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L’amore collaborativo del futuro non è geloso, né esclusivo

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In una società che ha avuto la libertà individuale come propulsore delle sue più importanti rivoluzioni, sembra stonare l’idea che cavalcando gli eventi si vada in direzione di un assetto sempre più collaborativo. Eppure scorre piano il ragionamento di Jacques Attali, economista, saggista e banchiere francese classe 1943, che si riallaccia alla dottrina del poliamore o amore collaborativo. Il termine ha un retrogusto anni Sessanta e in effetti la sua probabile origine risale all’opera di Charles Fourier Il nuovo mondo amoroso, pubblicata postuma nel 1967. Attali la aggiorna ai nostri anni, parlando di una liberazione spinta, del singolo, che acquisendo più spazio di movimento per sé rinuncia anche serenamente al controllo sull’altro, e sulle cose del mondo.

amore collaborativo
Fonte: www.rifacciamolamore.it

Ne sono prova fenomeni come il car sharing, che sminuisce l’auto privata, lustro del singolo, a beneficio della soluzione più economica ed ecologica della condivisione; o anche le transazioni veicolate da piattaforme come Airbnb, che mettono case private a disposizione di estranei. Il mondo sta forse evolvendo verso un’epoca di condivisione che risuona in mente nei colori di un’utopia di pochi decenni fa? Alcune tendenze certo lo lascerebbero supporre. Forse sono correnti che emergono saltuariamente nelle fiumane umane, che prima di sfociare ne incontrano altre, altrettanto o più forti, che le rallentano, le scavalcano e poi forse le sommergono. Magari si può leggere un’evoluzione in questi indizi, magari invece la storia umana è ciclica.

amore collaborativo
Fonte: m.dagospia.com

Sta di fatto che lo studioso analizza e commenta questi percorsi che vede tracciati sull’umanità. E dalle cose, le sue speculazioni si estendono anche alle persone. L’invocazione della libertà sessuale ha schiuso le porte di piaceri un tempo proibiti, di affetti, di relazioni, di amori bidimensionali o a tutto tondo in passato non permessi. Oggi, a fatica, si è fatto spazio all’omosessualità, alla bisessualità, all’agender perfino. Esistono le relazioni aperte, ma si proibisce la poligamia, fardello di un passato maschilista che è stato debellato da altre battaglie.

In antropologia si dice che l’amore recentemente sbocciato per il primitivismo (che è allacciato a popolazioni “indigene”, “non civilizzate”, con cui i rapporti si sono intensificati dopo la decolonizzazione e la loro scoperta come culture con una propria identità) derivi in parte anche dall’esigenza di ritrovare e rilasciare istinti animali, soppressi dai compromessi necessari al vivere in società. Il consumare relazioni multiple però non va associato solo ad atti puramente sessuali. Il desiderio di allentare i legami esclusivi, frequentemente degeneranti, può nascere anche dalla volontà di dar spazio ad amori e relazioni variegate, che più lentamente scadono, che si riattizzano le une con le altre, che rivelano aspetti diversi del singolo e del mondo, che forzano le vedute a spalancarsi su orizzonti più aperti, quasi senza confini.

Inevitabilmente emergono, e sono legittime, resistenze. Di chi vede nella fedeltà, nella famiglia, forse anche nel sacrificio, dei valori. E magari è anche del tutto condivisibile la posizione di chi crede che un bene grande, impegnato, curato, sia sminuito se divelto per essere piantato in tante buche, in cui metteranno radici arbusti certo meno ambiziosi.

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Fonte: ilnostrospazio.altervista.org

Nonostante tutto, Jacques Attali sostiene il prossimo avvento di un’epoca di economia collaborativa, che declinerà nell’amore collaborativo il suo lato sentimentale. Traslazione di partner, mai gelosa e mai egoista, sempre sollecita, sempre aperta e felice. I valori dell’amore collaborativo sono fedeltà e lealtà, onestà, rispetto e comunicazione, dialogo e consenso, non possesso e gestione della gelosia. Sembra impossibile in un presente con gli occhi pieni di omicidi dettati dalla gelosia. Un’evoluzione che richiederebbe di plasmare mentalità e sensibilità davvero nuove, per non scadere nel vuoto di rapporti fisici in loop.

Un mondo in direzione ideale, che avrebbe bisogno anche di una buona dose di controllo politico, sociale, sanitario, per funzionare al meglio. Forse inizialmente sarebbe forzatamente imposto da pochi eletti alla maggioranza retrograda. Ma l’umanità va verso il progresso o si contorce su se stessa in cicli infiniti?

 

 

Francesca Leali

Nata a Brescia nel 1993. Laureata in lettere moderne indirizzo arti all'Università di Bergamo, dopo un anno trascorso in Erasmus a Parigi. Appassionata di fotografia, cinema, teatro e arte contemporanea.

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