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Zelda. L’ultimo Valzer di una donna eccentrica

4 minuti di lettura
Zelda Fitzgerald

Non voglio che tu mi veda diventare vecchia e brutta. Meglio sarebbe morire a trent’anni.

Nella vita di Zelda Sayre Fitzgerald poca importanza avevano la vecchiaia e la morte: in un’esistenza fatta di luci, balli, divertimento, libertà sessuale, che valore o spessore poteva avere la disillusione di chi, arrivato alla fine della vita, guarda il proprio volto invecchiato allo specchio senza più riconoscersi? Zelda preferiva morire a trent’anni, piuttosto che ritrovarsi a ricordare la bellezza e lo sfarzo della propria giovinezza ormai divenuta irraggiungibile.

Zelda Fitzgerald non morì a trent’anni, ma non visse nemmeno tanto a lungo da non riconoscere il proprio volto, eppure fece ciò che farebbe una persona in attesa di morire: scrisse il romanzo della sua vita, raccontò la sua storia, forse per poter uscire dall’ombra incombente della fama di suo marito Francis Scott Fitzgerald , che tanto oscurava la sua persona, o forse per poter lasciare un testamento, una testimonianza di ciò che fu davvero Zelda Sayre Fitzgerald.

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Lasciami l’ultimo Valzer è l’unico romanzo che Zelda Fitzgerald abbia mai scritto. Attraverso il personaggio fittizio di Alabama Beggs, Zelda parla di se stessa, della sua vita all’apparenza piena di emozioni e sfarzose feste, ma in realtà molto triste e tormentata, di quell’amore nato da una passione irrefrenabile e poco a poco trasformatosi in un conflitto fatto di gelosie e competizione. Un libro-testimonianza di una metamorfosi, quella di una donna innamorata e allieva del proprio uomo/scrittore che poco a poco ne diventa la principale rivale.

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Un libro che ha subito a sua volta l’irruenza del marito di Zelda, il celeberrimo Francis Scott Fitzgerald, che accusò la moglie di aver raccontato la loro vita privata. Ora però Zelda trova la propria voce, può finalmente parlare senza la presenza incombente di quello che fu il suo amato e odiato marito.

Con Zelda – vita e morte di Zelda Fitzgerald, tratto proprio da quel romanzo autobiografico, la Piccola Compagnia della Magnolia porta in scena un ritratto inedito di una donna che fu il simbolo dell’età del jazz. Sul palco, un letto. Su quel letto c’è Zelda, una donna come tante, sembrerebbe all’apparenza. Una donna che ha voglia di raccontare, che parla e ricorda la propria vita, con il pubblico pronto ad ascoltarla. Un ultimo Valzer di parole prima di dormire e andarsene per sempre.

Giorgia Cerruti interpreta magistralmente il ruolo di una donna che fu eccentrica, anticonvenzionale, definita proto-femminista, e che ora ci appare quasi inerme, sconfitta dalla sua stessa vita, ma con ancora la voglia di parlare e lasciare una testimonianza propria.

Diretto da Giorgia Cerruti e Davide Giglio, Zelda é uno spettacolo che incontra e dà spazio ad una voce femminile imponente, che si mette a nudo e mostra la propria disillusione, la propria rabbia, ma anche una commovente delicatezza, una fragilità femminile.

Acclamato da molti e prossimo al debutto oltralpe in lingua francese, Zelda – Vita e Morte di Zelda Fitzgerald andrà in scena a Vercelli l’8 aprile alle ore 21.00 presso l’Officina Teatrale degli Anacoleti.

di Marika Di Carlo.

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Redazione

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