«Appartenenza» è una bella parola che esprime un concetto fondamentale. Eppure c’è chi evita di pronunciarla perché la fraintende, la considera un tabù, le attribuisce un’accezione negativa, di chiusura, di possesso esclusivo o di proprietà. Invece è condivisione, massima, così forte che, per dirla con Giorgio Gaber, ci porta ad avere gli altri dentro.
Piaccia o no, ci possediamo reciprocamente. Tutti. Ci riproduciamo, ci mescoliamo e ci scambiamo cromosomi che nel corso di generazioni, come note su uno spartito musicale arricchiscono il nostro DNA. Alla fine ciò che possediamo deriva da antenati diversi e generazioni lontane. Siamo il frullato di geni, tempo e ambiente che, versato in diverse coppette, ha in fondo lo stesso retrogusto.
Abbiamo la stessa provenienza. Ci apparteniamo gli uni agli altri. Fondiamo identità comuni. Siamo la prova vivente che unità e diversità sono concetti complementari, che l’appartenenza, continuando a cantare con Gaber, è quella forza che prepara il grande salto.
Ne abbiamo parlato con Michele Gerace nel Bar Europa al Rock Night Show su Radio Godot insieme a Giovanni Destro Bisol, professore associato di Antropologia e Biodiversità umana alla Sapienza Università di Roma. Buon ascolto!