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Bellissima © Istituto Luce, per gentile concessione

Il Progetto “Cinecittà si mostra” e l’esposizione fotografica “Cinecittà, Fatti e personaggi tra il Cinema e la cronaca”

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10 minuti di lettura

Otto decenni di storia, di costume e di cronaca italiana sono raccontati e rappresentati dalle immagini degli Archivi di Istituto Luce Cinecittà, Ansa, Cinecittà si mostra – un’iniziativa culturale nata nel 2011 – grazie all’esposizione Cinecittà, Fatti e personaggi tra il cinema e la cronaca, allestita all’interno degli Studi di Via Tuscolana, al Teatro 1, visitabile fino al prossimo 7 maggio, con oltre 150 fotografie, dal bianco e nero al colore, video e testi.

La mostra

L’Istituto Luce, fondato nel 1924, e l’Ansa, prima agenzia di informazione nazionale istituita nel 1945, hanno attinto alle proprie inestimabili e preziose raccolte di immagini approntando un vero e proprio “film” che ripercorre la storia italiana dal 1937 al 2017. E questo lungometraggio non poteva trovare scenografia migliore degli Studi di Cinecittà.

Il cinema si intreccia alla storia del nostro paese. I capolavori cinematografici, i grandi registi, gli attori e le dive più amati, sono diventati le icone delle diverse ere che l’Italia ha attraversato. I loro volti e le loro vicissitudini si sono mischiati a quelli dei personaggi della scena politica, culturale e sociale italiana.

Cinecittà
Girando a Cinecittà © Black Alpaca Photography

«La cinematografia è l’arma più forte»

Gli Studios di Cinecittà furono inaugurati nel ’37, in piena epoca fascista. Benito Mussolini li volle come strumento di propaganda del regime, fu lui a coniare il motto «Il cinema è l’arma più forte dello Stato». Dovevano rappresentare la sfida fascista alla cinematografia straniera, la quale già era stata limitata da una legge del 1931, volta a favorire le produzioni nazionali. Negli ultimi anni della Seconda Guerra Mondiale, gli Studios furono occupati dai nazisti che li usarono come luogo di concentramento, e successivamente requisiti dalle forze alleate che li destinarono a campo profughi.

Cinecittà
Sala Fellini © Black Alpaca Photography

Gli anni dal 1937 al 1943, che videro la realizzazione di quasi 300 pellicole, dai drammi storici ai film d’intrattenimento, dai cinegiornali alle pellicole di propaganda, sono riassunti nel percorso espositivo di Cinecittà si mostra Perché Cinecittà all’interno della Palazzina Fellini, un tempo cinefonico degli studi, dove erano collocate le sale di doppiaggio e di missaggio. Una sala è interamente dedicata a Federico Fellini.

Dal Neorealismo alla “Hollywood sul Tevere”

Al termine della guerra, con la stessa volontà che aveva il Paese intero di risollevarsi, la produzione a Cinecittà riprese, nonostante la forte carenza di mezzi, materiale fotografico e scenico. È questo contesto che pose le basi del cinema neorealista, con film che hanno fatto la storia.

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Foto dal set di “Bellissima” © Istituto Luce, per gentile concessione

Roberto Rossellini con Roma città aperta (1945), puro manifesto del neorealismo, Luchino Visconti con Bellissima (1951), entrambi con la splendida Anna Magnani, o ancora Vittorio De Sica con Umberto D. (1952), Dino Risi con Il viale della speranza (1953), Federico Fellini con La dolce vita (1960), sono solo alcuni dei registi italiani che hanno girato i propri capolavori a Cinecittà, contribuendo alla sua rinascita e al suo periodo d’oro postbellico, nonché alla fama della capitale.

Cinecittà
Foto dal set “La dolce vita” © Istituto Luce, per gentile concessione

Una fama arrivata oltreoceano, amplificata dall’opportunità di avere manodopera artistica e tecnica specializzata a costi inferiori rispetto a Hollywood. Ed ecco l’arrivo di cineasti americani del calibro di Mervin Le Roy e del suo colossal Quo Vadis? (1951), William Wyler con Vacanze romane (1953) e Ben-Hur (1959), solo per citarne alcuni.

Il secondo percorso espositivo di Cinecittà si mostra è Girando a Cinecittà e raccoglie gli anni dal 1943 al 1990, narrando la storia delle più grandi e importanti produzioni realizzate nei suoi studi, con allestimenti scenografici, immagini, video, interviste e costumi originali. Oltre ai colossal storici non poteva non essere ricordato il genere western all’italiana, che tanto successo ebbe anche all’estero, con l’omaggio a Sergio Leone in una sala trasformata in saloon, col costume di scena che Clint Eastwood indossava nella pellicola Per un pugno di dollari (1964).

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Girando a Cinecittà © Black Alpaca Photography

Le trasformazioni dell’Italia

L’apice della gloria di Cinecittà ha coinciso con il boom economico del nostro paese che è continuato sino alle fine degli anni ’60. Complici gravi difficoltà finanziarie, la produzione negli Studios scese progressivamente, sia per le produzioni nazionali che quelle colossali straniere. Anche la diffusione della televisione contribuì a portare via pubblico al grande schermo.

L’itinerario fotografico della mostra prevede un parallelo con la cronaca italiana dell’epoca, erano gli anni bui della lotta armata e del terrorismo, il periodo delle contestazioni. Immagini simbolo per gli anni ’80: l’avvento della tv commerciale, la Coppa del Mondo di Spagna 1982, il drammatico ricordo del sisma in Irpinia. È in quel decennio che a Cinecittà vengono girate scene di film iconici come C’era una volta in America (1984) di Sergio Leone, il pluripremiato L’ultimo imperatore (1987) di Bernardo Bertolucci, Nuovo Cinema Paradiso (1988) di Giuseppe Tornatore, premio Oscar come miglior film straniero.

Cinecittà
Girando a Cinecittà © Anna Galante

Gli anni ’90 sono stati funestati dalle stragi di mafia a Palermo, ma immagini emblematiche sono anche state quelle dell’esodo dei quasi 30.000 albanesi sulla nave Vlora e quelle dello scandalo di Tangentopoli.

Sono anche gli anni dei trionfi agli Oscar di Gabriele Salvatores con Mediterraneo (1992) e di Roberto Benigni con La vita è bella (1997). Nel 1998, durante le riprese de La leggenda del pianista sull’oceano di Tornatore, molti ambienti della nave Virginian sono stati ricostruiti agli Studios, mentre a livello internazionale Cinecittà fu set di riprese per Il paziente inglese (1996) di Anthony Minghella, vincitore di ben 9 oscar.

Dal 2000 ad oggi

Siamo lontani ormai dai fasti degli anni ’60, Cinecittà nel frattempo è cambiata ed ha assunto nuove forme, come set di trasmissioni televisive, reality e serie per la tv. Grosse produzioni americane di questo periodo sono state Gangs of New York (2002) di Martin Scorsese, con 10 nomination gli Oscar, La Passione di Cristo (2004) di Mel Gibson, e la serie televisiva Rome (2005-2007), creata da Bruno Heller, tanto per citarne alcuni.

Cinecittà
Dal set della serie “Rome” © Franco Biciocchi HBO

Cinecittà si mostra offre un terzo percorso espositivo all’interno degli Studios: il backstage, didattico ed interattivo, per avvicinare i visitatori al mondo della creazione cinematografica. Dalla stanza del regista a quella della sceneggiatura, dalla sala del sonoro alla stanza del costume, dall’area dedicata agli effetti speciali a quella del green screen, fino alla sala della fotografia. Il percorso si chiude nel sottomarino che è parte della scenografia del film U-571 (2000) di Jonathan Mostow.

Cinecittà
Il sottomarino U-571 © Andrea Kim Mariani

Attualmente Cinecittà rappresenta il più grande complesso cinematografico e televisivo dell’Europa continentale, ed è seconda solo ad Hollywood come realtà di produzione al mondo. È composta da tre moderne strutture nella capitale e nei suoi dintorni, e da un complesso in Marocco. Possiede 22 teatri di posa, grandi set permanenti, una piscina di 7.000 mq, e uno spazio per le riprese esterne di 10 ettari. Oltre 5.000 sono i professionisti che offrono la loro creatività e manodopera specializzata.

Finora, sono stati realizzati negli Studios oltre 3.000 film, 83 dei quali hanno ottenuto le nomination agli Oscar, e 48 hanno vinto almeno una statuetta, contribuendo a riconoscere il merito e l’arte dei tanti scenografi, costumisti, attori e registi che in questa grande Fabbrica dei Sogni hanno saputo esprimersi e sono diventati modelli in Italia e nel mondo.

Cinecittà

 

Le immagini sono fornite da Cinecittà si mostra che ringraziamo per la disponibilità.

 

Lorena Nasi

Grafica pubblicitaria da 20 anni per un incidente di percorso, illustratrice autodidatta, malata di fotografia, infima microstocker, maniaca compulsiva della scrittura. Sta cercando ancora di capire quale cosa le riesca peggio. Ama la cultura e l'arte in tutte le sue forme e tenta continuamente di contagiare il prossimo con questa follia.

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