Giunti alla fine di questo 2015 è tempo del classico “pagellone” di fine anno. Anche noi de Il fascino degli intellettuali abbiamo pensato di dare un voto ai politici – italiani e non – che hanno segnato in positivo e in negativo questa annata. Ne abbiamo scelti dieci, simbolicamente, ma ovviamente aspettiamo anche i vostri suggerimenti e i vostri commenti.
François Hollande
Ultimo posto per il presidente francese. Certamente non capitato nel momento più felice per la Francia colpita dai due attentati di gennaio e novembre, Hollande, tuttavia, ha perso tutte le occasioni possibili per fare bene. Ci si sarebbe aspettati molto di più da un leader socialista, ma quello che ha saputo fare nel 2015 è stato inginocchiarsi all’egemonia tedesca in Europa, rifiutare ogni tipo di aiuto alla Grecia di Tsipras, accanirsi ostinatamente nella guerra in Medio Oriente, provocando le conseguenti reazioni dell’ISIS, rispondere all’emergenza privando i cittadini francesi dei diritti di base, rievocare una sorta di maccheronico imperialismo, e, non ultimo, proporre una modifica della Costituzione. Non certo un bel bilancio. Voto: 1
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Denis Verdini
Stampella del governo Renzi, Verdini prende un posto nella nostra classifica senza nessun merito personale, se non quello di essere la triste e impietosa testimonianza di una classe politica italiana ormai incapace di distinguere tra destra e sinistra, tra buona e cattiva politica, tra vecchio e nuovo, tra conservazione e innovazione. Voto: 2
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Sergio Mattarella
Presidente mai pervenuto. Se il ruolo del Presidente della Repubblica è quello di essere un punto di riferimento morale e politico per il paese, Mattarella si è mostrato essere, come ampiamente prevedibile, un politico sbiadito e incolore, incapace di iniziativa e assolutamente non influente nella vita quotidiana degli italiani. Se il suo predecessore Giorgio Napolitano era stato un interventista deciso, Mattarella ha perso la possibilità di incidere positivamente nella politica italiana, ritirandosi in un silenzio assordante. Voto: 3
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Silvio Berlusconi
Ormai figura in caduta libera, il leader di Forza Italia ha in mano un partito in frantumi. L’impossibilità di candidarsi mette Berlusconi di fatto fuori dai giochi, ma è la rivoluzione renziana del Partito Democratico ad aver fatto terra bruciata intorno all’ex Cavaliere, che deve, impotente, guardare i suoi ex fedelissimi abbandonarlo per salire sul carro del vincitore. Fine tragica e triste che è culminata nel Requiem pronunciato in piazza a Bologna tra i nuovi-vecchi Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Voto: 4
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Matteo Salvini
L’indubbia crescita della Lega è un suo merito. Rispetto alla crisi in cui era immerso il Carroccio nel 2014, ora il partito ha recuperato consensi. Li ha però ripresi cavalcando l’onda delle emozioni e snaturandosi completamente. La scissione di Flavio Tosi in Veneto ne è stata solo la rappresentazione per eccellenza. Addio quindi alle idee secessioniste e al federalismo fiscale, la Lega è ormai un agglomerato confuso xenofobo e razzista. Ben lontano dal suo presunto omologo francese, il Front National di Marine Le Pen, e destinato (presto?) a sgonfiarsi. Voto: 5
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Matteo Renzi
Siamo ormai lontani dai fasti d’oro del 2014, quando alle elezioni europee il PD raggiunse lo storico 40%. Forse il leader democratico comincia a perdere qualche colpo ed è soprattutto la sua inefficienza e ininfluenza a livello europeo a mostrarne l’intrinseca debolezza. Il flop delle elezioni di maggio, con lo “scandalo” ligure, è stato il risultato di scelte politiche che non hanno saputo incidere sulla situazione economica italiana. Ciononostante, Renzi ha mostrato e mostra tuttora di avere il pieno controllo della scena politica nostrana. Le fratture di Possibile e Sinistra Italiana non hanno infatti per nulla inciso sulla sua attività di governo. Voto: 6
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Pablo Iglesias
Il giovane professore col codino, insieme a un team di assoluto valore, è il protagonista della rivoluzione di Podemos in Spagna. Facendo leva soprattutto sulla crisi economica e appoggiandosi alla forza e al consenso mediatico di Tsipras, Iglesias è riuscito a portare il suo neonato partito a uno storico risultato nelle recenti elezioni di dicembre, piazzandosi al terzo posto, dopo il Partito Popolare, e a ridosso del sempre più in affanno Partito Socialista. La flessione di Podemos nelle elezioni regionali in Catalogna ne ha mostrato tuttavia i numerosi limiti e la necessità di crescere. Voto: 7
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Vladimir Putin
Nonostante una situazione interna delle peggiori, in fatto di politica estera il leader russo è indubbiamente uno dei protagonisti di questo 2015. Dopo il goffo tentativo di metterlo ai lati durante la crisi ucraina, l’Europa ha dovuto “tornare a Canossa”. Non solo la paura di un eventuale occhio greco verso Mosca, ma soprattutto l’incapacità di gestire la crisi mediorientale hanno dato a Putin l’opportunità di ergersi a padre benevolo e mediatore di primo piano nelle trattative siriane. Il boomerang delle sanzioni alla Russia inoltre ha cominciato a far sentire le proprie conseguenze negative sull’economia europea stessa, obbligando così i leader continentali a fare qualche passo indietro. Infine la fermezza e freddezza mostrata dopo l’abbattimento del jet per mano turca hanno segnato un’evoluzione netta nell’atteggiamento di Putin. Voto: 8 per la politica estera, 2 per la situazione dei diritti in Russia
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Angela Merkel
Incoronata dal Time come la “persona dell’anno”, la cancelliera tedesca, 61 anni, è la quarta donna nella storia a vedersi assegnato il riconoscimento. Protagonista, come il poliziotto buono, nella contesa con la Grecia, Angela ha saputo gestire con fermezza la crisi economica europea, ponendo la Germania come potenza egemone, nel bene o nel male, in Europa. Inoltre, nonostante le opposizioni interne della gemella bavarese della CDU, la CSU, i crescenti nazionalismi dell’AfD e la pressione degli alleati socialdemocratici, contrari alla creazione di Transitzone (campi di confino per gli immigrati) al confine, la cancelliera ha saputo imporsi e offrire una leadership morale decisa in un mondo dove sembra ormai scarseggiare. Lo scandalo Volkswagen ha tuttavia ridimensionato l’immagine della Germania e conseguentemente indebolito, seppur leggermente, la figura della cancelliera sia in ambito nazionale sia internazionale. Voto: 9
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Alexis Tsipras
Il primo ministro greco non può che occupare il primo posto di questa classifica. Dopo aver vinto le elezioni a Gennaio è stato capace di riportare il tema del debito sovrano al centro del dibattito europeo. Soprattutto ha avuto il merito di mettere l’Europa per la prima volta al centro del dibattito mediatico in tutti i paesi dell’Eurozona. Con il referendum del 5 luglio è stato poi protagonista del primo vero dibattito democratico sulle politiche di austerità. La vittoria nelle elezioni di settembre ne ha poi sancito l’apogeo del consenso politico nel proprio paese. Personalità da vendere e coraggio da emulare. Voto: 10
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