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Tutti i segreti della Chiesa di Santa Luciella a Napoli

Piccola e potente, la Chiesa di Santa Luciella a Napoli è stata riportata al suo antico splendore grazie al restauro dell'Associazione Respiriamo Arte. E al suo interno custodisce un'antica tradizione

7 minuti di lettura

Piccola e potente: così viene definita la Chiesa di Santa Luciella a Napoli da chi l’ha riportata al suo splendore, i membri dell’Associazione Respiriamo Arte, che dopo anni di intensi lavori di recupero e restauro l’hanno restituita ai cittadini nel 2019. Una storia travagliata ma ricca di speranza, quella della Chiesa di Santa Luciella, così come intrinseco di speranza è il cimitero sottostante l’edificio, dove sono conservati quei teschi rappresentanti il culto delle anime pezzentelle, tanto famoso a Napoli ma forse fin troppo poco conosciuto al di fuori della città.

Dai pipernieri alla discarica: la storia della Chiesa di Santa Luciella

Situata nel cuore pulsante del centro storico di Napoli, la Chiesa di Santa Luciella viene fondata nel 1327 da Bartolomeo di Capua, giureconsulto e consigliere politico di Carlo II d’Angiò e di Roberto I. Nella pianta del Baratta del 1629 l’edificio religioso viene indicato come Cappella dell’Arte dei Molinari o Mulinari. Successivamente, i pipernieri (antichi artisti che scolpivano il piperno, una dura roccia magmatica) prendono la Chiesa in custodia e temendo che le schegge prodotte dalla lavorazione del piperno potessero ferirgli gli occhi, dedicano l’edificio a Santa Lucia, appunto protettrice della vista. È in età contemporanea, però, che la piccola chiesetta non solo viene abbandonata ma anche deturpata: dopo il violento terremoto che colpisce Napoli nel 1980 l’edificio viene chiuso e diventa, col passare del tempo, prima un deposito di stufe a gas e poi una vera e propria discarica.

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Il restauro di Respiriamo Arte e l’arte che torna a respirare

A partire dal 2016, dopo più di 30 anni di abbandono e grazie a un’intensa campagna di crowdfunding, l’Associazione culturale Respiriamo Arte dà avvio ai lavori di recupero dell’edificio: innanzitutto viene eliminato tutto l’amianto che ricopriva l’interno della struttura, ripulita per intero, mentre l’altare maggiore viene restaurato e riportato alla sua originaria bellezza.

Altare maggiore

All’interno, composto da una sola navata rettangolare, si trovano anche due altari più piccoli, di cui uno votato appunto a Santa Lucia, come si evince sia dal dipinto che dagli ex voto raffiguranti gli occhi.

Altare minore dedicato a Santa Lucia

Nella sagrestia, invece, è presente una vetrina con all’interno oggetti trovati durante l’opera di pulizia della Chiesa, monito ai visitatori e agli stessi membri dell’Associazione di tutto il lavoro svolto per recuperare l’edificio religioso, il cui valore spirituale, però, risulta ancora più chiaro una volta che si scende al cimitero sotterraneo, dove si conserva il famigerato teschio con le orecchie.

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Il teschio con le orecchie e il culto delle anime pezzentelle

È il 1656 quando la peste colpisce la città di Napoli e i cittadini sono impossibilitati a prendersi cura della tomba dei propri defunti che nasce il culto delle anime pezzentelle, ossia le anime del purgatorio. Secondo l’antica usanza un fedele poteva adottare un teschio, prendendosene cura sia materialmente, ad esempio pulendolo, sia spiritualmente, e cioè pregando affinché la sua anima potesse lasciare il purgatorio per salire in paradiso. Ciò veniva fatto nella speranza che qualcuno potesse fare lo stesso con il teschio di un proprio caro, alleviando la sua anima. Allo stesso tempo, però, i fedeli chiedevano una grazia in cambio del proprio operato, e se ricevuta essi appendevano poi al muro un ex voto come ringraziamento. Nel piccolo cimitero della Chiesa di Santa Luciella, allora, si trovano sia i teschi delle anime pezzentelle sia gli ex voto, alcuni dei quali appesi anche di recente siccome il culto resta vivo ancora oggi.

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Teschi ed ex voto nel cimitero sotterraneo

Fra tutti i teschi, però, uno in particolare attira molta attenzione, quello cosiddetto “con le orecchie”. In realtà non si tratta di vere e proprie orecchie ma probabilmente di un distaccamento osseo della calotta cranica causato del freddo. I fedeli, comunque, erano soliti pregare maggiormente questo teschio poiché si pensava che avendo le orecchie sarebbe stato maggiormente propenso ad ascoltare le loro richieste.

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Il teschio con le orecchie

Basta trascorrere qualche secondo all’interno di questo luogo, comunque, per sentirsene interamente assorbiti e capire da dentro il senso di un culto che va al di là di ogni convenzione religiosa, ma che si nutre e allo stesso tempo suscita speranza, il credo più forte che ognuno possa avere. Speranza, anche, di cessazione del dolore, e non a caso la pietà rappresentata nell’affresco settecentesco che adorna la parete principale del cimitero non è come al solito sofferente, ma serena, i colori chiari trasmettono calma e la corona di spine non trafigge il capo di Gesù ma è poggiata a terra, di lato, lontana dal corpo e dall’anima.

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Chiara Esposito

Sono di Napoli, laureata in Archeologia, Storia dell'arte e Scienze del patrimonio culturale. Sono giornalista pubblicista, mi piace scrivere e ho tanta voglia di farlo

3 Comments

  1. Emozionante. La guida Giusy molto preparata,ha spiegato tutto benissimo con una cifra modica di €6 per il biglietto.
    È stato interessante. La Cappella ha bisogno tutt ora di restauro, la gente di Napoli e non solo lasciano le offerte,ognuno come può. ♥️

  2. È stato molto interessante scoprire questo luogo nella mia città. La guida altamente professionale e preparata ha saputo rapire la mia attenzione e fornire tutte le risposte alle mie domande.

  3. È stata una esperienza interessante. La guida, Rosa, ha dimostrato alta professionalità e competenza.

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