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«Corpi al vento: le donne di Creta», un mito tutto femminile

Ilaria Gelmi e Antonella Ruggero portano in scena alle Manifatture Teatrali Milanesi una realtà vivida, personale, estremamente femminile e privata

6 minuti di lettura

Che bello tornare a teatro. Le luci che pian piano si spengono, l’emozione che nasce dall’assistere ad una performance dal vivo. Le Manifatture Teatrali Milanesi offrono per questo mese di maggio storie di leggende antiche, tra cui anche Corpi al vento: le donne di Creta di e con Ilaria Gelmi e Antonella Ruggero, in scena il 17 e il 18 maggio.

Le due attrici che compongono questo spettacolo interpretano i miti che circondano le figure delle “luminose”: Pasifae e le sue figlie, Arianna e Fedra. Storie di donne nobili nate e vissute in terra cretese, racchiuse in quell’isola che allo stesso tempo le protegge e le imprigiona, desiderose di esplorare nuovi confini: tutte e tre verranno portate alla disgrazia a causa di Amore.

Le frecce di Cupido fanno sempre casino, nell’antichità e ai giorni nostri.

«Corpi al vento: le donne di Creta»: lo spettacolo alle MTM

Lo spettacolo inizia con delle giovani Arianna e Fedra. Giocando sulla spiaggia e guardando le navi arrivare, desiderano evadere da quel piccolo lembo di terra in mezzo al mare ed esplorare il mondo. Una promessa: all’arrivo di navi con tele non bianche, sarebbero salite a bordo e sarebbero fuggite via.

Il desiderio si esaudisce ed ecco che arriva una nave con le vele nere: Teseo, il bell’ateniese, venuto ad uccidere il loro fratello Minotauro. L’impresa riesce e Arianna, dopo averlo aiutato, scappa con lui. Anche Fedra, di notte, riesce a salire sulla nave e viene tenuta nascosta dalla sorella in un angolo remoto dell’imbarcazione.

Primo colpo fatale di Amore: Arianna, dopo aver vissuto la sua notte d’amore con Teseo, viene piantata in asso… sulla spiaggia di Nasso. Uno smacco che rimarrà nella storia. Fedra, dal canto suo, immaginerà la sorella sana e salva, accanto al dio Dioniso sul suo carro, tra le costellazioni celeste. Un corpo nel cielo.

Al ritorno ad Atene, la barca – e Fedra nascosta al suo interno– rimane nel porto, mentre Teseo affronta una nuova impresa. Vuole ottenere il regno delle Amazzoni: aiutato da Amore, Antiope lo lascia entrare nell’accampamento e concepiscono un figlio. Come al solito, Teseo l’abbandona e se ne torna in patria: un modus operanti da vero regnante.

Ad Atene, Teseo riesce a scovare Fedra e decide di sposarla. Come ci insegnano le fiabe: un principe e una principessa non devono conoscersi per sposarsi, basta il titolo nobiliare… anche se lui era stato con la sorella.

In ogni caso, Teseo, ovviamente, riparte per nuove avventure e gli anni passano. Come se fosse tornata sulla nave, Fedra si ritrova sola, in una terra straniera, imprigionata. In attesa. Almeno finché non arriva a corte Ippolito, il bel figlio di Teseo, ormai cresciuto.

Secondo colpo fatale di Amore: Fedra, alla vista di Ippolito, s’innamora. Eppure, non desidera commettere l’errore di sua madre, tradendo orribilmente suo marito. Sua madre, Pasifae, vittima dell’ennesimo colpo fatale di Amore: desiderosa del bel toro bianco mandato da Poseidone. Entrambe spinte a commettere un atto deplorevole.

Entrambe diverranno corpi al vento.

Le frecce di Amore sono sempre un’eterna rovina.

Voci e Corpi

In questo spettacolo, la sterilità del palco vuoto si oppone alla forte presenza scenica delle due attrici. Sole, vestite entrambi con abiti azzurri, morbidi, che ricordano tempi passati, le loro sole voci e i loro movimenti simmetrici raccontano le vicende. Riescono a rendere partecipe lo spettatore, a farlo «oscillare, trattenersi e lasciarsi andare», così come descrivono le azioni delle loro protagoniste.

Con un linguaggio semplice, quasi colloquiale, parlando allo spettatore come se fosse un loro compagno d’avventure, narrano in modo personale ed estremamente vivido delle storie che il mondo già conosce da molto tempo, rendendole sempre nuove.

La ritmicità dei loro racconti, i loro movimenti contrapposti e una forte presenza sul palco, a contrasto con il nulla attorno a loro, ricorda quasi gli spettacoli di Samuel Beckett, uniti però ad una classicità dei tempi portati in scena.

Ilaria Gelmi e Antonella Ruggero, con Corpi al vento: le donne di Creta portano in scena una realtà vivida, personale, estremamente femminile e privata. Una realtà che parla anche a noi contemporanei, grazie anche al linguaggio ironico e semplice di cui si servono i personaggi. Una realtà che solo il teatro riesce a trasmettere, lì davanti agli occhi dello spettatore.

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Greta Mezzalira

Classe 1995, laureata in Filologia Moderna. Innamorata del teatro fin dalla prima visione di "Sogno di una notte di mezza estate" durante una gita scolastica. Amante di musical e di letteratura.

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