Primo capitolo della Trilogia dell’Area X, Annientamento (Annihilation, 2014, Einaudi) di Jeff VanderMeer appare un punto di incontro tra la science fiction di qualità e una riflessione pseudo filosofica sul destino dell’umanità.
Il libro sembra presentare i classici aspetti del genere sci – fi: un’area misteriosa dove ciò che avviene ha il sapore del sovrannaturale, un gruppo di scienziati partiti alla volta di questo luogo, e numerosi incidenti di percorso che tengono il lettore col fiato sospeso. Fin qui nulla di nuovo. È quando il romanzo viene analizzato nelle scelte stilistiche, nella resa dei personaggi, nei numerosi riferimenti che costellano la narrazione, che Annientamento diventa, a tutti gli effetti, un caposaldo non solo della fantascienza, ma anche della letteratura contemporanea.
L’annichilimento
In primo luogo, il titolo. Sebbene la traduzione non renda giustizia all’originale (per essere corretto e soddisfacente, il titolo andrebbe tradotto come “annichilimento”), il termine “annientamento” rende comunque l’idea di fondo: tutto ciò che viene descritto nel corso del romanzo, dai personaggi all’ambiente, è soggetto ad una lenta, progressiva, ma inesorabile distruzione, sia fisica che psicologica.
Partendo dall’analisi dei personaggi (prettamente femminili), è inevitabile accorgersi di come essi non abbiano nome, ma siano identificati in base alla loro professione: biologa, antropologa, psicologa e così via. La privazione del nome è la prima grande forma di annientamento dell’essere umano: VanderMeer sa che un uomo senza nome è un uomo a metà, cui manca una componente fondamentale, ovvero l’identità individuale. Il carattere di tale mancanza è sicuramente di matrice sociale, uniformando l’individuo e rendendolo parte di un meccanismo più grande. Gli ingranaggi non hanno nome.
Il secondo grande di annichilimento è quello psicologico. i personaggi sono soggetti a continue forme di ipnosi, in cui la mente perde il controllo e viene dominata da una forza esterna. La perdita delle facoltà mentali è un altro grande passo verso la dissoluzione totale. L’uomo che non è capace di decidere sarà costretto a fare ciò che vogliono gli altri. Infine, l’annientamento totale, quello fisico, che sopraggiunge con la morte, a volte dolorosa, a volte desiderata, ma sempre inevitabile.
La rivolta della natura
Tutto ciò va inserito nel contesto più ampio che è quello dell’Area X. Zona sotto stretta sorveglianza da parte delle autorità, l’Area X presenta strani fenomeni naturali di dubbia natura, e la mente divaga sulle possibilità: alieni, mutazioni genetiche, chi più ne ha più ne metta. Il punto fondamentale è che la combinazione fra un ambiente naturale ostile e l’essere umano moderno porta a nuove conclusione e nuove forme di annientamento: può l’uomo confrontarsi con la natura senza i mezzi forniti dalla tecnologia? Può l’uomo sopravvivere ad una ribellione del mondo naturale, con cambiamenti climatici e un radicale sconvolgimento dell’ecosistema?
Tutte queste domande sono però destinate a non avere risposta. La scrittura di VanderMeer, che riesce a tenere il lettore con il cuore in gola grazie ad una suspense eccezionale, non dà però soddisfazioni a livello di chiarimenti. Tutto ciò che avviene nel romanzo è aperto alla libera interpretazione del lettore, e a seconda della chiave di lettura, la trama schiuderà un significato diverso.
Indipendentemente dal carico metaforico, Annientamento è un grande romanzo di fantascienza, appassionante ed intrigante fino all’ultima pagina, diventato anche un omonimo film con Natalie Portman. Primo tomo di una fantastica trilogia, Annientamento è la lettura perfetta per chi vuole riflettere, senza rinunciare al piacere di un’ottima prosa e un carico non indifferente di buona suspense.