Il Medioevo è da sempre considerato un’età buia, caratterizzata dal bigottismo e dalla repressione, conseguenze di una forte religiosità, criticata ampiamente in età illuministica e moderna. Sembra dunque chiaro, in quest’ottica, che il sesso sia un argomento tabù e che tutte le pratiche sessuali nel Medioevo fossero considerate non solo immorali ma anche peccaminose e in qualche modo influenzate dal demonio. Ma è davvero così?
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L’argomento è recentemente tornato in auge con l’uscita, nel 2012, del libro Sexualités au Moyen Age di Jacques Rossiaud, volume dedicato proprio al sesso nel Medioevo, nel quale lo storico francese mette in luce abitudini e credenze sessuali dell’età medievale, smentendo alcuni luoghi comuni e scoprendo curiosità poco note. Anzitutto, riguardo all’astinenza: niente sesso tra coniugi a Natale, Pasqua, Pentecoste e Assunzione, giorni in cui, comunque, i bordelli rimanevano aperti.
Inoltre, lo storico ricorda come fino al XII secolo l’unica posizione consentita fosse quella “tradizionale” del missionario, la più adatta al concepimento; più tardi, vennero poi sdoganate altre posizioni che, anche se non viste di buon occhio, erano tollerate, tranne la cosiddetta cavallo erotico, in cui la donna sta sopra: i teologi la aborrano ed i medici la ritengono dannosa per la salute.
La prostituzione, sorprendentemente, non è considerata così male: per un uomo è meglio fare visita a una meretrice piuttosto che corrompere la propria sposa, o peggio, trarre piacere dall’autoerotismo. Per questo i bordelli sono aperti tutto l’anno, tranne di Venerdì Santo, e sono frequentati anche da uomini di chiesa, che nel XV secolo costituiscono il 20% degli avventori.
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La masturbazione nel Medioevo è generalmente condannata e osteggiata con disprezzo per gli uomini, mentre, stranamente, è quasi tollerata nel caso delle donne.
Lo storico affronta anche la questione del quante volte sia raccomandato congiungersi secondo la mentalità medievale: stando ad una raccomandazione diffusa, non bisognerebbe superare i due amplessi a settimana.
Quasi sicuramente, il sesso nel Medioevo era praticato anche dagli ecclesiastici (come si è visto anche prima) e Rossiaud ricorda come il vescovo di Hugues propone a una donna il cui marito non la soddisfa che l’uomo sia fatto prete: solo così tornerà ad ardere di desiderio.
Che dire, poi, di tutti quegli atti che non hanno come fine la procreazione? Essi vengono genericamente chiamati “peccati di sodomia”; l’omosessualità, inoltre, inizia ad essere condannata violentemente solo a partire dal XII secolo: a fare da caposcuola fu San Tommaso D’Aquino, che considerava il peccato di sodomia grave quanto il capitalismo.
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Ma nonostante tutte queste considerazioni, lo storico conclude affermando che il sesso è comunque considerato un atto naturale, “un dono della creazione”, e secondo il filosofo de XII secolo Guillaume de Conches «solo gli ipocriti lo ignorano».
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