Tv generalista ed estate non vanno d’accordo. Sono anni che Romy Schneider rivive sugli schermi vestendo i panni di una principessa Sissi costretta a rassettarsi l’abito tra luglio, agosto e settembre. Mediaset non se la passa certo meglio, offrendo al pubblico le solite commedie con Jennifer Aniston e Owen Wilson a intervalli alterni. Sky cerca di metterci del suo, anche se buona parte della programmazione si ripete per giorni restando offlimits agli abbonati del pacchetto base. Non resta che Netflix oppure, per gli amanti del vintage, il ricorso a qualche vecchio dvd.
Noi de Il fascino degli intellettuali sappiamo quanto sia arduo trovare un film che ci interessi in una di quelle sere estive in cui si è deciso di restare a casa; per questo abbiamo deciso di proporvi, a cadenza settimanale, di mercoledì, una lista di cinque pellicole da cui lasciarsi ispirare. Questi seguiranno un preciso filo conduttore, di volta in volta diverso per venire incontro il più possibile ai gusti del pubblico. Si comincia con cinque titoli accomunati dal tema della gioventù, quella stagione della vita in cui ci si sente onnipotenti anche se non la si smette di fare cazzate. È forse un caso che Paul Claudel usasse dire: «invecchiando perdiamo parecchi dei nostri difetti: non ne abbiamo più bisogno»?
STAND BY ME – RICORDO DI UN’ESTATE
ROB REINER, 1986
Rob Reiner evita gli stereotipi e si fa creatore di archetipi in un film che mette insieme le star del cinema americano che da baby sarebbero diventate super. Un nome su tutti, quello di River Phoenix. La storia è quella di un gruppo di ragazzini che, spinti dalla voglia di riscattarsi, decidono di andare alla ricerca del corpo di un dodicenne scomparso tre giorni prima. Dopo essersi messi in cammino lungo i binari della ferrovia e aver affrontato la banda dei più grandi capeggiata niente meno che da un montatissimo Kiefer Sutherland, i giovani avranno sviluppato una maturità così piena da prendere concordemente la decisione più saggia.
Il soggetto è tratto da un racconto di Stephen King intitolato Il corpo (The body) e le scelte di Reiner rendono perfettamente l’atmosfera da giro di boa della storia. Completa il quadro una spledida colonna sonora anni Cinquanta (in cui è compresa anche la canzone di Ben E. King che dà il titolo al film) e una scena quasi anticipatoria della tragica scomparsa di River Phoenix. Da vedere a quindici, venticinque, cinquant’anni.
I VITELLONI
FEDERICO FELLINI, 1953
Capolavoro. Non c’è altro modo per definire il lavoro che Federico Fellini fa nel dipingere e raccontare la provincia italiana e la sua bella gioventù. La storia dei cinque giovani avvezzi a meschine avventure e al vuoto bighellonare è tanto vera ieri quanto tristemente attuale oggi. Leopoldo, Fausto, Moraldo, Alberto e Riccardo sono i vitelloni senza qualità dell’Italia “bambocciona”, sbruffoni perdigiorno la cui massima aspirazione è passare ore al bar a chiacchierare di donne, sport e altre facile quisquilie.
Sono quelli che fuggono il lavoro, le responsabilità, gli impegni. Poi magari qualcuno si rende conto che così non va, che bisogna pur dare una scossa all’esistenza; e allora si parte, salutando dal treno la comoda e inetta vita da vitellone. Ma quel qualcuno è un’eccezione, è un Federico Fellini che porta il nome di Moraldo e la faccia di Franco Interlenghi. Tutti gli altri restano lì, con le sembianze di Alberto Sordi e Leopoldo Trieste ancora dormienti nei loro letti. Da vedere con gli amici come possibile antidoto alla sindrome di Peter Pan.
SWEET SIXTEEN
KEN LOACH, 2002
Loach è Loach e non sbaglia un colpo. Affida a Paul Laverty la sceneggiatura di una storia durissima, la presenta a Cannes e il film si aggiudica il premio per la miglior sceneggiatura. A ragione, senza ombra di dubbio. Non è mica facile raccontare con una tale precisione uno spaccato della società dei quartieri suburbani e al contempo offrire uno sguardo sincero sulla psicologia adolescenziale, tanto più che Liam, il protagonista, è uno che dalla vita non ha avuto niente, nemmeno la gioventù.
Sì perché sua madre è in prigione, intorno a lui si muovono solo criminali disonesti o figure deboli e il suo sedicesimo compleanno può essere festeggiato solo nella maniera più squallida e pericolosa possibile. Non esistono possibilità di cambiamento, non c’è sogno o speranza per un ragazzo la cui giovinezza non può sbocciare. Da vedere per ricordarsi che esistono tragedie infinitamente più grandi delle nostre.
GIOVENTÙ BRUCIATA
NICHOLAS RAY, 1955
Il mito e la leggenda di James Dean hanno reso questa pellicola immortale. Il titolo è entrato nel linguaggio comune e la morte prematura dei protagonisti (Dean perì in un incidente automobilistico un mese prima dell’uscita del film, Sal Mineo fu assassinato a 37 anni nel 1976, e Natalie Wood annegò in circostanze non del tutto chiarite nel 1981) contribuì a etichettare il film come “maledetto”. Quel che è certo è che l’opera di Ray rappresenta uno spaccato perfetto della generazione post-bellica nella provincia statunitense.
Il titolo originale, Rebel Without a Cause, è un riferimento dello psichiatra Robert Lidner Ribelle senza causa: analisi di uno psicopatico criminale, ma il senso del film è totalmente è assolutamente lontano dagli scopi del volume; i ribelli senza causa sono infatti i disincantati di ieri e oggi e la pellicola altro non è che un ritratto crudo e realistico del doloroso passaggio all’età adulta. Il fatto poi che il personaggio interpretato da Mineo – Plato – sia una delle prima rappresentazioni di adolescente con tendenze omosessuali, la dice lunga su quanto il film sia in grado di parlare a più di una generazione. Da vedere se si hanno rapporti conflittuali con la generazione precedente; cambiano le modalità ma essi, in fondo, restano sempre gli stessi.
Y TU MAMÁ TAMBIÉN
ALFONSO CUARÓN, 2001
Cuarón mette insieme sesso, droga e Messico per un film che non spicca nella sua filmografia ma sa cogliere bene le sfumature dei sentimenti. Julio (Gael García Bernal) e Tenoch (Diego Luna) sono due amici di diciassette anni con una gran voglia di crescere.
Durante una festa conoscono una ventottenne spagnola, Louisa (Maribel Verdú), che con il suo misto di vitalità e di tristezza, induce i due a un corteggiamento serrato destinato a fare i conti con la sofferenza. I tre partiranno poi per una spiaggia denominata Boca del Cielo e il viaggio permetterà loro di raggiungere la piena maturità, legata anche a strade diverse. Da vedere se si è in questa precisa fase di passaggio e si sta soffrendo da cani.
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