatorio Bibliografico della Letteratura Otto-novecentesca (di cui è anche membro di redazione), la rivista del Premio Giovanni Comisso, Cultura&dintorni. Lavora come Ufficio stampa e media. Nel luglio 2021 ha fatto parte della giuria di Cinelido – Festival del cinema italiano dedicato al cortometraggio. Un suo racconto è stato pubblicato in “Costola sarà lei!”, antologia edita da Il Poligrafo (2021).

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