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Rovine di Roma

Roma, sogno eterno

Dalla newsletter n. 25 - febbraio 2023 di Frammenti Rivista

8 minuti di lettura

L’idea di Roma ha tenuto svegli i personaggi di potere in tutte le epoche. Prima il sogno di impadronirsene, poi, quando si capì che era troppo tardi, di rifondarla. I barbari che deposero Romolo Augusto, ultimo imperatore ufficiale dell’Impero d’Occidente, altro non sognavano che fare carriera in quel concetto chiamato Roma.

Rendere appetibile la vita militare era stato tra i segreti della longevità e stabilità della storia di Roma; i giovani delle province trovavano giustamente molto attraente l’idea di arruolarsi nell’esercito romano, visitare il mondo sconosciuto, far parte di una macchina da guerra apparentemente invincibile, arricchirsi un po’ e avere la garanzia di ottenere un appezzamento di terra in cui trascorrere in pace la vecchiaia. Ai migliori non era neanche negata una discreta carriera. Negli ultimi secoli di storia romana non ci stupiamo nemmeno di trovare imperatori provenienti da territori extraeuropei, che generalmente erano stati collocati lì da eserciti a loro fedelissimi. Tutte le strade portavano a Roma, anche quelle dei popoli germanici.

L’inizio della caduta

Quando i nuovi re, a partire da Odoacre, cominciarono ad avvicendarsi sul trono d’Italia dopo il 476, l’assurdo compito che si trovarono tra le mani fu di reinventare Roma, raggiungendone la stessa credibilità di fronte alla Storia: era fondamentale riuscire a far convivere la propria cultura con quella romana, con strategie spesso differenti e non sempre scontate.

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Il re degli Ostrogoti Teodorico, ammiratore assoluto della civiltà romana, tutelò le strutture imperiali (evidentemente funzionali), ma impedì i matrimoni misti tra i suoi Ostrogoti e la popolazione italica: questo ostacolò una vera integrazione tra i popoli e l’ostilità del vecchio patriziato tradizionale fece spegnere insieme a lui il sogno di ripristinare l’impero che ormai era solo un ricordo. Intanto a Costantinopoli gli imperatori d’Oriente tentavano di tenere unito quel che rimaneva della loro pesantissima eredità; Giustiniano condusse più di una campagna militare per unificare di nuovo l’Impero, annettendo almeno i territori italiani e africani, ma nemmeno la lunga e sanguinosa guerra greco-gotica (535-553), che si lasciò dietro una scia di distruzione, ebbe successo.

L’età d’oro di Carlo Magno

Fu il turno del Sacro Romano Impero di Carlo Magno, da molti considerato il primo bagliore di ordine dopo secoli decisamente confusionari sotto molti aspetti (ma proprio per questo così affascinanti). Sembra quasi che i governanti fossero terrorizzati dall’assenza di una Roma, coinvolti in un complesso di inferiorità che li spingeva a utilizzare l’idea che se ne erano fatti come unico punto di riferimento: ricreare l’Impero romano, e lo splendore della sua capitale, era un’ossessione. Ma proprio Roma era sempre più la città dei Papi e della Chiesa, più che di un impero pagano, e avrebbe difeso con le unghie ogni tentativo di sovrapporsi a questa nuova identità.

Ma a…

Daniele Rizzi

Nato nel '96, bisognoso di sole, montagne e un po' di pace. Specializzato in storia economica e sociale del Medioevo, ho fatto un po' di lavori diversi ma la mia vita è l'insegnamento. Mi fermo sempre ad accarezzare i gatti per strada.

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