Perché il diktat dice che il cambiamento deve essere continuo, o non si giustifica il reiterato proliferare del termine in ogni luogo, anche per il Ministero dei beni culturali questo governo doveva trovare La Svolta. Ma a svoltare non sono tutti, e qualcuno, distratto, prosegue diritto. Con il nuovo governo il Mibact perde nuovamente la T, quella T di turismo che gli si era accodata nel 2013, sotto il governo Letta, quando le competenze dell’Ufficio per le politiche del turismo erano transitate al Mibact dalla Presidenza del Consiglio dei ministri.
Alla nascita il sodalizio con l’ambiente, poi si aggrega lo sport
Quando Giovanni Spadolini l’aveva istituito, l’allora Ministero per i beni culturali e ambientali, con il decreto-legge 14 dicembre 1974, n. 657, a sposarsi bene erano gli affari del patrimonio culturale e dell’ambiente, ma vi si aggiungevano anche le funzioni del Ministero della pubblica istruzione inerenti antichità e belle arti, accademie e biblioteche, quelle del Ministero degli interni relative agli archivi di Stato e della Presidenza del Consiglio dei Ministri con la discoteca di Stato, l’editoria libraria e la diffusione della cultura.
Con il Decreto legislativo n. 368 del 1998, materie e compiti di competenza del Ministero avevano subito nuovi rimescolamenti: si erano accolti la promozione dello sport e dell’impiantistica sportiva, quella delle attività di spettacolo nelle sue declinazioni di cinema, teatro, danza, musica, spettacolo viaggiante. Una nuova sforbiciata avrebbe poi tagliato fuori lo sport nel 2006, passato al nuovo Ministero per le politiche giovanili e le attività sportive.
Tappa 2016: svolta sulla gestione
I rimaneggiamenti successivi a colpi di decreto riguardano però meno i contenuti e più la struttura, l’organizzazione interna delle varie funzioni, con la finalità auspicata di rendere più efficienti i passaggi. Nel 2016 si cambia il passo in modo più che interessante: ai musei si impone un’autonomia che non deve collassare, magistralmente retta da direttori individuati tramite bandi internazionali. Abilità gestionali e occhio vigile sui bilanci oltre che sulla scelta delle collezioni devono guidare i musei verso performance sostenibili e di valore.
Il Ministero dell’Agricoltura chiama a sé il turismo
Oggi si torna a discutere sulle materie, e alle questioni di contenuto si accompagnano nuovi stravolgimenti sostanziali. Lo dice il decreto-legge 12 luglio 2018, n. 86, entrato in vigore lo scorso 13 luglio. Il turismo non trova patria ed è nuovamente scorporato dal Ministero dei beni e delle attività culturali per approdare, indice evidente di cambiamento, al Ministero dell’agricoltura, guidato dal leghista Gian Marco Centinaio, in precedenza vicesindaco del comune di Pavia e assessore alla cultura dal 2009 al 2014, in una giunta a guida PdL.
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Non è solo affar di deleghe, con quella del turismo che passa dal Ministro dei beni culturali Alberto Bonisoli a Centinaio, ma di riorganizzazioni interne: cambio di denominazioni, trasferimento di personale, di risorse strumentali e finanziarie. Debole la motivazione, costruita su un ormai non tralasciabile impatto del turismo enogastronomico nel nostro Paese, a fianco di quello storico-artistico e naturalistico (il cui impatto deve essere a paragone molto più inconsistente, per giustificare la scelta). Altro intento è quello di istituire un’accademia del turismo, per crescere direttori d’albergo, e personale di sala per villaggi turistici.
Il turismo è sempre stato affare di prim’ordine agli occhi di Centinaio, come dimostrano i precedenti impegni per la riqualificazione del patrimonio edilizio delle strutture turistico-ricettive, la riforma dell’Enit (l’agenzia nazionale italiana del turismo), la situazione di Promuovi Italia. Al vaglio del nuovo Ministero per il futuro c’è invece l’abbassamento della tassa di soggiorno e la lotta all’abusivismo.
L’enogastronomia capitana il Made in Italy?
Una delega che si etichetta per il Made in Italy e che l’ex Ministro dell’agricoltura Alfonso Pecoraro Scanio auspica che possa portare all’istituzione di un Ministero ad hoc per il turismo. Un turismo che è stato troppe volte migrante, di fatto o in potenza, quando si era ipotizzato di legarlo allo spettacolo. Il problema non si risolve facendolo appendice di altri Ministeri, soprattutto quando non sono quelli legati ad attività che sono sua prima linfa vitale, e motivo di orgoglio per il nostro Paese.
Nella sede della Commissione cultura della Camera, Daniele Belotti della Lega ha dichiarato che «il turismo in Italia oggi non è più esclusivamente legato ai beni culturali, dato che si sta diffondendo quello legato agli affari, allo shopping, allo sport, alla sanità, all’enogastronomia». A detta del deputato, maggiore sostegno andrebbe a queste nuove declinazioni del Made in Italy, mentre il patrimonio storico-artistico italiano sarebbe fin troppo conosciuto. I monumenti sono diventati così démodé, di recente.
Fonte immagine di copertina: www.artapartofculture.net
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