Kimberle Crenshaw nel 1991 scrisse un articolo intitolato Mapping the Margins: Intersectionality, Identity Politics, and Violence against Women of Color. L’obbiettivo di questo scritto era descrivere la posizione marginale e di periferia occupata dalle donne nere nelle politiche antidiscriminatorie. L’autrice descrive i tentativi delle femministe di difendere i diritti delle donne e quelli dei gruppi antirazzisti di difendere i diritti delle persone di colore come reciprocamente esclusivi. L’utilizzo di un metodo monodisciplinare e la concettualizzazione dell’identità attraverso un unico asse interpretativo definivano in modo perentorio i confini da non superare. Kimberle Crenshaw criticava la separazione di temi e obiettivi dei movimenti, evidenziando come il mancato riconoscimento dei problemi razziali da parte del femminismo determinava la produzione di strategie di resistenza che replicavano e rafforzavano l’oppressione razzista, mentre il fallimento dell’antirazzismo nell’interrogare il sistema patriarcale induceva alla riproduzione dei suoi meccanismi di potere.
Discriminazione intra-gruppo
Kimberle Crenshaw in questo articolo introduce il tema della discriminazione intra-gruppo, definendo le donne nere come il margine delle stesse categorie marginalizzate. Una politica antidiscriminatoria che vuole essere rappresentativa di un’unica categoria identitaria produce questo tipo di discriminazione. Universalizzando un tratto discriminatorio dominante e negando le differenze interne al gruppo, si arriva al punto in cui ad alcune identità non sarà concessa la rappresentazione all’interno della vita pubblica. Dunque, nei casi di discriminazione razziale il discorso viene incentrato sui neri privilegiati dal sesso, mentre nei casi di discriminazione sessuale l’attenzione è rivolta alle donne privilegiate dalla razza. Questo tipo di focus emargina coloro che vivono un’esperienza più complessa e sembra confermare l’idea di Gloria Hull per la quale «all women are white, all blacks are men».[1]
Le donne di colore vengono così escluse sia dalla teoria femminista che dal discorso politico antirazzista, perché possedendo un’identità strutturata sull’intersezione tra l’essere donna e l’essere di colore, la loro esperienza viene marginalizzata da entrambi i movimenti. Bisogna qui sottolineare che Kimberle Crenshaw usa il termine intersectionality come strumento per tentare di evitare che nella concettualizzazione, identificazione e risoluzione della discriminazione razziale e sessuale, la multidimensionalità dell’esperienza delle donne di colore venga cancellata.
La marginalizzazione delle donne di colore dalle politiche antidiscriminatorie non è determinata semplicemente dal mancato riconoscimento di un’esperienza specifica di quel gruppo, esiste una ragione più profonda, connessa al timore d…