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Jean-Luc Nancy 27.01

«Sull’agire. Heidegger e l’etica» di Jean-Luc Nancy

Il pensiero di Heidegger è fondato sull'etica o sulla morale? Il filosofo francese Jean-Luc Nancy ha provato a dare una risposta a questa domanda.

14 minuti di lettura

Nei due saggi raccolti nel volume Sull’agire. Heidegger e l’etica (Cronopio, 2022), Jean-Luc Nancy, interloquendo con l’Heidegger di Essere e Tempo, dichiara di voler preparare il campo teorico per una futura riflessione filosofica, muovendo dalla forte tesi per cui:

il pensiero dell’essere non soltanto implica un’etica, ma molto più radicalmente si implica come etica. L’“etica originaria” è il nome più appropriato della “ontologia fondamentale”. L’etica è propriamente ciò che c’è di fondamentale nell’ontologia fondamentale.

Il filosofo di Bordeaux chiarisce subito che «effettivamente in Heidegger non c’è una morale, se con essa s’intende un corpo di principi e di fini per la condotta, fissati per autorità o per scelta», ritenendo che la filosofia è realmente etica solo allorché scopre e definisce le condizioni trascendentali dell’agire come tale. 

Per dimostrare che «il pensiero di Heidegger si è concepito, interamente, come un’etica fondamentale», Jean-Luc Nancy fa questa considerazione: se, per Heidegger, il Dasein è quell’ente in cui ne va del suo proprio essere, è la condotta a rendere possibile che l’essere del Dasein ne vada di lui stesso. 

Spiega Jean-Luc Nancy: se l’Essere è l’apertura dell’accadere del senso, e il farsi-senso dell’Essere accade attraverso l’esser-là che il Dasein è, questo esser-là che apre l’essere al senso, posizionando l’essere, è la condotta. Il Dasein, perciò, non è un ente dato, ma un agire

Ora, secondo Jean-Luc Nancy, già per Heidegger le cose stanno in modo tale per cui la condotta che apre l’essere in quanto senso, nello spazio del suo dischiudersi, presuppone da sempre l’essere-là-assieme, cioè rapporti concreti tra e-sistenze. Se è l’esser-là in quanto agire di una condotta a dischiudere il senso dell’essere, e tale condotta è l’essenza dell’esistenza del Dasein, simile esistenza coincide con l’agire fuori-di-sè, con il soggetto in quanto esposizione. È dunque il rapporto con altri, in ultima analisi, l’essere proprio dell’esser-là. 

Cosa lega apertura, senso, essere, ed e-sistenza in quanto condotta che, per mezzo dell’esposizione, produce il con-esser-là? 

Il nesso risiede nell’accezione collettiva dell’apertura di senso dell’Essere operata dalla condotta: il senso dell’Essere che il Dasein apre ha il carattere di una responsabilità del senso difronte ad altri. Il ‘noi’ sarebbe dunque la co-responsabilità congiunta del modo in cui apriamo di senso l’Essere nella condotta, già sempre espositivo-relazionale che è l’essenza dell’essere comune dello esser-là. Che il “ci” sia da intendersi come condotta (“avere a che fare”) risale, almeno secondo il filosofo di Meßkirch, alla hexis aristotelica

Jean-Luc Nancy è tanto poco d’accordo con il gruppo di critici, sia che proscrivano l’intero pensiero heideggeriano sulla base dalla sua adesione al nazismo, sia che neghino la presenza di proposizioni etiche nella sua opera, da affermare: «Solo una lettura cieca, o la mancanza di una lettura, può considerare Heidegger estraneo alla preoccupazione etica». Addirittura, per Jean-Luc Nancy «con Heidegger la filosofia si è (di nuovo) compresa come etica». 

L’etica originaria di cui parla Nancy, servendosi dei superamenti operati da Heidegger, che conducono ad immergere il pensiero in una zona umbratile tra le polarizzazioni tradizionali, è ricondotta dal filosofo di Bordeaux alla tesi principe del suo proprio cammino filosofico: il con-essere come condotta fondativa dell’esistenza umana

Jean-Luc Nancy, riconoscendo il merito ad Heidegger di aver aperto una impostazione alternativa dell’etica, portando allo scoperto la sua “fondamentalità” ontologica, riconosce implicitamente un debito capitale del suo stesso pensiero. 

Jean-Luc Nancy riesce a far emergere che l’essere del Dasein è essenzialmente Mitdasein, gettato nell’apertura con l’altro. 

Ora, in Hedegger, nota Jean-Luc Nancy, lo sforzo di concepire il Mitdasein è esemplare e connotato politicamente: esso va dalla precisazione che con-essere non vuol dire semplice giustapposizione più o meno casuale, mucchio; alla conclusione di un essere assieme in quanto popolo, condizione collettiva che si determina, per Heidegger, solo a precise condizioni: (1) La serietà dell’autocomprensione costante di sé, che fissa un compito superiore verso cui il popolo fa «causa comune», incessantemente teso verso la co-propriazione; (2) il singolo individuo che dimostra di essere ciò che Heidegger, con toni nietzscheani, definiva «raro»: colui che rifiuta l’espropriazione di sé lasciando che qualcun altro abbia cura del suo proprio poter-essere.

Jean-Luc Nancy è convinto che «tra il “si” e il “popolo”, il “con” ha finito per essere occultato, perduto, rimosso».

L’etica originaria, secondo Jean-Luc Nancy, conseguenza dell’analitica esistenziale del (Mit)Dasein, si rivela fare-senso di volta in volta. Tuttavia, siccome il senso è qualcosa che l’esser-là dell’uomo fa agendo, e coincide con l’apertura dell’Essere significata da una condotta fondata dall’apertura stessa, come può l’etica essere «l’ontologia dell’ontologia stessa»? Che ogni disciplina, se è l’etica che fa il senso della verità aperta dell’Essere, è originariamente etica, non solo la morale.  

La risposta implicita di Jean-Luc Nancy a questo enigma etico risiede nella finitezza: fare-senso è possibile solo nella finitezza, dunque il pensiero heideggeriano produce una precisa condotta (far-senso) senza produrre attendibili e calcolabili risultati particolari. L’etica originaria è fine a sé stessa, nella misura in cui è di per sé il fine (far-senso dell’Essere). 

I contenuti del pensiero heideggeriano ricostruito da Jean-Luc Nancy risultano, proprio perché discorso trascendentale sull’ontologia etica, generici, quasi formalistici

Heidegger, in maniera unica ed eccezionale, avrebbe definito il nucleo etico dell’essenza universale del Dasein, senza però indicare una percorribile via etica per il comune. 

Jean-Luc Nancy, nel 2004, riconosceva che la domanda “che rapporti abbiamo tra noi?” non è solo la domanda che interessa a lui, ma appunto a tutti “noi”.  Vent’anni dopo, non riusciamo a trovare una risposta etico-pratica alla domanda, eppure essa è diventata ancor più politicamente ingombrante.

Un ginepraio di fattori eterogenei interconnessi continuano a rendere la nostra società tanto liberale quanto inoperosa, nel senso peggiore del termine. 

Jean-Luc Nancy è impegnato a condurre una ricerca modale dell’etica collettiva, prospettando tre modalità dell’essere-assieme

  1. Lo stare l’uno accanto all’altro quotidiano (che Heidegger rigetta in quanto la più superficiale, volgare, e sterile tra le interazioni).
  2. Il ‘comune’ in quanto condivisione di proprietà reciproche attraverso incroci e mescolanze.
  3. Il ‘comune’ come riconoscimento in noi stessi della nostra essenza più intima («esistersi l’un l’altro»). 

La constatazione per cui «né la politica, né il linguaggio, né lo scambio né la condivisione sembrano rispondere veramente a questa domanda» – e farci deciderci per una di queste modalità – conduce Jean-Luc Nancy a riprendere l’ontologia fondamentale heideggeriana e a provare a sviluppare la gettatezza come progettualità collettiva. 

Nel suo Rektoratsrede del 1933, Heidegger esaltava la con-decisione della lotta contro la sciocca speranza nella salvezza per opera del caso, propria della condotta sobria, rigorosa, e responsabile che sola è capace di costituire l’etica comune come condotta del popolo che «sa far quadrare da sé stesso i propri conti». Il “noi” heideggeriano si dipana attraverso la volontà comune di con-determinare modi per realizzare compiti, lottando per voler essere. 

La comunanza del popolo si effettua nel serio con-progettare laborioso e infaticabile. Ma se l’etica heideggeriana fosse solo rigoroso progettare comune, Heidegger sarebbe alfiere dell’algido e meticoloso “pensiero calcolante”, più che custode dell’apertura dell’Essere. 

Jean-Luc Nancy riflette sulla definizione antropologica heideggeriana dell’uomo come “pastore dell’essere”. Per il filosofo francese, la pastoralità dell’Esser-ci risiede nella cura dell’apertura di senso di ciò che viene all’essere, in quanto concepisce l’ingiunzione dell’Essere stesso a questo compito come etica originaria, cioè come congiunta condotta custodente dell’apertura di sensi. 

Nemica esistenziale di simile condotta è la dimensione impersonale del Si. Questa condizione è visibilmente astratta, eppure perfettamente descrittiva di qualsiasi situazione sociale: ciascuno assume il modulo impersonale dell’esistenza con gli altri, contro la sua stessa volontà, al quale chiunque è vincolato a sottomettersi. La situazione del Si è, perciò, esattamente la coattiva condizione fondamentale in cui sorge ontologicamente la segretezza e la custodia della privatizzazione dell’essere-sé-stessi. In altre parole, il Sé-stesso è ciò che un individuo qualsiasi riesce a determinare e a conservare della sua peculiare identità, a dispetto della dimensione impersonale dell’essere-con-gli altri quotidiano nella medietà. Per Heidegger il Sé-stesso è autentico perché fondativo della possibilità che il Dasein umano ha di poter-essere il suo esser-proprio: potersi differenziare dagli ‘altri’, uscendo dal livellamento, decidersi di appropriarsi. 

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Per questo il Mit-sein, in quanto Mit-tailen, condivisione nell’ essere-assieme comunitario condotto nel modo della cura dell’essere, diventa destino storico della comune appropriazione del popolo, in cui la medietà quotidiana si trasforma da semplice giustapposizione di soggetti atomici, a co-operazione storico-destinata, liberandosi del sonnambulismo isterico dell’opposizione forzata che governa il Si

La Uneigentlichkeit della quotidianità sociale sotto il segno della medietà – da Jean-Luc Nancy tradotta con “improprietà” – anzitutto vuole designare una dimensione resa neutrale, inoperosa perché fittizia: inautentica giacché impedisce quella condotta umana del custodire, senza la quale l’essere resta velato e il suo senso contraffatto. Contro si staglia la risolutezza e la circospezione del sorvegliare heideggeriano: solo la cura congiunta di singoli Dasein-pastori può far appropriare il popolo del destino comune, amando la custodia che fa senso, l’etica contraria all’abbandono dell’essere.

Per Jean-Luc Nancy, fondamentale per riscoprire il ‘con’ oscurato dal Si e dal Popolo, è invece «domandarsi come si possa pensare una co-esposizione non più esposta alla sovra-esistenza di una comunità, ma nient’altro che a sé stessa». Sorprendentemente, Jean-Luc Nancy conclude rintracciando questa possibilità nella co-attuazione comunitaria di ciò che, pur «racchiudendo tutta la verità del ‘con’», paradossalmente continuiamo ad allontanarlo sempre dall’etica dell’essere-assieme: l’amore.

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Lorenzo Pampanini

Classe 1994. Laureato in Scienze Filosofiche all'Università La Sapienza di Roma.

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