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Paolo Grassi. Fonte: L'orecchio di Dioniso blog

L’Avanti per una nuova socialità:
Paolo Grassi e il Piccolo Teatro

6 minuti di lettura

Paolo Grassi era un impresario teatrale e un galoppatore dei suoi tempi. Ha letto tra le righe di una realtà che in Italia era in potenza e che oltralpe aveva già preso corpo. Come tutti gli avanguardisti ha sondato i territori, inesplorati, limbici, tutti plasmabili, che gli stavano en face, ma non per tutti così leggibili.

Paolo Grassi nasce a Milano nel 1919 e fin da giovane scartabella tra diverse riviste. Scavando a fondo nel mondo fuori e dentro scopre un entusiasmo spiccato per il teatro e, continuando a scrivere, si cimenta positivamente in primi tentativi di regia. Chiude un accordo di collaborazione con il Guf di Forlì ma è una testa calda e ribollente di idee e viene espulso per “attività indipendente”. La rivista che aveva fondato se la porta a Milano; Via consolare si chiamava. Viene chiamato alle armi ma passa alla Resistenza partigiana, inaugurando una collaborazione con il quotidiano socialista L’Avanti!.

Paolo Grassi. Fonte: L'orecchio di Dioniso blog
Paolo Grassi. Fonte: L’orecchio di Dioniso blog

Nella conca del teatro si muove come organizzatore della compagnia teatrale Ninchi-Dori-Tumiati e fondatore del gruppo di avanguardia Palcoscenico.

Con lui e Giorgio Strehler nasce il Piccolo Teatro di Milano. È il 1947, ed è l’anno del primo teatro stabile italiano. Durante l’occupazione nazifascista l’edificio era stato sede della Legione autonoma mobile Ettore Muti. Prima ancora era il cinema Broletto, in via Rovello. La riqualificazione, di scenario e di senso, fu inaugurata con L’albergo dei poveri di Maksim Gor’kij.

Piccolo Teatro, Milano. Fonte: Altervista
Piccolo Teatro, Milano. Fonte: Altervista

L’innovazione è scritta nel significante e nel significato del nuovo teatro, e del personaggio vibrante che lo orchestra. Sulle colonne de L’Avanti! Paolo Grassi, letterato, delinea la sua idea di teatro pubblico. Un teatro nuovo, che succhia linfa continentale: il modello è francese e si aggrappa alle figure emblematiche di Jean Cocteau e Jean Vilar, con il Tnp (Teatro nazionale popolare). Si aspira a ritrovare la vocazione di un’istituzione che era formativa, addirittura catartica, quando non c’erano libri in senso stretto su cui curvare la schiena e strabuzzare gli occhi. Ci si infiamma per rimpolpare un contenitore che nel tempo si era imbellettato di attoruncoli seriali e ragazzine di bell’aspetto e brutti costumi. Si vuole cominciare la storia di un teatro popolare, accessibile a tutti, utile ai più. Vivo e vivifico, che foraggi pensieri autonomi, irrori spiriti critici.

Per sostenere idee originali, svecchiare costumi, precorrere i tempi, serve una liquidità non vacillante, la possibilità di stare bene retti sulle proprie gambe.

«Se vogliamo salvare il nostro teatro di prosa da una lenta morte, è necessario prendere urgenti provvedimenti di ordine strutturale ed economico» (Paolo Grassi su L’Avanti!)

Paolo Grassi e Giorgio Strehler. Fonte: www.nuoveproduzioni.it
Paolo Grassi e Giorgio Strehler. Fonte: www.nuoveproduzioni.it

La crisi del teatro era tornata di moda e la quasi totalità delle compagnie drammatiche aveva chiuso in passivo il proprio bilancio quell’anno. Le tasse erano insostenibili e le percentuali di affitto dei teatri opprimenti. E allora «possiamo dichiarare che “il teatro è vivo” quando esso vegeta per le iniezioni finanziarie (non regolari e fisse) di alcuni mecenati e finanziatori?» – mecenati e finanziatori che, almeno in parte, possono non pilotare anche le scelte di cartellone?

È un gap culturale ed economico che divide il popolo dall’accesso al teatro. Rovescio innaturale di quella che un tempo, all’inizio, era la sua funzione propria. Educare, coinvolgere, divertire indiscriminatamente tutti. Un teatro che era «un pubblico servizio» e «una necessità collettiva», dice Paolo Grassi. Un luogo ora da riconquistare, strappandolo alla lenta agonia finanziaria e alla limitatezza strangolante di un pubblico ristretto.

I teatri sono municipali al tempo, di proprietà dei comuni ed affittati a gestioni private. Sono i comuni a doversi riprendere questi spazi pregni, e a doverli gestire in nome dell’interesse comune. Radiare le compagnie private e le loro speculazioni inclementi e respirare la possibilità di un nuovo repertorio, che liberamente altaleni tra classico e sperimentale.

Paolo Grassi ha sciacquato e rinfrescato i panni dell’impresario teatrale, quel soggetto, cioè, che organizza e finanzia spettacoli di varie forme di intrattenimento, con scelte economiche oculate e propensioni artistiche innovative, anche, e sostenibili.

Dal 1972 al 1977 l’impresario stato sovrintendente del Teatro alla Scala, dal 1977 al 1980 è stato presidente della Rai. Ha diretto la casa editrice Elettra ma è scomparso prematuramente a Londra, nel 1981, in seguito a un intervento chirurgico fallito, al cuore.

A lui oggi è intitolata la Scuola d’arte drammatica Paolo Grassi di Milano.


Francesca Leali

Nata a Brescia nel 1993. Laureata in lettere moderne indirizzo arti all'Università di Bergamo, dopo un anno trascorso in Erasmus a Parigi. Appassionata di fotografia, cinema, teatro e arte contemporanea.

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