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Una breve storia della filosofia nell’Antica Roma

Dalla newsletter n. 25 - febbraio 2023 di Frammenti Rivista

14 minuti di lettura

A Roma, filosofia era sinonimo di esotismo: scienza “presa in prestito” dalla Grecia, difficilmente veniva considerata come un sapere propriamente speculativo. Ma se non costituiva certo un fine in sé per i Romani, la filosofia era comunque studiata come uno strumento utile, come mezzo per perfezionarsi nell’arte dell’oratoria, della politica e della giurisprudenza.

La filosofia penetrò a Roma dopo che le campagne imperiali ebbero aperto la strada alla Grecia e all’Asia, e più precisamente quando – momento celebre – l’accademico Carneade, lo stoico Diogene e il peripatetico Critolao furono inviati a Roma in ambasceria. Invano Catone il Censore fece allontanare questi pericolosi ospiti, che in un certo senso riportavano la vendetta della Grecia, sconfitta dalle armi, sulla cultura romana: come scrisse Orazio, Graecia capta, ferum victorem cepit, ovvero: «la Grecia conquistata, conquistò il selvaggio conquistatore». Le lettere e la cultura greche, difatti, penetrarono rapidamente a Roma, dove furono accolte con entusiasmo dalle generazioni più giovani. 

Ogni scuola di filosofia greca ebbe presto i suoi rappresentanti latini, installando nella capitale dell’impero una sorta di propria colonia. E tuttavia, con il passaggio della filosofia a Roma, quella greca assunse un carattere più pratico, legato alla quotidianità, a quella che veniva chiamata “arte di vivere”. Non erano cioè le questioni speculative a interessare i filosofi romani, ma quelle che potevano influenzare la giusta della vita. 

I sistemi che riscossero il maggior favore furono l’epicureismo, l’Accademia antica e media con Cicerone, e soprattutto lo stoicismo. Ognuna di queste correnti che caratterizzarono la filosofia a Roma ebbe un rappresentante celebre, dei quali daremo ora un breve ritratto. 

Lucrezio 

Lucrezio è il poeta di genio dell’epicureismo. Riscoperto recentemente da grandi interpreti della contemporaneità come Luis Althusser, nel poema De Rerum Natura espone, dandole una nuova e attuale configurazione, la filosofia del “soccorritore” Epicuro, che liberò gli uomini dalle catene della falsa credenza.

Lo scopo del poema, il suo unico scopo, è quello di restituire il riposo agli uomini, liberandoli dalla paura degli dèi e della morte. Una fisica materialistica, una logica sensualistica, una morale utilitaristica assolutamente mutuata da Epicuro: questo è l’intero contenuto del poema di Lucrezio. I sei libri che lo compongono non hanno lo stesso valore filosofico. Il quinto libro prevale sugli altri per l’ampiezza e la ricchezza degli sviluppi che dedica all’esposizione dell’origine…

Giovanni Fava

25 anni; filosofia, Antropocene, geologia. Perlopiù passeggio in montagna.

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