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tormentoni musicali estivi
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Tormentoni e tormentati nella difficile era del mainstream

dalla newsletter n. 19 - Luglio/Agosto 2022 di Frammenti Rivista

9 minuti di lettura

Siete sulla home di Instagram. Annoiati, scorrete tra un post e l’altro, in cerca di tutto e nulla. Molto probabilmente vi imbatterete in una foto di due fidanzati, in un tripudio di coccole, baci e occhi chiusi sognanti. La descrizione perfetta, solo una: «and after all, you’re my Wonderwall».

Scendere a patti con i tormentoni estivi

Ci sono testi di canzoni che sono incastonati per sempre nelle stanze della nostra mente. Come in una delle fatiche di Ercole, tentiamo di ricordarci quel capitolo fondamentale per l’esame che stiamo preparando, spremiamo le nostre meningi e ci contorciamo, senza venirne a capo, mentre nella nostra testa non smette di ronzare il ritornello di quella canzone di cui potremmo riconoscere, oramai, anche le note e i cori in sottofondo. Che siate dei maestri e sommi conoscitori dei generi musicali; che vi teniate con forza e a denti stretti alla larga dalle radio commerciali; che non vi interessi nulla a riguardo o anzi la musica proprio non faccia per voi, c’è chi sarebbe pronto a scommettere che canzoni come Riccione (The Giornalisti), Amore e Capoeira (Takagi & Ketra ft. Giusy Ferreri) o Bailando (Enrique Iglesias) siano ormai impresse nella vostra mente, irreparabilmente.

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Dopotutto, è estate. Neanche il più grande schivatore riuscirà a fare uno slalom così perfetto tra un tormentone e l’altro da uscirne ancora puro e incontaminato. Egli o ella si ritroverà nel pieno della sua concentrazione a canticchiare la nuova uscita estiva di Fedez, senza neppure rendersene conto. Quando lo farà, sarà troppo tardi. Eppure, questo è uno dei patti che dobbiamo stringere con l’estate: i tormentoni musicali promettono di intrattenerci e di non farci sentire mai soli in questi mesi torridi e difficili, mentre noi tenteremo di iscrivere la nostra estate nelle note di quella canzone “che andava tanto in quell’anno” e che poi non sentiremo più. La sopportiamo sapendo che, con la stessa repentinità con cui lei si è inserita arrogantemente nelle nostre vite, altrettanto velocemente si dissolverà. A volte, per sempre. E quando questa, invece, non si dissolve? Di tanto in tanto, il tormentone riesce infatti a trovare un modo per raggirare quel patto, che agli occhi dei più scettici risultava già non tanto equo. Può latitare ancora per un po’ e uscire allo scoperto inaspettatamente dopo mesi. Storditi e senza più coordinate, ci domandiamo: «Ancora tu? Ma non dovevamo vederci più?».

Quando siamo noi a tormentare

Vi è poi un altro fenomeno, spesso altrettanto sgradevole, simile a quello dei tormentoni musicali estivi e che porta con sé talvolta una scia di rammarico. È quello delle grandi canzoni della storia della musica, i cui testi, nell’era dei social più che mai, ritornano in vita ed iniziano ad essere citati nelle più disparate situazioni. Molto spesso, a sproposito.

Ci troviamo nel caso di tante canzoni, come Wonderwall degli Oasis, appunto, o Wake me up when september ends dei Green Day o la stessa Blowin’ in the wind di Bob Dylan che, pur non avendo mai fatto parte di quella categoria nefasta dei tormentoni musicali estivi, sono diventati altrettanto ricorrenti, o meglio, tormentati, per il motivo opposto delle uscite estive: la profondità e validità dei testi e degli accordi. Questi infatti divengono veri e propri inni e finiscono per venir citati con frequenza. Diviene quasi una consuetudine.

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Prova ad immaginare. Sei giovane ed arriva settembre: la pausa estiva è terminata, tornano gli impegni e le responsabilità. Non sei più tu il padrone del tempo, ma è lui che nuovamente ti impone di organizzare le ore delle tue …

Margherita Coletta

Classe 1998. Laureata in Letteratura Musica e Spettacolo, con una tesi in critica letteraria. Attualmente studia Editoria e Giornalismo a Roma. Le piace girovagare e fare incontri lungo la via. Appassionata cacciatrice di storie, raccontagliene una e sarà felice.

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