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Cos’è la Cyber Warfare e come la Russia la sta usando in Ucraina

Vincere una guerra, senza neanche combatterla? Con la fiducia nei media tradizionali sempre più bassa, infiltrarsi nell’immensa nube grigia della mezza-verità social non è mai stato così facile. E i russi l'hanno capito bene

9 minuti di lettura

Quando internet nacque, forse non tutti pensarono che, insieme alle comunicazioni più rapide e alla condivisione di informazioni, stava nascendo anche un nuovo spazio di guerra. Dopo essersi contesi la terra, il mare, il cielo e lo spazio, ora gli uomini avrebbero proseguito la loro millenaria lotta fratricida per accaparrarsi il controllo di una nuova dimensione: lo spazio cibernetico. La guerra, insomma, si è appropriata anche dell’unico spazio che, potenzialmente, avrebbe potuto prevenirla.

Il potere della Cyber Warfare

È un’arma formidabile, quella informatica. Con un solo click, le infrastrutture, i mezzi di trasporto, le comunicazioni, i media e i social media, i sistemi bancari, i servizi energetici e quelli militari possono andare in tilt. Senza bisogno di proiettili, senza pistola fumante. In un mondo che senza internet non può funzionare, la Cyber Warfare abbatte la barriera tra reale e virtuale, generando caos e morte più di ogni altra arma.

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NotPetya

Immaginate, ad esempio, di svegliarvi e ritrovarvi senza luce. Provate a chiamare il call center della compagnia elettrica, ma le linee sono intasate. È quanto è successo a circa 250mila ucraini nel dicembre del 2015. Due anni dopo, gli hacker russi avrebbero colpito nuovamente. Con il malware “NotPetya”, la centrale di Chernobyl e 13mila dispositivi usati da istituzioni, banche, media, mezzi pubblici e aziende private in Ucraina furono messi ko. Oltre a loro, sono stati colpiti nel resto del mondo decine di aziende di spedizioni, da TNT a COFCO a Maersk. Nel giro di un giorno e senza sparare un colpo, gli hacker avevano generato danni per circa 10 miliardi di dollari.

Gli attacchi russi prima del 24 febbraio 2022

Non si tratta certo di una novità. L’Ucraina, infatti, è da sempre il bersaglio preferito per i cyber-attacchi della Russia, che negli anni si è dimostrata maestra nell’affiancare le operazioni militari a quelle cibernetiche. Tra il 2013 e il 2014 il trojan Turla si infiltrò nei siti istituzionali ucraini e quando, nel febbraio 2014, la Russia invase militarmente la Crimea, tutti i siti governativi, i media, i social e persino i dispositivi dei parlamentari divennero inaccessibili. A questo si aggiunsero i bombardamenti sui centri di comunicazione e sulle linee della fibra ottica, e in pochissimo tempo la Crimea fu completamente separata dal resto dell’Ucraina.

Con l’approssimarsi dell’invasione del 24 febbraio 2022, poi, gli attacchi hacker si sono incredibilmente intensificati. Google ha stimato che, nel 2022, il numero di cyber attacchi russi contro l’Ucraina sia aumentato del 250%, cifra che sale al +300% quando si parla di attacchi russi ai paesi Nato. Un vero e proprio fuoco di artiglieria.

Dopo il 24 febbraio 2022

Tre esempi su tutti. Nel gennaio del 2022 è stato scoperto “Whispergate”, un malware insidiato in organizzazioni governative atto a distruggere informazioni. Il 23 febbraio i siti web del governo ucraino sono diventati inaccessibili. Il 24 febbraio, mentre l’esercito russo invadeva il paese in armi, sono stati bloccati i servizi satellitari dell’azienda Viasat, che riforniva anche l’esercito ucraino. Questo attacco non solo ha distrutto molti modem in Europa, ma ha anche reso impossibili le comunicazioni satellitari tra i militari. Insieme al sabotaggio, la cyber-guerra russa ha anche un obiettivo propagandistico. Come dimostrato da Microsoft nel 2022, gli hacker russi si sono infiltrati nei governi, think-tanks e aziende di 42 paesi sostenitori di Kiev. L’obiettivo della Cyber Warfare è controllare la narrazione dei fatti: un vero e proprio caso di spetzpropaganda sovietica. Si tratta di cospargere i social e i media di articoli e fake news atte a dipingere, ad esempio, l’Ucraina come covo di nazisti o l’Occidente come ammorbato e deviato, o ancora la Russia come vittima dell’allargamento NATO o della russofobia americana.

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Il caso georgiano

Il copione è lo stesso, anche se in scala più grande, del conflitto in Ossezia del Sud nel 2008. La Georgia interviene contro delle repubbliche separatiste situate nell’Ossezia del Sud, spalleggiate da Mosca. Il Cremlino a sua volta interviene in favore dei separatisti, ma, per la prima volta nella storia, all’attacco militare viene affiancato l’attacco cibernetico. Gli obiettivi sono due: anzitutto trafugare segreti militari danneggiando l’esercito georgiano, e poi iniziare un’operazione di spetzpropaganda. La Georgia, in quel caso, fu dipinta come genocida verso le popolazioni russofone dell’Ossezia. Oggi, il governo ucraino è accusato di essere nazista e venduto agli americani.

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L’importanza della Cyber Security

L’Ucraina, di fronte a questi attacchi, ha compreso l’importanza di investire in servizi di difesa informatica e ha addirittura creato un esercito di hacker, l’IT-Army of Ukraine, che coopera con Anonymous. L’obiettivo è difendersi e contrattaccare i russi nell’etere. Anche la NATO sta correndo ai ripari. Ha infatti aperto, all’interno della sua agenzia per le comunicazioni e l’informazione, un dipartimento dedicato alla Cyber Security (NCSC) e ha organizzato, nel novembre 2023, la prima di una serie di conferenze annuali sulla Cyber Difesa. L’Unione Europea ha iniziato a lavorare su un piano strategico di cybersecurity, che vada a difendere anzitutto le infrastrutture essenziali come reti di energia elettrica, mezzi di trasporto e ospedali da attacchi cibernetici.

Controinformazione e guerra

La Cyber Warfare non è soltanto un modo per sabotare la vita civile fiaccando il morale della popolazione o una nuova arma per ottenere vittorie più facili sul campo. È l’arma fondamentale delle guerre del futuro, perché consente di entrare nei dispositivi dei cittadini, di capire le tendenze, di raccogliere dati e soprattutto di influenzare l’opinione pubblica. Riuscire a manipolare un’elezione, come molti pensano sia avvenuto negli Stati Uniti nel 2016, significa riuscire a influire sulla politica estera del proprio nemico. Riuscire a mettere mano sui dati che costantemente forniamo su di noi ai nostri dispositivi, significa avere in mano un paese più di quanto non si possa fare con le bombe e i kalashnikov. Significa avere in mano le persone, le loro vite, le loro idee, le loro paure, il loro voto. Per la Russia, ad esempio, un’operazione di controinformazione e manipolazione dell’opinione pubblica significa portare al potere i partiti contrari al sostegno militare dell’Ucraina e vincere così la guerra non solo contro Zelensky, ma contro l’intero Occidente. E, per di più, senza bisogno di combatterla. Con la fiducia nei media tradizionali sempre più bassa, infiltrarsi nell’immensa nube grigia della mezza-verità social non è mai stato così facile. E le potenzialità di un’operazione di controinformazione non sono mai state così grandi.

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