Se si nomina Francis Scott Fitzgerald (1896-1940), a chiunque verrà di sicuro in mente il suo romanzo più famoso: Il grande Gatsby (acquista), trasposto sul grande schermo nel 1974 (in un film con Robert Redford e Mia Farrow) e, più di recente, nel 2013 (nella versione con Leonardo DiCaprio e Carey Mulligan). Chi conosce un po’ di più l’opera di questo esponente di spicco della Lost Generation ricorderà con affetto anche il romanzo Tenera è la notte (acquista) e il racconto Il curioso caso di Benjamin Button (acquista), a sua volta diventato un film nel 2008, con gli indimenticabili Brad Pitt e Cate Blanchett. Proprio tra i Racconti (acquista) di Fitzgerald, però, si nasconde un vero e proprio gioiello, meno noto ma non per questo meno bello. Stiamo parlando di Ritorno a Babilonia (in originale Babylon Revisited), fra i più struggenti della penna di Fitzgerald.
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Ritorno a Babilonia: un viaggio con Fitzgerald nella Parigi espressionista
Fin dalle prime pagine, il racconto si presenta come un vero e proprio viaggio nella Parigi dei primi anni Trenta. Chi ha visto e amato Midnight in Paris (2011) di Woody Allen non può non avere un tuffo al cuore leggendo la descrizione a tinte espressioniste che Fitzgerald fa della Ville Lumière:
Fuori, le insegne rosso fuoco, blu gas, verde fantasma brillavano fumose attraverso la pioggia tranquilla. Era pomeriggio inoltrato e c’era movimento per le strade; i bistrot luccicavano. All’angolo di boulevard des Capucines prese un taxi. Place de la Concorde sfilò nella sua maestà rosa…
(Traduzione di Lorenzo Barbanera)
Il lettore si sente un po’ Gil Pender, il protagonista di Midnight in Paris interpretato da Owen Wilson, e non può fare a meno di seguire Charlie Wales, eroe del racconto di Fitzgerald, per le strade della città divisa in due dalla «logica Senna».
Un dramma familiare
Alla base di Ritorno a Babilonia c’è un dramma familiare. All’americano Charlie, infatti, è stata tolta la custodia della figlia Honoria a seguito della morte della moglie, di cui lui è stato ritenuto responsabile. Per due anni la bambina è rimasta a Parigi con gli zii.
In quei due anni, Charlie ha fatto di tutto per rimettere la testa a posto dopo la dissolutezza dei Roaring Twenties e la caduta nella spirale dell’alcool a seguito del crollo della Borsa di Wall Street. Ora si è disintossicato dall’alcool e ha un lavoro che gli consente di avere un ottimo tenore di vita. In breve, è pronto a riprendersi Honoria e proprio per questo è tornato a Parigi.
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Com’è prevedibile, dopo una breve parentesi in cui sembra che vada tutto bene, le cose prendono una brutta piega, e almeno per un altro paio d’anni Charlie non potrà vivere con la figlia. Pur avendo messo in scena una situazione estrema, Fitzgerald sembra aver dedicato il racconto a tutti quelli che hanno sfiorato la felicità, per poi perderla in ultimo. Una situazione che tutti abbiamo vissuto almeno una volta. Proprio per questo il racconto, uscito nel lontano 1931, riesce a parlare ai lettori della nostra epoca e, inevitabilmente, a commuoverli.
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