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Lo spettacolo «Notre Dame de Paris»: vent’anni dopo

Nel 2002 debuttava un'«opera popolare», come l'ha definita Riccardo Cocciante, che ha cambiato il modo di vedere la musica messa in scena a teatro. Ecco perché «Notre Dame de Paris» è diventato un classico

4 minuti di lettura

Il 14 marzo 2002 debuttava al GranTeatro di Roma lo spettacolo Notre Dame de Paris, «opera popolare», come la definì Riccardo Cocciante, che ha cambiato il modo di vedere la musica messa in scena.

La musica per la musica

Luc Plamondon e Riccardo Cocciante dichiararono apertamente come la scrittura di questa opera fosse nata dal solo piacere di scrivere musica, senza un obiettivo di messa in scena finale; oggi lo spettacolo è in tournée nei più grandi teatri del mondo.

Ascoltando la colonna sonora si capisce come la messa in scena non sia necessaria al godimento dell’opera: tutte le canzoni hanno importanza e significato indipendentemente dalla trama. Le scelte sceniche sono a servizio della musica, ma non per questo perdono in qualità.

Un’esperienza a 360 gradi

I personaggi principali non compiono complesse azioni sceniche mentre cantano, anzi, spesso e volentieri si presentano al pubblico frontali in atteggiamento quasi narrativo. Si concede però questa «mancanza», che poi mancanza non è visto che nell’opera lirica è sempre così, di fronte alla grande capacità vocale che tutti gli interpreti hanno.

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Accanto alle voci, riempiono la scena i meravigliosi danzatori e acrobati, senza i quali lo spettacolo non sarebbe lo stesso. Il lavoro coreografico coordina un gruppo numeroso permettendo ai singoli di stagliarsi con la loro individualità. Nessuno è dimenticato nella grande macchina di Notre Dame de Paris. Persino le luci diventano personaggio comunicante durante Vivere per amare, anch’esse che si rivolgono al pubblico.

Il trailer dello spettacolo sul canale Youtube del Teatro Arcimboldi di Milano

La macchina perfetta dello spettacolo Notre Dame de Paris

Dove nello spazio non ci sono i cantanti, ci sono i danzatori e così con le luci e le grandissime scenografie di Christian Ratz che si muovono sul palco dando vita anche ai «mostri di pietra» amici di Quasimodo. Guardando Notre Dame de Paris il pubblico non può che lasciarsi trasportare all’interno della Parigi del 1482 tra gitani, cavalieri, lotte per la libertà e, come sempre, Amore e Morte.

La bellezza di quest’opera è la sua coralità, il modo in cui tutto si incastra alla perfezione con armonia. Come il libro da cui è tratta – Notre Dame de Paris di Victor Hugo – infatti, questo spettacolo racconta la storia di alcuni personaggi specifici inseriti nel grande contorno di una società afflitta dal razzismo, dalle ingiustizie e dalle profonde disparità sociali. Tutto questo sotto lo sguardo materno di Notre Dame.

L’esperienza di una vita

Vivere, o rivivere, Notre Dame de Paris è la possibilità di lasciarsi avvolgere in una storia senza la paura di non capire cosa stia succedendo. Il susseguirsi delle canzoni dà spazio sia alla comprensione della trama che al coinvolgimento emotivo, in qualunque caso allo spettatore qualcosa è offerto, anche la semplice meraviglia davanti alle spettacolari coreografie e scene.

Come Riccardo Cocciante la definì in un incontro tenuto alla Università Statale di Milano, Notre Dame de Paris è «un’opera popolare» destinata a diventare un classico apprezzato da tutte le generazioni.

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Marialuce Giardini

Diplomata al liceo classico, decide che la sua strada sarà fare teatro, in qualsiasi forma e modo le sarà possibile.
Segue corsi di regia e laboratori di recitazione tra Milano e Monza.
Si è laureata in Scienze dei Beni Culturali nel 2021

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