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Only Lovers Left Alive

«Only Lovers Left Alive»: gli oltreuomini nietzscheani di Jim Jarmush

7 minuti di lettura

C’è sempre un nuovo modo di raccontare storie già raccontate. Le variabili sono tante e giocare con esse, senza cadere nella reiterazione, è un’arte difficile.
Per questo molti critici hanno storto gli occhi quando, nel 2013, Jim Jarmush ha presentato il suo Only Lovers Left Alive, in italiano Solo gli amanti sopravvivono, un film che vede come protagonisti due vampiri. E a nulla valeva il marchio di una produzione indipendente: il sentore di una versione altolocata e pretenziosa di una moda stantia, cominciata con Intervista col vampiro e sporcata nel mondo pop-adolescenziale con Twilight, era troppo forte per consentire una visione del film priva di ogni tipo di pregiudizio. Ragion per cui, seppur acclamato dalla critica,  Only Lovers Left Alive si è subito incastrato in una nicchia molto nascosta, lontana dalle luci anche di quegli spettatori che fanno del cinema indipendente l’unico spiraglio per una cinematografia ancora libera da ogni forma di influsso mainstream.

Eppure Only Lovers Left Alive dal mondo della tradizione cinematografica vampiresca ha ereditato molto poco. I protagonisti sono due vampiri, interpretati magistralmente da Tilda Swinton e Tom Hiddleston, che vivono in un isolamento autoimposto e fatto di arte, collezionismo e musica. Il mondo esterno, quello degli umani, è un’interferenza fastidiosa. E con gli umani, chiamati zombie, i vampiri vogliono avere a che fare il meno possibile. Si crea, si apprezza, ci si ciba di quelle bellezze che hanno a che fare molto con l’umanità, poco con l’uomo. In questo distacco, però, si perde il conto dei giorni (o meglio delle notti) e la necessità del contatto diventa inevitabile. Adam e Eve, questo il nome dei protagonisti, decidono di riunirsi, dopo un periodo di distacco, e di sommare le proprie solitudini per trovare un conforto che i due, e in particolare Adam, hanno perduto. I loro nomi non sono casuali: come i rispettivi personaggi biblici, Adam e Eve sono stati dannati, ma questa dannazione ha dato loro la forza di un terzo occhio, una conoscenza della bellezza che gli zombie (ossia gli umani) hanno quasi totalmente abbandonato. Non a caso, il sangue degli umani è in gran parte “infetto” e inutilizzabile per il sostentamento.

Dotato di una trama effimera, Only Lovers Left Alive si adagia sulla scia di quel nuovo filone cinematografico del film avulso da ogni genere standardizzato. Non è un fantasy né un thriller, non è una commedia né un film drammatico. Si tratta di una storia piena di citazioni storiche, letterarie e musicali, che utilizza un tema trito e ritrito per mostrare un disagio, una doppia malattia dei protagonisti e degli antagonisti (gli uomini).

Tilda Swinton, pallida ed emaciata, si trasforma, senza neppure tanto sforzo, in una vampiressa carismatica e affascinante. Visto in lingua originale, il film è una magia linguistica di termini desueti, trattenuti nei secoli che lei stessa ha vissuto.

Le città

Non è un caso che le due città in cui la storia è ambientata siano Detroit e Tangeri. La prima è l’esemplificazione della desertificazione urbana: passato il boom industriale, Detroit dimezza i suoi abitanti, resta una conchiglia semivuota in cui è più facile riuscire a rincorrere l’eco di una bellezza scomparsa. Così, diventa il luogo ideale per riprese notturne fatte di strade e teatri trasformati in parcheggi, club underground e palazzi abbandonati. Tangeri, invece, è un crocevia di persone e storie diverse. I suoi vicoletti secolari si trasformano in un percorso immutato nel tempo e i caffè notturni sono il luogo del ritrovo di anime che praticano l’arte. Lo spazio della sicurezza e della costanza. Così, come in una versione cinematografica de Le città invisibili di Calvino, i luoghi diventano somma delle percezioni di chi le vive e le ha vissute: Detroit è la bellezza mutilata, Tangeri è la bellezza eterna. E, con le loro differenze, le città rispecchiano anche le vite dei due protagonisti: Adam, disilluso e abbandonato al piacere della solitudine; Eve, ossessionata dalla bellezza della letteratura e della storia dei manufatti.

Solo gli amanti sopravvivono

L’oltreuomo

Adam e Eve sono simili tra i dissimili: nonostante la loro natura, mal si adattano ai comportamenti stereotipati incarnati invece dal personaggio di Ava, sorella di Eve. Questa loro unicità li porta ad un’elezione comportamentale che li rende simili alla figura dell’oltreuomo, teorizzata da Nietzsche: individui che puntano alla felicità tramite la creazione e che si contrappongono alle ipocrisie delle masse. Eppure, in questa loro superiorità, si nasconde ancora un tormento sottile, un’insofferenza tipica della natura umana, la cui impossibile conciliazione con la sopravvivenza li porterà ad un ritorno agli istinti della forza che avevano fino ad allora rinnegato. A sopravvivere, alla fine, non è però l’oltreuomo, ma il complesso meccanismo di un binomio che solo insieme, come amanti, hanno.

«Quando due particelle intrecciate si separano e le due parti vengono allontanate l’una dall’altra, anche ai capi opposti dell’universo, se si altera o si influenza una delle due, l’altra subirà la stessa modifica o alterazione»

Only Lovers Left Alive è un lungometraggio pieno di spunti, citazioni, riferimenti, il film manifesto di un cinema colto che è andato, negli ultimi anni, un po’ scemando a favore di un realismo a volte più intenso ma meno ispirante. Una perla del 2013, la prova che il cinema indipendente può rendere nuovo, interessante e illuminante anche quello che le grandi produzioni hanno reso un fenomeno pop privo di ogni peculiarità.

 

Gianluca Grimaldi

Napoletano di nascita, milanese d'adozione, mi occupo prevalentemente di cinema e letteratura.
Laureato in giurisprudenza, amo viaggiare e annotare, ovunque sia, i dettagli che mi restano impressi.

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