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Galea

Il bell’esordio di Galea, «femminuccia» dell’indie italiano

Galea, nuova scommessa di Sugar Music, racconta i suoi sogni e i suoi timori attraverso le sue canzoni

11 minuti di lettura

È uscito lo scorso 21 gennaio Come gli americani al ballo di fine anno, l’EP di esordio di Galea. La giovane cantautrice pugliese, al secolo Claudia Guaglione, è tra le scommesse più interessanti della casa discografica Sugar Music e con questo EP sembra dirci che, in barba ai luoghi comuni, l’indie non è morto, anzi. Infatti, mentre vari artisti nati indie – come Tommaso Paradiso, Gazzelle, i Pinguini Tattici Nucleari – hanno virato negli ultimi tempi verso sonorità più pop, Galea ha la fortuna di non dover preoccuparsi di proporre canzoni radiofoniche a tutti i costi. A giovarne è solo la sua musica, mai serializzata, mai banale.

Delle cinque canzoni dell’album, solo due sono effettivamente inedite: Voglio solo cose belle, in featuring con Maggio, e Soffrire bene. Le altre tre, invece, erano uscite come singoli tra il 2020 e il 2021. Tutte, però, sono un resoconto dei sogni e dei timori di una ragazza poco più che ventenne, che con la musica sa raccontarsi con un’autenticità e una raffinatezza rare, quasi d’altri tempi. La scorsa estate Galea ha aperto i concerti degli ormai noti Colapesce e Dimartino; le auguriamo che in questo 2022 il suo talento possa emergere ed essere apprezzato sempre più.

Le tracce

Voglio solo cose belle – Senza mai diventare stucchevole, la canzone racconta le palpitazioni di una storia d’amore appena cominciata, quando si inizia a intuire che l’altra persona può diventare importante e si desiderano «solo cose belle». Galea apre il suo EP con le atmosfere sognanti di questo pezzo che vede la sua voce a dialogo con quella del collega Maggio. Racconta un amore ancora allo stato embrionale, che non viene esternato troppo per paura che si spezzi l’incantesimo: «Resta con me anche se non lo chiedo spesso». I protagonisti di Voglio solo cose belle sono giovani, scoprono per la prima volta l’amore e fantasticano di romantiche scene da film, come la limousine degli americani al ballo di fine anno.

Ragazzo fuori moda – Il pezzo, uscito come singolo a luglio 2021, una volta ascoltato all’interno dell’EP, sembra quasi il seguito di Voglio solo cose belle. Ora ci troviamo trasportati nella quotidianità dell’amore, quella che spesso viene temuta: quando subentra la routine, non c’è il rischio che la passione abbia i giorni contati? Galea ci dice che la vita reale non è un set hollywoodiano, e va benissimo così. Al suo fianco ha un ragazzo che definisce fuori moda – probabilmente privo del carisma tipico dei protagonisti dei film romantici –, ma a cui chiede di non sminuirsi mai. Accanto a una persona imperfetta, che si rivela però l’unica risposta ai suoi perché, l’io narrante può proprio dirlo chiaro e tondo: «Ma è okay così, non siamo dentro un film». La vita reale non ha nulla da invidiare al cinema.

La copertina di "Come gli americani al ballo di fine anno"
La copertina di Come gli americani al ballo di fine anno.

Soffrire bene – Per questa canzone Galea si è ispirata a una frase del celebre film Pensavo fosse amore e invece era un calesse di Massimo Troisi. La giovane cantautrice ci racconta che il dolore non deve essere qualcosa da evitare a tutti i costi. A volte è necessario prenderlo di petto, attraversarlo «facendosi a pezzi il cuore», per poi lasciarselo finalmente alle spalle. Soffrire significa in primo luogo essere vivi. D’altronde, quante opere artistiche, musicali, letterarie sono nate proprio dall’elaborazione di un profondo dolore?

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Femminuccia – Un piccolo manifesto femminista, contro ogni etichetta. In Femminuccia Galea rivendica il diritto di assumere atteggiamenti tipicamente femminili (da “femminuccia”, per l’appunto), senza che per questo la si consideri frivola o stupida. Non serve aderire allo stereotipo del maschiaccio per risultare autorevoli: perché mai rinunciare al glitter, al colore rosa e allo shopping, se piacciono? Gli stereotipi fanno male, sempre. Galea è una “femminuccia”, ma non per questo è debole o fragile: «Sono una femminuccia, sono Biancaneve, sono il principe che mi salverà». La sua Biancaneve è perfettamente in grado di salvarsi da sola. Con tanti saluti al luogo comune della principessa indifesa.

I nostri 20 – Una canzone pregna di significato nonostante la sua struttura semplice, che Galea aveva portato nell’autunno 2020 ad AmaSanremo. I nostri 20 racconta in pochi minuti cosa significa avere vent’anni: un’età in cui non si è più adolescenti, ma ci si sta appena affacciando al mondo degli adulti, tra atteggiamenti a volte fin troppo maturi, assunti solo per darsi un tono, e le prime vere relazioni importanti. Ai ventenni si dice sempre che hanno tutta la vita davanti, ma come sarà questo futuro? «Ti lascio andare se prometti che non smetterai di chiedere di me, che canteremo anche da vecchi» è forse una delle migliori dichiarazioni d’amore trovate in una canzone negli ultimi tempi. Ti amo, invecchiamo insieme. Senza mai rinnegare i ventenni che siamo stati.

A tu per tu con Galea

Ha già raccontato molto di sé con le sue canzoni, ma vogliamo conoscerla un po’ meglio anche con qualche domanda.

Cominciamo dal titolo dell’EP: Come gli americani al ballo di fine anno. La frase è tratta dalla prima canzone, Voglio solo cose belle. Spesso un album prende il titolo da una canzone: come mai, invece, questa semplice frase ti è sembrata così significativa da trasformarla nel titolo dell’EP?

Sono nata nel 2000, quindi sono cresciuta con l’immaginario di Disney Channel. Ho guardato non so quanti film e serie TV che finivano col ballo di fine anno, quindi sicuramente nel titolo c’è la rievocazione nostalgica di qualcosa che ha a che fare con la mia infanzia. Ma non l’ho scelto solo per questo: alla luce delle cinque tracce, il ballo di fine anno, nel suo essere pacchiano, diventa simbolo di quelle cose volgari in grado di alleggerirti, di smuoverti dai ragionamenti troppo complicati, dalle scelte troppo ponderate che spengono l’autenticità e la spontaneità e rendono sì, più adeguati, ma anche più conformi.

Ben due canzoni sono dedicate al «ragazzo fuori moda». Anche a te è capitato a volte di sentirti un po’ démodée, sia come artista che in generale?

Mi sento molto spesso a disagio nelle situazioni, e non credo di essere l’unica. Mi capita di sentirmi così anche come artista, ma sicuramente in ambito musicale mi sento molto più a mio agio del solito perché sto “nel mio”. Comunque quando in Voglio solo cose belle dico «che fai il démodé», mi riferisco più che altro a chi fa di tutto per evidenziare la differenza tra lui e gli altri e sentirsi migliore. Invece in Ragazzo fuori moda parlo di chi fuori moda lo è davvero, e infatti ne è quasi inconsapevole.

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Curiosità: ne I nostri 20 parli dei libri che non leggerai mai e dei film che, forse, non vedrai mai. Quali opere avevi in mente quando hai scritto la canzone? Magari sono libri o film che hai recuperato in seguito?

Ce ne sono così tanti che farei prima a ricopiare le due liste di libri e film che ho scritto nelle note dell’iPhone; comunque nessuno in particolare. Recentemente ho capito che è impossibile recuperare davvero tutto perché, nel frattempo, escono altre ondate di film e libri che si accumulano, perciò sto imparando a fare una cernita (un po’ dolorosa) di ciò che è indispensabile guardare o leggere. Una vita sola purtroppo non basta.

Nell’ultimo anno sono successe nella tua vita tante cose belle: il contratto con Sugar Music, l’uscita dei tuoi singoli, adesso il tuo primo EP. Tutte immense soddisfazioni, soprattutto vista la tua giovanissima età, ma c’è qualche desiderio che insegui ancora?

Nessuno in particolare, solo continuare a crescere personalmente e musicalmente, suonare e scrivere molto.

Ultima domanda. In questo EP c’è solo un featuring, quello con Maggio. Immaginiamo per un attimo un nuovo album: con quali altri colleghi ti piacerebbe collaborare?

Ad esempio sarebbe figo collaborare con Emma Nolde o Fulminacci!


Ascolta Come gli americani al ballo di fine anno di Galea su Spotify:

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Francesca Cerutti

Classe 1997, laureata in Lingue per l'impresa e specializzata in Traduzione. Sempre alla ricerca di storie che meritino di essere raccontate. Nel 2020 è stato pubblicato il suo romanzo d'esordio, «Noi quattro nel mondo».

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