Definita “un’alterazione dell’umore” che porta a “un’immotivata tristezza”, la malinconia rappresenta un sentimento complesso e, per questo, difficile da cogliere nella sue molteplici declinazioni e accezioni. Laddove si tenta di definirla, emergono nuovi aspetti che la rendono plurima, mutevole e, di conseguenza, profondamente umana. È da sempre uno dei campi di indagine prediletti dalle forme artistiche attraverso cui interroghiamo la realtà che ci circonda. Anche le arti figurative, affascinate da questo sentimento cupo e allo stesso tempo vitale, hanno provato nei secoli a dare una propria interpretazione.
La malinconia entra ufficialmente a far parte del panorama storico-artistico durante il Rinascimento, quando viene codificata a livello iconografico e identificata con una nota incisione di Albrecht Dürer che si intitola appunto La Melanconia (1514). Dopo Dürer, saranno numerosi gli artisti e i relativi movimenti che tenteranno di restituire un’immagine universale e allo stesso tempo fortemente personale del sentimento della malinconia.
Francesco Hayez
Il tema della malinconia e dell’infelicità diventa centrale nel XIX secolo con l’avvento del Romanticismo, corrente letteraria e artistica nata in Germania e poi diffusasi in aria mitteleuropea come reazione all’Illuminismo. al Neoclassicismo e alla disgregazione dei valori di cui si erano fatti rispettivamente portatori: fiducia nel progresso, supremazia dell’intelletto sul sentimento ed esaltazione del passato classico, fatto di armonia e ordine.
In Italia il Romanticismo si afferma tardivamente, intorno al 1816, a causa anche di un diffuso analfabetismo che impedì la circolazione delle opere degli autori romantici, e con caratteristiche peculiari come l’insistenza sul tema storico e politico, con una forte venatura di patriottismo, inserendosi in pieno contesto risorgimentale. Tra i più sensibili interpreti del Romanticismo italiano in arte ricordiamo Francesco Hayez (1791-1882), autore di quadri manifesto dello spiri…