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Alex Katz

Alex Katz e i Pittori Moderni della Realtà al Mart

Un viaggio alla riscoperta vera e propria del Novecento e della contemporaneità grazie a due mostre del Mart di Rovereto: «Alex Katz. La vita dolce» e «La forza del vero. I Pittori Moderni della Realtà» visitabili fino 18 settembre.

8 minuti di lettura

Fino al 18 settembre 2022, l’ultimo piano del Mart di Rovereto ospita e presenta ai suoi visitatori due grandi mostre sull’arte meno nota del Novecento: l’artista americano Alex Katz e il gruppo dei Pittori moderni della realtà. Le due esposizioni, che sembrano non c’entrare nulla l’una con l’altra, accostate e quasi intrecciate come sono rivelano un dialogo possibile e inaspettato.

Questo è reso da subito evidente grazie all’ingresso alle due mostre (ingresso unico e non vincolante), in quanto si è liberi di scegliere se intraprendere il percorso di destra, bianco, luminoso, dedicato al pittore d’oltreoceano; oppure addentrarsi nella via sulla sinistra, che, in assenza di finestre e grazie al tono scuro delle pareti, si presenta più tetra e densa.

«Alex Katz. La vita dolce»

Ideata dal direttore del Mart, Vittorio Sgarbi, e poi sviluppata dal curatore Denis Isaia, la mostra Alex Katz. La vita dolce è un inno alla vita, appunto, e alle sue sfaccettature. Lo spazio ampio, candido, luminoso delle sale si colora di tinte accese come l’arancione, il verde acido, l’azzurro e si riempie dei sorrisi e degli sguardi complici delle donne che l’artista ha ritratto, così come di giochi di raggi solari fra le fronde degli alberi. Il percorso è infatti basato sui due grandi generi affrontati da Alex Katz: il ritratto e il paesaggio.
La pittura, grafica, rapida, si articola in campiture piatte e tagli fotografici d’impatto. Gli occhi dei soggetti, ritratti su enormi tele, anche se talvolta coperti da grandi occhiali da sole alla moda dei primi Duemila, non fanno che incantare il visitatore e invitarlo a sostenere lo sguardo giocoso, ma comunque profondo, a lui rivolto.

Alex Katz
Alex Katz, Anne Lyon (1994), Private Collection, Switzerland, Courtesy Studio. Fonte: Mart

Quella che Alex Katz, fra gli artisti più quotati al mondo, fa e racconta è un’arte lontana dagli intellettualismi del secondo Novecento, lontana dalle retoriche e dalle aspirazioni astrattiste e concettuali. L’artista, ora novantaquattrenne, ha sempre voluto affrontare la propria realtà, ciò che conosceva e che ha conosciuto quotidianamente, in una ricerca di bellezza ed armonia costante. Il pittore afferma infatti, come si può ascoltare in un breve video in mostra, «che la pittura debba scaturire da luogo in cui si vive». Le atmosfere serene invitano a una contemplazione diversa rispetto a quella richiesta, quasi obbligatoria, dalle opere a cui normalmente si pensa quando si parla di arte del tardo Novecento, un’arte meno concreta, certamente meno figurativa e diretta.

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Le oltre quaranta opere in mostra presentano la maturità dell’esperienza artistica di Alex Katz e costituiscono un’importante testimonianza e omaggio a un pittore a lungo dimenticato nel nostro Paese.

«La forza del vero. I Pittori Moderni della Realtà»

Progettata dai curatori Beatrice Avanzi, Daniela Ferrari e Stefano Sbarbaro, sempre affiancati dal direttore Sgarbi, la mostra La forza del vero. I Pittori Moderni della Realtà rappresenta l’altra faccia della duplice esposizione. La faccia più cupa, impegnativa, ma non per questo meno interessante o apprezzabile. Sono diversi, infatti, i pezzi in mostra che meritano un’attenzione particolare.

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Nato e sviluppatosi, e poi conclusosi, nell’arco di soli due anni, tra il 1947 e il 1949, il gruppo dei Pittori moderni della realtà ebbe come obiettivo, sulla scia di correnti come Valori Plastici e il Realismo Magico, la lotta contro il modernismo, che ritenevano decadente, e l’affermazione di una riscoperta dei valori tradizionali, non solo pittorici e artistici, ma anche e soprattutto morali e sociali.
Adorati dal pubblico e dai collezionisti, additati come passatisti dalla critica, i protagonisti di questo gruppo furono, in prima istanza, Gregorio Sciltian, Pietro Annigoni e i fratelli Xavier e Antonio Bueno, firmatari del Manifesto. Ad essi si aggiunsero, successivamente, Giovanni Acci, Alfredo Serri e Carlo Guarienti. A ognuno, in particolare ai quattro componenti originari, è dedicato ampio spazio di approfondimento all’interno della mostra, in modo da poterne evidenziare i parallelismi e le influenze reciproche così come le profonde differenze, che portarono rapidamente allo scioglimento del sodalizio.

Fonte: Mart

È evidente agli occhi dello spettatore la maestria tecnica con la quale questi artisti si esprimevano, degna erede della pittura cinque e secentesca, in particolare caravaggesca. Nature morte estremamente realistiche si alternano a ritratti famigliari e ad autoritratti, segno della presa, o in questo caso ripresa, di coscienza da parte dell’artista riguardo la propria importanza, il proprio ruolo all’interno della società. I soggetti tradizionali, che immersi in un contesto ormai inevitabilmente modernista e rivolto all’innovazione tecnica e artistica, nonché rivolto all’astrattismo, risultano in effetti anacronistici, lasciano però spazio a piacevoli sorprese, come dei pastiche in cui Bacco, ad esempio, è rappresentato in un’osteria in mezzo a uomini in abiti logori ma moderni, come fosse un intruso eppure apparentemente a suo agio. Non mancano le citazioni di grandi artisti e della grande arte del passato, come la Grande Odalisca di Jean-Auguste-Dominique Ingres, il ciclo degli Alienati di Théodore Géricault; ma sono molte anche le cartoline raffiguranti quadri famosi in contesti di studi, scrivanie. Un vero e proprio omaggio a ciò che loro consideravano degno di essere definito arte e di essere preso a modello.

Una somma vincente

Il bello spazio architettonico dell’ultimo piano del Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Rovereto aiuta certamente la buona riuscita delle due esposizioni, sapientemente articolate nello spazio in modo da esaltarne le differenze e le caratteristiche peculiari. Le contaminazioni tra queste, date da passaggi anche intermedi lungo il percorso espositivo, come una finestra da cui spiare un altro universo, possono lasciare un attimo interdetti, ma sottolineano l’idea di fondo della duplice esposizione, ovvero la presentazione di due volti e due interpretazioni artistiche differenti del Novecento, entrambe trascurate a lungo e sottovalutate, ma con valori da riscoprire.

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Rebecca Sivieri

Classe 1999. Nata e cresciuta nella mia amata Cremona, partita poi alla volta di Venezia per la laurea triennale in Arti Visive e Multimediali. Dato che soffro il mal di mare, per la Magistrale in Arte ho optato per Trento. Scrivere non è forse il mio mestiere, ma mi piace parlare agli altri di ciò che amo.

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