“Turismo” è oggi un termine difficile da maneggiare. Se negli anni ottanta è spopolata una mania, che ne ha fatto una tendenza “di massa”, nel nuovo millennio sempre più si parla di forme alternative, pacchetti a misura di utente. Il destinatario è un elemento partecipante alla formazione del valore dell’offerta, si moltiplicano gli user-generated-content, ovvero i prodotti il cui valore è in parte, e spesso per la parte più importante, garantito dall’apporto del fruitore. Lo spettatore riceve e dà, contribuendo a modellare l’offerta sulla base dei suoi gusti e delle sue necessità, costruendola sulla sua propria persona. È principalmente così che si formano prodotti turistici unici, non commerciali ma alternativi, e specifici per ciascuno. Prodotti che accompagnano un viaggio che diventa percorso di crescita, che rendono un’esperienza unica perché vissuta dal soggetto in questione.
A vivificare e valorizzare il turismo spesso viene chiamata la cultura. Tra i professionisti del settore si va sempre più diffondendo una concezione nuova del rapporto tra turismo e cultura, che vede le due polarità come complementari, interdipendenti tra loro e non più soltanto costrette alla convivenza. Se in precedenza il turismo era percepito come potenziale minaccia dell’assetto culturale e sociale di un luogo, oggi nozioni come la carrying capacity (la capienza massima), l'”effetto spiazzamento” (la minaccia di sostituzione di attività locali con esercizi turistici commerciali), l’inquinamento delle tradizioni locali, possono essere rimpiazzati con approcci di diverso tenore. È aumentata la coscienza della sinergia positiva che si può creare tra attività turistiche e culturali, laddove le prime possono servire le seconde attraverso gli introiti da esse derivanti e reinvestibili nella conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale, o tramite la fornitura di servizi di trasporto e accoglienza; le seconde forniscono invece la materia prima, gli oggetti culturali che, adeguatamente comunicati, possono diventare il contenuto del prodotto turistico.
Si gioca soprattutto sul “core” del prodotto, vale a dire i significati, i messaggi e le storie che racconta. Sempre più il turista moderno vuole avvicinarsi in modo autentico al luogo di visita, esperirlo in tutte le sue sfumature e problematicità. Si è partiti dai luoghi, che catalizzano le energie creative, che riuniscono e associano le potenzialità, e dagli spettacoli, che mettono in moto la creatività di attori specifici. Entrambe queste modalità tuttavia innescano forme di ricezione passiva. È solo con il turismo che l’utente viene coinvolto attivamente nell’esperienza. Nuove formule e nuovi pacchetti, che necessitano di un’interazione “a rete” tra i diversi operatori e fornitori di servizi, che coinvolgono più o meno il produttore e il consumatore nell’erogazione e ricezione del prodotto.
Tra le differenti forme catalogate come “turismo alternativo”, il comune di Torino fa figurare il turismo indipendente, il turismo responsabile e l’ecoturismo. Con la dicitura “turismo indipendente” si intendono viaggi “self-made“, costruiti dal fruitore e non impacchettati e consegnati da un tour operator. Esperienze autogestite, e guidate dalle passioni dei singoli oltre che dallo stimolo del momento. Ci sono organizzazioni che suggeriscono o predispongono questo tipo di esperienze: Avventure nel mondo, Nbts, Turisti per caso ne sono un esempio.
Sul rispetto e l’integrazione nel luogo di accoglienza si focalizza invece il turismo responsabile. Circa il 40% degli introiti derivanti dal viaggio e dal soggiorno viene reinvestito sul territorio. Sono le stesse imprese e singole personalità locali a decidere come promuovere e offrire il loro territorio, su quali aspetti far leva, cosa fertilizzare e su cosa investire. Sono i locali i promotori e gli implementatori di attività e risorse da usare a scopo turistico. Ai fruitori viene richiesto di frequentare prima della partenza corsi informativi sulla cultura del luogo e, una volta arrivati, calarsi il più possibile nei panni degli abitanti locali: mangiare, bere, vestirsi e spostarsi come loro. Associazioni, tour operator, cooperative sociali ed enti senza scopo di lucro si occupano di queste esperienze di turismo solidale. Ne sono un esempio l’Associazione italiana turismo responsabile, Pindorama e Planet Viaggi, Tremembè e Viaggi Solidali.
L’ecoturismo infine sposa il rispetto per la cultura locale e l’integrazione nella stessa con quello per il territorio e l’impatto ambientale. È diverso dal turismo naturale, che esplora le bellezze del territorio senza troppo curarsi dell’azione dell’uomo sullo stesso. Tra le organizzazioni che curano questo tipo di esperienze si annoverano Adagio.it, Ambiente Mare ed Ecotourism.
Si parla oggi di forme nuove di turismo, che ruotano intorno all’autenticità e alla problematicità del contenuto raccontato. Contenuto che può essere un luogo, una comunità, una cultura specifica, che grazie ad esso vive e può prosperare. Evitando di incasellarsi sui facili binari dei luoghi comuni, è utile invece pensare a nuove e fertili possibilità di vicendevole sostegno tra turismo e cultura, un win-win game da cui entrambe le parti escono soddisfatte.