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Till Ulenspiegel
Von Sebastian Wallroth - Eigenes Werk, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=39387475

Tyll Ulenspiegel, la finzione letteraria contro l’odio

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Quattro anni dopo la pubblicazione in Germania di F. (pubblicato nel 2015 in italiano con il titolo I fratelli Friedland), l’autore tedesco-austriaco Daniel Kehlmann, già noto per il suo fortunatissimo best-seller La misura del mondo (titolo originale: Die Vermessung der Welt), pubblica nel 2017 Tyll, pubblicato da noi in Italia da Feltrinelli nell’aprile 2019 con il titolo Il re, il cuoco e il buffone (acquista) con traduzione a cura di Monica Pesetti

Il personaggio di Till Eulenspiegel

Il romanzo di Daniel Kehlmann ha per protagonista la figura di Till Eulenspiegel, personaggio del folklore della Germania e dei Paesi Bassi, vissuto nel XIV secolo e caratterizzato come amante del divertimento, irriverente e sempre pronto a sbeffeggiare gli altri mettendone in luce i vizi, l’ipocrisia e la stupidità. Su questa figura sono state realizzate molte opere, tra cui il romanzo dello scrittore belga Charles de Coster La leggenda e le avventure di Thyl Ulenspiegel e di Lamme Goedzak nel paese delle Fiandre (La Légende et les Aventures héroïques, joyeuses et glorieuses d’Ulenspiegel et de Lamme Goedzak au pays de Flandres) del 1867, in cui l’autore trasporta la figura di Till Eulenspiegel a cavallo tra il XVI e il XVII secolo durante la Rivolta dei Paesi Bassi (detta anche Guerra degli Ottant’anni, poiché durata dal 1568 al 1648), in cui questo personaggio buffonesco viene innalzato a eroe e protagonista della guerra di liberazione delle Fiandre. 

La trama del romanzo

Come Charles de Coster, anche Daniel Kehlmann trasporta la figura di Till Eulenspiegel (qui chiamata Tyll Ulenspiegel) nel Seicento, in questo caso nel pieno della Guerra dei Trent’anni, durata tra il 1618 e il 1648 che da conflitto tra cattolici e protestanti del frammentato Sacro Romano Impero si trasformò nel conflitto più logorante della storia europea, coinvolgendo stati dell’Europa centrale, tra cui Inghilterra, Francia e Svezia, e causando non solo devastazioni, ma anche epidemie e carestie. Il romanzo, le cui vicende non sono narrate in ordine cronologico, segue le peripezie di Tyll Ulenspiegel, che a seguito dell’esecuzione del padre per stregoneria, fugge assieme all’amica Nele e incontrerà varie figure storicamente esistite, tra cui: il congiuratore della Congiura delle polveri padre Tesimond; il gesuita storico, egittologo e museologo Athanasius Kircher, alla ricerca del sangue di drago per curare la peste; il poeta, fisico e medico Paul Fleming, che vuole scrivere poesie in lingua tedesca per contribuire al suo sviluppo; il matematico, geografo e diplomatico Adam Olearius, il quale sposerà Nele; il re Gustavo Adolfo Vasa di Svezia, dipinto come un «trippone con gli avanzi di cibo sul mento peloso»; il re Federico di Boemia e la regina Elisabetta Stuart, noti come Re e Regina d’inverno, presso i quali Tyll diventa buffone di corte, e raffigurate come figure fragili e malinconiche.

Tyll Ulenspiegel
© Alberto Paolo Palumbo. Tutti i diritti riservati

Attualità della Guerra dei Trent’Anni

Il periodo della Guerra dei Trent’anni è un periodo caratterizzato non solo dalla guerra e dalla peste, ma anche da un lato dall’invenzione della stampa e dall’altro da un crescente clima di odio e superstizione fomentato dalla stessa stampa, uno scenario che ricorda molto il periodo in cui viviamo, in cui Internet sostituisce la stampa e le fake news sostituiscono gli opuscoli. Come dichiara lo stesso Daniel Kehlmann in un’intervista rilasciata per il settimanale L’Espresso il 14 febbraio 2018:

Ogni novità tecnologica e mediatica crea profonde incertezze nella società: oggi è internet a creare disagio cambiando le nostre abitudini, ma ai tempi che dalla Riforma di Lutero vanno al Barocco fu l’invenzione della stampa a rivoluzionare, nel bene come nel male, la storia d’Europa.

Se questo scenario della Guerra dei Trent’anni ricorda tanto la nostra contemporaneità, è perché, come dice il narratore in terza persona nel secondo capitolo del romanzo Principe dell’aria:

Ieri era oggi, e oggi è oggi, e domani, quando ogni cosa sarà diversa e quando ci saranno altri uomini e nessuno tranne Dio si ricorderà di lui e Agneta e Claus e il mulino, sarà sempre oggi.

Riscrittura della Storia

Questa continuità temporale è data non solo dalla trasposizione di Till Eulenspiegel dal Trecento al Seicento che, visti i continui cambiamenti che ha subito questa figura nei secoli, suggerisce anche una lettura in chiave contemporanea delle vicende narrate, ma anche dalla struttura del romanzo stesso, in cui passato e presente si fondono, dando l’idea di come non ci sia distinzione tra i vari livelli temporali, poiché in entrambi regnano guerra, superstizione e intolleranza.

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Un altro punto in comune con la nostra contemporaneità è anche la riscrittura della Storia. Emblematiche infatti sono le diverse versioni degli avvenimenti date dai personaggi e il modo in cui queste vengono smentite nel corso del romanzo, come le diverse versioni che Tyll e Nele danno della morte di Pirmin nel capitolo I Re d’inverno, smentita nel capitolo Fame, e le diverse versioni che Re Federico di Boemia e la Regina Elisabetta Stuart (qui chiamata Liz) danno riguardo il loro rapporto coniugale e l’accettazione da parte del primo della corona di Boemia. Questo aspetto della manipolazione dei fatti è ben spiegato in questo passo del romanzo, in cui il narratore, seguendo i pensieri di Martin von Wolkenstein, il «grasso conte» che va alla ricerca di Tyll nel monastero di Andechs, dice:

Già allora il grasso conte intuì che un giorno, nel suo libro, tutto quello sarebbe stato costretto a raccontarlo in maniera diversa. Non avrebbe saputo descriverlo, gli si sarebbe sottratto, e le frasi che poteva formulare non avrebbero corrisposto alle immagini nella sua memoria.

Il ruolo della finzione letteraria

Questo brano permette di fare un passo avanti e di riflettere su un tema caro a Daniel Kehlmann: la finzione letteraria. Vale la pena ricordare che il romanzo Il re, il cuoco e il buffone è stato scritto da Daniel Kehlmann vent’anni dopo il suo primo romanzo, Beerholms Vorstellungpubblicato nel 1997 (pubblicato in italiano da Feltrinelli con il titolo È tutta una finzione), in cui il protagonista, Arthur Beerholm, prestigiatore fallito, prova a compiere il suo ultimo gioco di prestigio, che consiste nella scrittura della storia della sua vita, che altro non è che il romanzo di Daniel Kehlmann, in cui la finzione letteraria gioca un ruolo fondamentale.

A questo punto una domanda sorge spontanea: vent’anni dopo È tutta una finzione, che cosa può ancora fare la letteratura, specie in un periodo di grande cambiamento come il nostro, che all’innovazione tecnologica alterna l’odio e l’intolleranza come nella Guerra dei Trent’anni? Per dare una risposta a questa domanda, bisognerebbe concentrarsi su un personaggio che è sempre presente nel romanzo, che sta sempre sullo sfondo delle vicende raccontate nelle sue ballate e nei suoi spettacoli: Tyll Ulenspiegel. Nell’intervista per L’Espresso, Daniel Kehlmann motiva così la scelta del personaggio di Tyll:

Una cosa è calarsi nei panni di Voltaire o di Federico il Grande, precise figure storiche, un’altra in un giullare come Tyll Eulenspiegel che nella tradizione tedesca è la fonte di barzellette più o meno volgari. Il giullare in ogni caso era l’unica figura con libertà di movimento: quella del Barocco infatti è una società irrigidita in regole e ceti e l’unico che parla sia a principi che a contadini è lui, un folle come Tyll.

Tyll Ulenspiegel: la letteratura che sopravvive alla Storia

Tyll, infatti, parla ai contadini, che intrattiene e coinvolge con i suoi numeri funambolici arrivando anche a insultarli, ai soldati, ma anche a sovrani come il Re d’inverno e Gustavo Adolfo di Svezia. Tyll più volte afferma la «libertà di parola dei buffoni», dimostrata soprattutto nello scambio di battute con Gustavo di Svezia, in cui Tyll dice in faccia al sovrano di non piacergli e che lui stesso porta sfortuna in quanto accompagna un sovrano malridotto come Federico di Boemia. Tyll Ulenspiegel, però, è anche colui che sopravvive alla Storia, poiché, come dice egli stesso, «Io non muoio oggi. Io non muoio!»: sopravvive all’esecuzione del padre, alla fame, alla peste, ma anche agli scontri di Zusmarshausen e Brno, restando sempre l’intruso della Storia, dal «viso emaciato, con le guance incavate, il mento affilato, una cicatrice sulla fronte» che indossa «un farsetto maculato e pantaloni a sbuffo e pregiate scarpe di cuoio».

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Con i suoi giochi farseschi, le sue acrobazie e miracolose salvezze, Tyll Ulenspiegel è il rappresentante di quella finzione e magia letteraria tanto cara a Daniel Kehlmann, che vive e sopravvive soprattutto in un’epoca di grandi cambiamenti come la nostra o la Guerra dei Trent’anni, e che deve prefissarsi l’obiettivo di parlare a tutti con lo stesso disincanto dei giullari per mostrarci come la Storia sia oggetto di manipolazione da parte di chi genera odio e intolleranza attraverso innovazioni tecnologiche come la stampa o Internet, e per stimolare uno sguardo critico su ciò che viviamo. Se vogliamo sopravvivere alle fake news o agli opuscoli in voga nel Seicento, abbiamo bisogno della finzione e della letteratura per essere liberi ed evitare che il sonno della ragione possa generare mostri.

Immagine in evidenza: Von Sebastian Wallroth – Eigenes Werk, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=39387475

Alberto Paolo Palumbo

Laurea magistrale in Lingue e Letterature Europee ed Extraeuropee all'Università degli Studi di Milano con tesi in letteratura tedesca.
Sente suo quello che lo scrittore Premio Campiello Carmine Abate definisce "vivere per addizione". Nato nella provincia di Milano, figlio di genitori meridionali e amante delle lingue e delle letterature straniere: tutto questo lo rende una persona che vive più mondi e più culture, e che vuole conoscere e indagare sempre più. In poche parole: una persona ricca di sguardi e prospettive.
Crede fortemente nel fatto che la letteratura debba non solo costruire ponti per raggiungere e unire le persone, permettendo di acquisire nuovi sguardi sulla realtà, ma anche aiutare ad avere consapevolezza della propria persona e della realtà che la circonda.